L'ANALISI. Ecco perché Oliverio non deve dimettersi

L'ANALISI. Ecco perché Oliverio non deve dimettersi

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PREMESSA. Conosco il presidente Mario Oliverio da quando eravamo ragazzi perché entrambi (io meno ragazzo di lui) impegnati a vivere le passioni intense della mia e della sua generazione incentrate sulla politica militante come scelta di vita, irrinunciabile necessità per trasformare la società inseguendo la speranza di creare nuovi spazi e piena dignità per i più deboli. Non fu solo il sogno dei ragazzi e dei giovani del Pci, ma di un largo schieramento politico e culturale fatto di partiti e forze diversi, talvolta “nemici” tra loro. Oliverio viene da quella storia a cui ha dedicato gran parte del tempo della sua vita. Consigliere comunale e sindaco di San Giovanni in Fiore, il suo paese pieno dei drammi e delle potenzialità della Calabria. Consigliere e assessore regionale. Deputato. Senatore. Per anni, presidente della Provincia di Cosenza. Infine ed attualmente, presidente della Regione eletto direttamente dai calabresi. Quarant’anni pieni nelle istituzioni. Un’esperienza politica e una carriera che sfiorano il mezzo secolo. In tutto questo lungo periodo Oliverio ha avuto molto consenso. Ma è stato anche al centro di polemiche dure, attaccato e combattuto da avversari e/o irriducibili nemici politici. Spesso ha subito attacchi dai suoi alleati o addirittura dai compagni del suo stesso partito (ancora durante la sua esperienza di Presidente della Regione). Inevitabile in una vita così accumulare successi e sconfitte, errori e successi.

UNO. Ma mai Oliverio, in tutti quei decenni, bisogna pur dirlo, è stato sfiorato da dubbi o accuse sulla sua correttezza e onestà. Nessuna macchia di questo tipo. Mai uno schizzo di fango di questo genere. Questo non basta, ovviamente, per avere la certezza della sua innocenza rispetto alle accuse che gli vengono rivolte oggi. Ma è certamente più che legittimo un pregiudizio a suo favore e pensare che le accuse contro di lui, come pensa chi scrive, siano infondate. Comunque, tutto questo non può essere argomento di dibattito politico, né pane per i leoni delle tastiere. Su queste cose decide la giustizia sulla base delle regole e delle procedure oggettive e predeterminate a cui s'ispira. E la regola fondamentale, ritornata via via ad essere sempre più preziosa e irrinunciabile, è quella che tutti i cittadini, e quindi anche i politici, fin quando non vengono condannati con sentenza definitiva, sono innocenti e quindi titolari di diritti e obblighi pieni, come tutti gli altri.

DUE. Deve dimettersi da presidente della regione Oliverio? Dieci o venti anni fa sarebbe stato inevitabile. Ma proprio la riflessione sull’esperienza che è stata fatta in Italia in questo periodo storico, e i guasti che ne sono derivati, tende ad escludere, e comunque non rende necessaria, questa soluzione. E’ troppo lungo l’elenco di quanti si sono dimessi spezzando carriere, vite, risorse, per poi risultare innocenti ed estranei ai reati loro contestati. Perfino partiti e Movimenti che hanno fatto fortuna (anche) radicalizzando il giustizialismo in precedenza seminato, sono arrivati alla conclusione che è sbagliata la pratica per cui le accuse dei magistrati debbano comportare automaticamente le dimissioni dalle cariche politiche ed elettorali che si occupano. E sono stati costretti a modificare i propri orientamenti. Il caso della sindaca pentastellata di Roma, Virginia Raggi, che pur accusata d’abuso d’ufficio (stessa accusa rivolta ad Oliverio) ha deciso, con l’accordo (anzi, con la perentoria richiesta) del suo partito che ha frettolosamente modificato le sue regole, di non dimettersi (non solo quando è stata indagata ma, giustamente, neanche quando è stata rinviata a giudizio), racconta quanta strada ha fatto un convincimento nuovo, secondo il quale è sbagliato dimettersi.

TRE. Perché il nuovo meccanismo dovrebbe funzionare per la Raggi e gli esponenti del M5s e non dovrebbe funzionare per tutti gli altri, Oliverio compreso?