I figli? La nuova trappola per imprigionare le donne

Valeria Palumbo

Non è la prima a dirlo. Ma lo fa senza sconti: «Ai genitori è stato requisito il tempo e lo spazio individuale o di coppia, e ne è stato sottratto soprattutto alla madre». Parola di Lina Meruane, il cui pamphlet,Contro i figli, è stato tradotto in italiano da Francesca Bianchi e pubblicato da La nuova frontiera. Non sarebbe neanche così esplosivo se non uscisse nei giorni in cui in Italia, con un triplo salto all’indietro, si riunisce a Verona il Congresso mondiale della famiglia (29-31 marzo 2019) che forse, più propriamente avrebbe dovuto intitolarsi Congresso antifemminista. Ma la cui retorica è un classico: le donne emancipate minano le differenze “biologiche” tra i sessi e distruggono la famiglia e la famiglia mononucleare, eterosessuale e patriarcale è il fondamento della società (quale?).

Un dettaglio del saggio di Lina Meruane, Contro i figli, La nuova frontiera. Un dettaglio del saggio di Lina Meruane, Contro i figli, La nuova frontiera.

La perfezione del figlio

Con l’ironia (e la rabbia contenuta) con cui le donne rispondono agli stereotipi, Lina Meruane sottolinea, a proposito della madre: «Lei così sensibile, come sappiamo, alla nenia dell’angelo iper-protettivo (...) Così portata a pensare alla perfezione del figlio come a un dovere. Ed è così che – questa è la mia tesi, e spero di riuscire a convincervi – è così che, ripeto, il potere o la società o la cultura, o come vogliamo chiamare questa forza che ci fa muovere ciecamente, è così, proprio così, che è stato creato un nuovo cordone ombelicale per vincolare la donna alla casa, stringendo così tanto il laccio delle esigenze domestiche che non è più sufficiente né il sostegno del partner, quando c’è, né l’equa ripartizione dei compiti, nel caso in cui quest’improbabile ripartizione esista». Qualcuno potrà obiettare: ma Lina Meruane, pluripremiata scrittrice e docente di Santiago del Cile, di origini italo-palestinesi, viene da un Paese Latino-americano e lì, si sa, il patriarcato resiste più solido che in Europa.

 La scrittrice e docente cilena Lina Meruane. La scrittrice e docente cilena Lina Meruane.

Compiti mal ripartiti

In termini di divisione dei compiti l’Italia è comunque fanalino di coda in Europa: nel 44% delle case italiane sono esclusivamente le donne a occuparsi dei pasti, delle pulizie e del bucato, in un altro 44% sono attività che vengono condivise, nel restante 8% sono appannaggio dei soli uomini. In pratica: la questione ci riguarda. In più, Lina Meruane non vive “alla fine del mondo”: ha studiato negli Stati Uniti e fa la spola tra Santiago e New York. Le testi da lei sostenute, ovvero che la mistica del “bambino re” costituisca una nuova trappola per le donne, deriva in parte da quelle della studiosa che più di tutte ha contribuito a smontare il mito del “naturale e immutabile istinto materno”, Elisabeth Badinter, fra le più influenti femministe e intellettuali francesi, classe 1944 e tre figli fortissimamente voluti. Già nel 2011 fu tradotto in Italia da Corbaccio il suo saggio Le conflit, la femme et la mère, 200 mila copie vendute solo in Francia. In italiano si intitolava Mamme cattivissime?, e si scagliava, in particolare, contro il “neofemminismo naturista”, cioè quella mania per pannolini lavabili, allattamento prolungato al seno (Meruane dedica un capitolo al tema) e e pappine bio sui cui le nuove madri spendevano un sacco di tempo. Piuttosto, sosteneva Badinter, viva le childfree, “libere dai figli”.

 La filosofa francese Elisabeth Badinter. La filosofa francese Elisabeth Badinter.

