Cronaca

Luce sull’omicidio del migrante nel Vibonese, ucciso per furto di quattro lamiere (VIDEO)

Per i carabinieri l'assassino di Soumalia Sacko sarebbe Antonio Pontoriero, fermato con la pesante accusa di omicidio. Lo scorso 5 maggio i suoi parenti avevano segnalato un furto nell'area dell'ex fornace

di MIMMO FAMULARO

Non è un caso di xenofobia e neanche di 'ndrangheta, ma una punizione per il prelievo di quattro lamiere arrugginite. Per questo motivo sarebbe stato ucciso Soumalia Sacko, il 29enne migrante maliano preso a fucilate sabato scorso nell'area dell'ex fornace "La Tranquilla", nei pressi del bivio per Calimera, frazione di San Calogero, nel Vibonese. Per i carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia che hanno condotto le indagini, non ci sono dubbi: a sparare è stato Antonio Pontoriero, il 43enne agricoltore di San Calogero che la Procura di Vibo aveva già iscritto sul registro degli indagati. Così dopo l'avviso di garanzia, stamane i militari dell'Arma hanno eseguito il decreto di fermo trasferendo l'uomo in carcere a Vibo con l'accusa di omicidio e detenzione illegale di armi.




Il precedente. Preziose per la ricostruzione della vicenda si sono rilevate le testimonianze dei migranti sfuggiti all'agguato, ma anche un altro particolare emerso grazie alla conoscenza del territorio da parte dei carabinieri della Stazione di San Calogero. A loro lo scorso 5 maggio si erano rivolti alcuni parenti di Antonio Pontoriero per segnalare vivacemente quanto stava accadendo proprio in quelle ore sull'area dell'ex fornace ovvero il furto di alcune lamiere nel sito sottoposto a sequestro dallo scorso 2011 ad opera di alcuni stranieri. Giunti sul posto i carabinieri non hanno trovato traccia dei migranti, ma tra i presenti c'era anche Antonio Pontoriero con alcuni suoi familiari. Un dettaglio tornato d'attualità sabato scorso e che è servito ad indirizzare le indagini.

L'attività investigativa. Le testimonianze dei migranti sono state riscontrate sul campo dai carabinieri del Nucleo investigativo diretto dal maggiore Valerio Palmieri e dai colleghi della Compagnia di Tropea guidati dal maggiore Dario Solito. Oltre alla ricostruzione delle sembianze fisiche dell'autore dell'omicidio e degli indumenti indossati, i due testimoni hanno fornito elementi preziosi sull'auto usata, una Fiat Panda. Gli investigatori hanno quindi effettuato una serie di perquisizioni e sentito diverse persone. Tra queste anche Antonio Pontoriero che non ha fornito alcun alibi. Nella circostanza sono stati sequestrati anche due jeans e una maglietta blu oltre alla Fiat Panda che era parcheggiata in un casolare di proprietà della famiglia Pontoriero. I carabinieri non hanno però atteso l'esito degli esami del Ris che arriveranno nei prossimi giorni perché nel frattempo il quadro indiziario si è ulteriormente definito con la ricostruzione degli spostamenti di Antonio Pontoriero attraverso le telecamere di videosorveglianza presenti sul territorio. Un ultimo dato che ha permesso di chiudere il cerchio e ha convinto la Procura ad emettere il fermo.




Il movente. L'uccisione di Soumayla Sacko sarebbe dunque riconducibile gli interessi dei Pontoriero sull'area della ex fornace, una vera e propria bomba ecologica finita al centro di un'inchiesta condotta dalla guardia di finanza e il cui processo sarà dichiarato prescritto il prossimo 28 giugno. Quel terreno verrà dunque dissequestrato e l'interesse su quest'area avvelenata dallo sversamento di 135mila tonnellate di rifiuti pericolose potrebbe riaccendersi. O, forse, si è già riacceso, ma questo Sacko non poteva saperlo e per questo è stato ucciso. Ammazzato per l'invasione di un terreno dove nessuno può mettere piede. Neanche per prelevare lamiere arrugginite ed in disuso. Le stesse che i carabinieri hanno trovato nella zona dalla quale il killer ha sparato sabato sera tra le 19.30 e le 20.

 

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