Madonna della Vittoria

La chiesa di Santa Maria della Vittoria in Via Fernelli a Mantova è una piccola costruzione di epoca rinascimentale, che presenta tuttavia ancora elementi gotici. La sua storia è complessa e quasi romanzesca.

Madonna della Vittoria (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Qui si trovava un capolavoro di Andrea Mantegna. Qui sono riunite le testimonianze di una fede popolare, il desiderio di un principe di offrire pubblico ringraziamento alla Vergine, tracce di importanti decorazioni pittoriche, esiti del rapporto tra la Corte di Mantova e la comunità ebraica locale.
Infatti, il banchiere ebreo Daniele Norsa fu costretto a demolire la propria casa per far posto alla chiesa. Questo avvenne in conseguenza dell’odio a lui rivolto dalla popolazione, la quale riteneva che egli avesse voluto togliere un’immagine sacra dalla parete esterna della medesima casa in spregio della religione cattolica. In realtà, il banchiere non aveva voluto colpire il culto cristiano, poiché aveva ottenuto regolare consenso dalle autorità. Eppure, come documenta un quadro oggi conservato nella Cattedrale di Sant’Andrea, la gente mantovana si accanì in modo indegno contro gli ebrei del luogo.
Fu il frate eremitano Gerolamo Redini a consigliare di erigere questa chiesa votiva proprio sulle proprietà del Norsa. Così, il ringraziamento di Francesco Gonzaga rivolto alla Madonna per aver protetto la sua vita durante la battaglia di Fornovo si trasformò in un luogo concreto, fatto di mattoni, intonaco e colori.

Madonna della Vittoria (1496) di Andrea MantegnaMantova Museo Urbano Diffuso

Un dipinto del Louvre

ll capolavoro di Andrea Mantegna che qui ammiriamo non è purtroppo visibile visitando oggi la città virgiliana. La grande tempera su tavola, che misura in altezza 2 metri e 80 centimetri e in larghezza 166 centimetri, è conservata presso il Museo del Louvre a Parigi. Venne saccheggiata dalle truppe napoleoniche durante la Campagna d’Italia, giungendo nel museo parigino nel 1798. Non venne mai restituita al legittimo proprietario, ovvero la Chiesa Italiana, anche in ragione delle difficoltà del suo trasporto. Si tratta di un’opera per certi versi spettacolare, nata su committenza del marchese Francesco Gonzaga e della di lui moglie Isabella d’Este. È in sostanza un ex voto attraverso il quale il signore di Mantova ringrazia Dio per essere sopravvissuto alla Battaglia di Fornovo, che aveva opposto, il 6 luglio 1495, gli eserciti francesi ai soldati della cosiddetta Lega Santa, sostenuta dal Papa, da Ludovico il Moro e dai veneziani. Le schiere italiane vennero appunto guidate da Francesco. Benché lo scontro si risolvesse in un sostanziale pareggio, l’evento riuscì ad allontanare temporaneamente gli invasori dalla Penisola. La tavola manifesta tutta la monumentalitá dell’ultimo Mantegna, essendo costituita da una costruzione piramidale che ha al suo vertice la Madonna, circondata da quattro santi guerrieri, Sant’Andrea, San Michele, San Longino e San Giorgio, dal medesimo Francesco e da una figura anziana che corrisponde forse ad Elisabetta, forse alla Beata Osanna Andreasi. La Vergine, Gesù bambino e san Giovannino stanno sopra un piedistallo prezioso dove appare la Tentazione di Adamo ed Eva. Il tutto è situato sotto uno spettacolare pergolato, decorato da fiori e frutta, a cui è appeso un grande corallo rosso, simbolo della Passione. La fastosità del tutto toglie forse spontaneità alla scena. Ma resta l’indubbia capacità del Maestro di ritrarre in modo scultoreo i propri personaggi, creando al contempo l’insieme dalle tinte fortissime, che risalta in una atmosfera di raro mitore.

