Bari

Palagiustizia di Bari, è scontro fra Decaro e Bonafede. Il ministro: "Sindaco irresponsabile"

Dopo la proroga di 4 mesi per lo sgombero della sede di via Nazariantz il Guardasigilli attacca il primo cittadino: "Le chiacchiere ai politicanti". La replica: "L'unico che si è preso la responsabilità sono io"
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Il nuovo termine per risolvere l'emergenza dell'edilizia giudiziaria barese è il 31 dicembre. I magistrati della Procura di Bari potranno restare altri 120 giorni nell'immobile inagibile di via Nazariantz. Lo ha deciso il Comune di Bari concedendo una proroga allo sgombero, inizialmente fissato al 30 agosto e ora posticipato al 31 dicembre. Ma la decisione adottata dal sindaco di Bari Antonio Decaro ha provocato la dura reazione del ministro Alfonso Bonafede che lo ha definito "irresponsabile" perché non ha chiarito se l'edificio "lo considera nuovamente agibile o meno".

E poi ha aggiunto: "Sono veramente stufo di chi agisce solo per buttarla in caciara politica", annunciando che il ministero continuerà a lavorare mentre "le chiacchiere le lasciamo ai politicanti". Immediata la replica di Decaro: "In attesa dei fatti, il ministro continua a regalarci parole. L'ultima è irresponsabile, indirizzata al sottoscritto. Una parola tecnicamente sbagliata, visto che qui l'unico che si sta prendendo responsabilità, anche al di fuori delle proprie competenze, sono io".

Intanto la proroga, per ragioni di sicurezza, è stata concessa con una serie di prescrizioni: sarà inibito l'accesso a un intero blocco del palazzo, non potranno entrare altri utenti al di fuori del personale autorizzato, e dovrà essere intensificato, con controlli elettronici e visivi ogni 48 ore, il monitoraggio della struttura, già giudicata a rischio crollo.

"Possiamo concedere la proroga - ha spiegato il sindaco, Antonio Decaro - perché c'è una perizia che ci dice che si è ridotto il rischio, ma quel rischio va ridotto ulteriormente. Ora però spero che nel più breve tempo possibile il ministero individui una soluzione alternativa per il nuovo Palagiustizia penale perché così non è più possibile andare avanti". Quella di concedere la proroga allo sgombero viene definito un "intervento sussidiario dell'amministrazione locale" proprio a causa della "mancata identificazione di una sede definitiva da parte del ministero competente".

"In questo Paese - ha detto Decaro - ci sono persone che dicono che bisogna passare dalle parole ai fatti, e poi purtroppo restano alle parole, i fatti li devono fare gli altri". "Sono scoraggiato - ha continuato il sindaco - mi aspetto che all'interno di una collaborazione istituzionale si trovino le condizioni per permettere alla giustizia di continuare a fare la propria attività".

Decaro ricorda "l'appello da parte di tutti i magistrati che combattono contro 16 clan criminali" al quale "pare che l'unico ad aver risposto sia stato il sindaco", mentre il ministero della Giustizia, che ha la competenza esclusiva sull'edilizia giudiziaria, "non sappiamo che fine abbia fatto". "Io mi sono assunto una responsabilità che non era mia - ha detto ancora Decaro - e siccome faccio il sindaco di questa città, non posso permettere che nella comunità barese sparisca la giustizia penale".

A un centinaio tra magistrati e personale di cancelleria, sarà così permesso di continuare a lavorare in via Nazariantz ancora per quattro mesi, per portare avanti le indagini più delicate sulla mafia foggiana, sulla criminalità organizzata barese, sui bimbi vittime di violenze e altre ancora. Una situazione che resta comunque di emergenza, non solo per la inagibilità del palazzo, ma anche perché il 30 settembre scadranno altri termini, quelli del decreto legge che ha sospeso i processi senza detenuti.

A quel punto le cancellerie, allocate in cinque diversi uffici della città e della provincia, dovranno mettersi al lavoro per le migliaia di notifiche che serviranno a fissare le udienze rinviate le quali, in assenza di un nuovo tribunale, saranno celebrate in aule anche distanti tra loro, costringendo magistrati e avvocati a veri e propri tour.

Sulla vicenda interviene il presidente della Camera penale di Bari, Gaetano Sassanelli: "Non so se quando è venuto a Bari il ministro ci ha messo la faccia o una maschera da clown. Il problema della permanenza, della proroga si è imposto, non posto, per l'inerzia del ministero. Auspichiamo che il ministro prima o poi esca da questa campagna elettorale continua dalla quale non riesce a liberarsi perché non si rende conto che il problema è la scelta del nuovo palazzo. Se avesse impiegato proficuamente questi quasi tre mesi di tempo e non li avesse invece sperperati portandoci al punto di partenza, indicando realmente e concretamente la scelta della nuova sede, tutte queste polemiche non avrebbero avuto ragione di esistere".

All'esito di una ricerca di mercato, infatti, il ministero aveva individuato nell'ex sede Inpdap di via Oberdan l'immobile che avrebbe dovuto ospitare Procura e tribunale penale. Il 14 agosto, poi, gli uffici di via Arenula hanno revocato l'aggiudicazione. "Quella storia della scelta e poi della revoca sulla base di ragioni che noi avevamo evidenziato dal primo giorno - dice Sassanelli - significa svolgere una politica fallimentare, per non aver ascoltato le parti e tenuto in considerazione le riflessione che venivano dagli addetti ai lavori".

"Il ministro assuma poteri straordinari e trovi una sede per gli uffici giudiziari di Bari", dice il deputato del Pd Marco Lacarra, che ha convocato per il 30 agosto alle 11 magistrati, avvocati, personale amministrativo e parlamentari M5S e Lega nella sede dell'Ordine degli avvocati di Bari, per "stilare un documento congiunto da inviare al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, perché venga a Bari, assuma poteri straordinari e reperisca immediatamente un immobile dove trasferire Procura e tribunale penale".