Cronaca

Cafiero De Raho lascia la Calabria: “La ‘ndrangheta è l’organizzazione più potente del mondo”

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Il procuratore della repubblica saluta la città dello Stretto per trasferirsi alla guida della Direzione nazionale antimafia

Federico Cafiero De Raho lascia Reggio Calabria per andare a guidare la Direzione nazionale antimafia. Dopo quattro anni e mezzo, questa mattina il procuratore della Repubblica si è congedato dalla città dello Stretto. All’interno del palazzo di giustizia per l’addio ad un procuratore che ha lottato con ogni mezzo contro la criminalità organizzata c’era tanta gente. Una sala gremita. All’interno c’erano associazioni, ordini professionali, forze dell’ordine, scuole, semplici cittadini.

A reggere la Procura della repubblica sarà per alcuni mesi il procuratore aggiunto Gaetano Paci.  “Da parte di Cafiero De Raho – ha commentato quest’ultimo – non vi è stata mai alcuna chiusura, ma solo l’integrità delle Istituzioni da difendere insieme agli interessi dei più bisognosi mortificati dalla ‘ndrangheta. Le inchieste degli ultimi anni non sono state fatte in nessuna altra parte d’Italia – ha concluso Paci – per questo l’eredità è pesante, ma andremo avanti”.

In sala anche il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà: “La Reggio perbene ha voglia di stare al fianco di chi lavora per il ripristino della legalità e oggi a Reggio Calabria c’è una nuova cultura della legalità”. Parole chiare anche dagli arcivescovi di Reggio Calabria, Giuseppe Fiorini Morosini, e da quello di Palmi, Francesco Milito: “Ha amato questa terra come se fosse un reggino”.

Parole di stima anche dal prefetto, Michele Di Bari: “Federico Cafiero De Raho è stato l’amico di tutti, l’amico vero di cui le Istituzioni hanno bisogno. Un simbolo che è un esempio”. Infine, il procuratore ormai in partenza: “Speravo di fare quello che si era fatto in Campania. Non sono riuscito nell’annientamento della ‘ndrangheta. Forse ero stato ingenuo: la ‘ndrangheta è l’organizzazione più potente del mondo. Ma l’indebolimento della ‘ndrangheta è sotto gli occhi di tutti. E ancora: “Tanti subiscono la ‘ndrangheta come schiavi, ma non perché non hanno dignità. E però chi denuncia è un baluardo per la propria famiglia, ciascun cittadino deve sentirsi una parte dello Stato e in questo senso gli imprenditori dovranno avere più coraggio perché i silenzi e l’omertà sono lo scudo della ‘ndrangheta”. 

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