Madonna della Vittoria (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Un'umile entrata per una struttura significativa

La porta d’ingresso rivela l’influenza dello stile gotico, che prosegue anche negli ultimi anni del quindicesimo secolo. Infatti, la chiesa venne consacrata nel 1496. Ebbe poi numerose trasformazioni nel corso del tempo, a partire dalla decisione di affidarla nel 1499 ai frati eremitani di San Gerolamo, che abitarono il piccolo convento annesso, che presenta un bel chiostro ancora oggi visibile. Poi, nel 1797, la chiesa venne sconsacrata dai francesi. Nel 1877 il Genio Militare divise l’interno in due piani. Nel 1899 il piano superiore venne ceduto all’asilo comunale Strozzi. Il piano inferiore divenne dal 1942 al 1986 un’officina di verniciatura. L’intero complesso è stato sottoposto ad un intelligente e completo restauro a cura degli Amici di Palazzo Te, che oggi gestiscono il piano inferiore. È divenuto quindi un simbolo della rinascita culturale della città e del recupero del suo ingente patrimonio monumentale.

Madonna della Vittoria (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Il piano inferiore

Ecco un’immagine che risale all’ultima parte dell’intervento di restauro del piano inferiore. Come si vede, questo piano è delimitato da un soffitto ligneo a mensole che impedisce di valutare nel suo insieme il volume della navata a pianta unica. Le decorazioni parietali si susseguono con diverse lacune; appartengono ad epoche diverse, ma il nucleo fondamentale risale agli ultimi anni del quindicesimo secolo. Tale nucleo è evidentemente nato sotto l’influsso diretto o indiretto di Andrea Mantegna. Si possono notare a sinistra due piccole cappelle, collegate ad ambienti al confine dell’antico convento.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Angeli e affreschi

Gran parte degli affreschi siti nell’attuale piano terra, in particolare quelli sulla parete sinistra, non sono di epoca rinascimentale ma di periodi seguenti. Evidentemente, la decorazione pittorica della chiesa è stata integrata nel tempo grazie a interventi successivi. Qui ammiriamo una coppia di angioletti che segnano graziosamente la sommità di un arco.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Dio tra gli archi

All’interno di un secondo arco, leggermente più alto rispetto al primo, appare la figura di Dio Padre che allarga le braccia verso gli uomini e invia su di loro la colomba dello Spirito Santo. In questo caso la pittura è svelta e nervosa.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Tracce di una sinopia

Siamo qui all’intersezione, sempre al piano terra, della parete di sinistra e della parete di fondo. Notevolissima, appunto sul fondo, la finta tappezzeria a finto cuoio cordovano di stampo prettamente mantegnesco. Qui, tra altre decorazioni ad affresco, si mostrava un tempo la pala della Madonna della Vittoria. A sinistra, invece, un artista anonimo ha disegnato con un colore bruno rossastro un sepolcro goticheggiante, ornato da immagini di angeli e di Cristo, che forse segnalava il luogo dove un sepolcro vero e proprio avrebbe dovuto trovare sede.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Parole dipinte

Un altro sepolcro dipinto, ma di epoca e stile diversi. La scritta che appare sul sepolcro medesimo lo dichiara apertamente: anno 1561. Nella piccola chiesa, famiglie che non possedevano ricchezze sufficienti potevano accontentarsi di una raffigurazione virtuale della tomba di uno dei loro cari, per non sostenere le spese di un apparato marmoreo molto più costoso. D’altronde, le ristrette misure della navata non consentivano interventi imponenti.