Quell’istinto così variabile

Tre lauree in Psicologia, Sociologia e Filosofia alla Sorbona, una docenza trentennale di Filosofia all’École Polytechnique di Parigi, una serie di saggi accademici sull’Illuminismo, Elizabeth Badinter aveva smontato nel 1981 il mito della madre-vittima sacrificale con L’amore in più, una storia dell’amore materno che ne smentiva una volta per tutte l’immutabilità nella storia e nelle diverse parti del mondo. Oltre, ovviamente, a sottolineare come per molte donne l’istinto non si manifesta affatto. Lina Meruane ne segue con decisione il solco in un periodo in cui il ritorno di ideologie che sembravano sepolte per sempre si accompagna a una particolare violenza nell’affermarle (forse perché sono davvero in agonia?).

Il trauma, il senso di colpa e i figli tiranni

Meruane non ce l’ha com’è ovvio con l’amore materno. Ce l’ha con un sistema che ha “inventato” la dittatura dei figli e che, a pensarci bene, ha radici ormai antiche: deriva quell’idea tutta maschile e molto maschilista del trauma infantile, imbastita da Sigmund Freud e soprattutto dai suoi successori, a cominciare da Bruno Bettelheim, che accusò le madri di provocare l’autismo (nel saggio La fortezza vuota parlò di “madre frigorifero”). Salvo poi essere smentito. Mettendo a nudo i crescenti sensi di colpa che vengono rovesciati sui genitori, e in particolare sulle madri, Lina Meruane scrive in Contro i figli: «Questa stirpe di figli non è più nostra, è lo strumento che la società ha creato per censurare, come mai aveva fatto prima, la nostra libertà. Non siamo più gli adulti che eravamo, ma i diligenti servitori di questi piccoli esseri muniti di diritti e tutelati dallo Stato e dalle sue istituzioni: dal governo e dai politici, dai giudici, dai medici, dalle ingenue maestre e dalle nonne».

Una scena della versione di Walt Disney della favola di Peter Pan, inventato dallo scrittore scozzese James Matthew Barrie nel 1902. Una scena della versione di Walt Disney della favola di Peter Pan, inventato dallo scrittore scozzese James Matthew Barrie nel 1902.

L’invenzione dell’adolescenza

Meruane sa benissimo che dietro i nuovi sistemi culturali e di valori si celino le trasformazioni della società (continue, in barba a quanto sostengono i paladini della “famiglia naturale”): «Aumentando la speranza di vita è stata prolungata l’infanzia ed è nata l’adolescenza», scrive. «Non può essere un caso che nel 1904, lo stesso anno in cui la scienza sanciva l’esistenza della tappa adolescente, spopolasse il personaggio di un giovane che si rifiuta di diventare adulto trascinandosi dietro altri bambini che non vogliono crescere. Il creatore di Peter Pan, un ormai dimenticato drammaturgo scozzese che non ebbe figli (ma su cui giravano voci di condotte improprie con quelli altrui) impresse nell’immaginario collettivo l’ideale di un’eterna infanzia molto in linea con il nuovo spirito dell’epoca».

L’orgoglio delle super-mamme

Meruane sa anche che, in ogni epoca storica, a nuovi vincitori si siano affiancati nuovi vinti. Il punto è che bisogna esserne consapevoli e reagire. Certo, poi, ironizza Meruane, che si concentra in particolare sulle scrittrici, c’è sempre chi si sente eroico nel suo sacrificio: le super-mamme, che conciliano lavoro e ipermaternità, sono spesso sole e stanche, ma a volte molto fiere di sé. Stranamente, nel ripercorrere la storia delle intellettuali senza figli, Meruane sostiene che le “childfree” siano sempre più rare: è evidente che non sia così. E ciò che è interessante è che, al migliorare delle condizioni economiche e all’istruzione femminile, quali che siano le pressioni della cultura dominate (basti pensare al fascismo in Italia), il numero di figli diminuisce. Risale, è vero, là dove gli aiuti alle madri sono concreti. Ma, viceversa, queste misure non bastano a far cambiare idea a chi non sente il bisogno di avere figli. In sintesi, altro che istinto uguale per tutte: quando siamo lasciate libere decidiamo ognuna di testa nostra. E non sarà qualche Congresso retrogrado a farci cambiare idea.

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