Cronaca

Irreperibile da sette mesi, individuato Domenico Bonavota. Era in un casolare di campagna

Esponente di spicco dell'omonima famiglia di Sant'Onofrio aveva fatto perdere le proprie tracce dallo scorso mese di dicembre. Su di lui il pm della Dda di Catanzaro ha chiesto l'ergastolo per gli omicidi Di Leo e Cracolici

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Era irreperibile da oltre sette mesi, più precisamente dal dicembre dello scorso anno. Nella serata di ieri i carabinieri della Stazione di Sant'Onofrio hanno chiuso il cerchio intorno a Domenico Bonavota, ritenuto uno dei capi dell'omonima famiglia operante nel piccolo centro ai piedi di Vibo Valentia. Era in una casa di campagna alla periferia del paese. Aveva fatto perdere le tracce poco prima di Natale poco dopo la sua scarcerazione ed il ritorno a casa. Da allora i carabinieri non hanno mai smesso di dargli la caccia e ieri sera, all'ora di cena, lo hanno sorpreso e dopo le formalità di rito lo hanno nuovamente sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con l'obbligo di soggiorno.




Recidivo. Non è la prima volta che il figlio di Vincenzo Bonavota, capo storico della famiglia, morto nel 1998, si rende irreperibile. Era già accaduto nell'ottobre del 2016 e anche allora era sottoposto a sorveglianza speciale. Nonostante ciò il 38enne di Sant'Onofrio fece perdere le sue tracce subito dopo la pubblicazione dei primi verbali del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, elemento di vertice del clan Lo Bianco e alleato dei Bonavota nel contrasto all'egemonia dei Mancuso di Limbadi sul territorio provinciale. Domenico Bonavota venne catturato proprio nel corso del blitz denominato "Conquista" e scattato nel dicembre del 2016.

Da “Talitha Kum” a “Conquista”.  Attualmente Domenico Bonavota è imputato dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel processo nato dall’operazione antimafia denominata “Talitha Kum” per una serie di estorsioni e danneggiamenti aggravati dal metodo mafioso commessi ai danni della cooperativa. Il 38enne di Santt'Onofrio era stato arrestato nell’ambito dell’Operazione “Conquista” condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia e nei suoi confronti era stato sollecitato e applicato per un paio di mesi il 41bis, ovvero il carcere duro. Per questo motivo era stato trasferito nell'istituto penitenziario di Parma. Una misura durate però poche settimane in quanto i giudici del Tribunale del Riesame di Catanzaro avevano annullato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere e Bonavota è così tornato libero a Sant'Onofrio. Nell'ambito dell'inchiesta Conquista è accusato degli omicidi Domenico Di Leo, detto “Micu i Catalanu”, e Raffaele Cracolici, alias “Lele Palermo”, assassinati nel 2004. Nei suoi confronti il pm  della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo ha chiesto l’ergastolo ed il verdetto è atteso per fine luglio.

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