Madonna della Vittoria - Parte Superiore (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Il soffitto del piano superiore

La parte superiore della navata della chiesa è ancora oggi separata dalla parte inferiore grazie ad un solaio in legno lastricato verso l’alto. Adibita a palestra del locale asilo comunale, così confinata spezza l’armonia della costruzione, ma consente ai visitatori di ammirare da vicino la parte più notevole degli affreschi. Questi dipinti restano ancora senza un autore certo; si è parlato di ambito mantegnesco, ovvero di maestri veronesi quali Domenico Morone, nato nel 1442, e il figlio Francesco. Il soffitto è dunque diviso in tre campate, ognuna delle quali mostra quattro vele in cui appaiono le figure di uomini illustri della chiesa. In particolare la prima, partendo dall’oculo, ospita quattro Eremiti: Cirillo d’Alessandria, Gualtiero di Pontoise, Sant’Eusebio e il Beato Carlo da Montegranelli. La seconda illustra i Dottori della chiesa: San Gerolamo, Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Gregorio Papa. La terza, gli Evangelisti. L’immagine che qui mostriamo è appunto presa dalla terza campata guardando dall’interno l’oculo in facciata.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Sant'Eusebio

Sant’Eusebio fu un nobile ungherese vissuto nel tredicesimo secolo. Abbracciò la vita eremitica ed ebbe presto fama di santo. Fondò con il permesso di Papa Urbano IV l’ordine di San Paolo Primo Eremita. Egli è qui rappresentato con un grande libro tra le mani, il corpo quasi piramidale, il volto contrassegnato da una stanca bontà, in un’interpretazione certamente personale della sua figura. Da notare, qui come altrove, la decorazione vegetale che orna il tondo in cui appare il personaggio.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Il Beato Carlo

Il Beato Carlo da Montegranelli, anch’egli nobile, visse come eremita nei pressi di Fiesole. Istituí nel 1405, sotto Papa Innocenzo VII, la Congregazione degli Eremitani di San Girolamo. A questa medesima congregazione venne affidata alla fine del quattrocento la cura della chiesa e del convento di Santa Maria della Vittoria. Il suo volto raggiato e un poco altero esprime devozione e intensità. Molto belle le mani dalle dita gentili che spuntano dal saio a stringere un libro. Dal punto di vista artistico è una delle migliori figure del complesso.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Il Beato Gualtiero

Il Beato Gualtiero visse in Francia, per l’esattezza in Piccardia. Monaco eremita, ebbe grande fama per la sua vita santa, le opere di carità e la sua personale lotta contro la corruzione ecclesiastica. Anch’egli ha il capo raggiato. Gli occhi cerchiati denotano la forza della sua fede. Le mani nodose si aprono in segno di benedizione, mentre mostrano un libro. La grande barba bianca è una bella e intensa macchia di splendore.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

San Girolamo

Celebre santo, il cui nome completo suona Sofronio Eusebio Girolamo, nacque a Stridone in Croazia nel quarto secolo. Visse a lungo nelle zone desertiche vicino ad Antiochia, tra Siria e Turchia. Si dedicò a studiare i libri sacri; morí a Betlemme, ma il suo corpo riposa a Roma, in Santa Maria Maggiore. La sua opera più importante è la Vulgata in latino, tradotta prima da alcune parti dell’Antico Testamento greco, poi dall’intera Scrittura ebraica. Molto frequentemente dipinto anche da grandissimi artisti, è simbolo di fede, sapienza e intensa dedizione alla vita solitaria. Celebre è la leggenda del leone che egli guarisce e doma. Qui appare nella versione di lettore-scrittore, all’interno di una cella monastica. La sua mano sfiora il testo sacro, nella compenetrazione assoluta tra parola divina ed esistenza umana. L’aureola che lo distingue è quasi un cerchio fisico che ritma lo spazio del tondo in cui appare.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

San Luca

L’evangelista, patrono delle arti e della medicina, nato ad Antiochia, riposa a Padova nella Basilica di Santa Giustina. Qui appare intento a scrivere in una lingua che forse è latino, forse greco, forse un ebraico non conosciuto dal pittore che lo disegna. Il suo bellissimo volto è soffuso di malinconia. Poco sotto spunta la testa di un toro dallo sguardo quasi umano. È questo il suo simbolo, poiché il Vangelo omonimo inizia con il sacrificio di Zaccaria ed il toro è l’animale del sacrificio. La resa complessiva della campata degli Evangelisti mostra un tono pittorico più elevato, ed un uso più raffinato dei colori.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

San Giovanni

Il discepolo che Gesù amava viene qui rappresentato molto giovane, con un volto austero e bello, con gli occhi socchiusi, in un atteggiamento di confronto con il simbolo dell’aquila, che evidentemente allude al rapporto con la voce di Dio. Il cartiglio che scende dalla scrivania rappresenta certamente una parte della sua opera, che egli scrisse in greco. Difficile anche qui dire a quale lingua appartengano i caratteri che il pittore disegna nell’affresco. Paradossalmente, sembra apparire due volte la parola latina lux, concetto fondamentale nel quarto Vangelo, così diverso dagli altri tre.

Madonna della Vittoria - Affreschi (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

San Matteo

Anche in questo caso le fattezze dell’evangelista sono quelle di un giovane, che sembra però discutere in modo animato, come si vede dalla mano aperta, con l’angelo che gli sta accanto. Il simbolo di Matteo diviene figura concreta, sia per la maggiore grandezza rispetto all’aquila, al leone ed al toro, sia perché evidentemente intavola un colloquio con l’evangelista dettandogli di fatto il testo. Infatti, è l’angelo a sfiorare con le dita il cartiglio, che appare qui scritto in latino, poiché ben si distinguono le parole pater noster. Si tratta di uno dei tondi più riusciti dal punto di vista artistico: i personaggi esprimono una sottile e intensa dedizione al racconto che viene dall’alto.

Madonna della Vittoria - Affresco (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Fiamme su sfondo blu

Nella parte superiore della navata, appaiono bellissime decorazioni quattrocentesche di chiaro gusto mantegnesco. Ad esempio, in questo particolare degli affreschi, un fuoco quasi vivente si staglia sull’azzurro, ad accentuare la verticalità dell’insieme.

Madonna della Vittoria - Affresco (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Decorazioni mantegnesche

L’attento restauro compiuto ha evidenziato queste bellissime volute, in sostanza vegetali, che evidenziano come lo schema seguito dagli ignoti artisti si basasse sulla combinazione di colori più chiari, che si stagliavano sopra fondi con tinte più accese. Azzurro, giallo, rosso. In tal modo, proprio come accade nei quadri del Mantegna, l’impianto architettonico viene abbellito da inserti che suggeriscono l’idea di un rapporto stretto tra invenzione dell’uomo e natura. Molti interni di case mantovane presentano ancora oggi questi dipinti, tipici della fine della seconda metà del quattrocento e dell’inizio del cinquecento. In qualche caso, tali tracce sono rinvenibili anche sulle facciate, che un tempo dovevano dare alla città un aspetto assai fastoso e vivace.

Cortile del Convento della Madonna della Vittoria (1496)Mantova Museo Urbano Diffuso

Un chiostro antico

Oggi questo è il cortile di una scuola materna, l’Asilo Strozzi. Lo spazio rettangolare dove giocano i bambini era un tempo parte del convento annesso alla Madonna della Vittoria. Le arcate e i capitelli denunciano chiaramente il tratto rinascimentale del complesso. Il recupero di questa sezione dell’edificio consente di apprezzare la bellezza di un antico luogo di alta spiritualità.

Riconoscimenti: storia

Ideato e promosso da / Founded and Promoted by: Mattia Palazzi (Sindaco del Comune di Mantova) con Lorenza Baroncelli (Assessore alla rigenerazione urbana e del territorio, marketing urbano, progetti e relazioni internazionali del Comune di Mantova) Coordinamento Scientifico / Scientific Coordinator: Sebastiano Sali Curatore testi e immagini / Superintendent texts and images: Giovanni Pasetti Foto di / Photo by: Art Camera Redazione / Editor: Erica Beccalossi Assistente / Assistant: Annica Boselli

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.
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