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Tap, "nessun documento certifica i risparmi in bolletta": il Viminale smentisce Salvini

Il ministro aveva detto che "il costo dell'energia di tutti gli italiani sarebbe sceso del 10 per cento". Ma il vicecapo di gabinetto ammette di non avere alcun dato. Nessuna chiarezza dagli altri ministeri

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LECCE - "Dai nostri dati sembra che i benefici superino i costi nel caso delle pedemontane, del terzo valico e del gasdotto Tap, che ridurrebbe del 10 per cento il costo dell'energia per tutti gli italiani": così parlava il vicepremier Matteo Salvini il 5 agosto.

A poco più di un mese il vicecapo di gabinetto del ministero dell'Interno, Emanuela Garroni, lo smentisce in parte: "Questa amministrazione non detiene alcuna documentazione" in merito alle previsioni di risparmi nelle bollette di erogazione del gas, per effetto della messa in funzionamento del gasdotto Tap. Delle previsioni costi/benefici non hanno notizie neppure i ministeri degli Affari esteri, per il Sud e dell'Ambiente mentre il Mise non ha fornito alcuna indicazione.

La nota a firma di uno dei massimi dirigenti del Viminale è partita da Roma il 22 agosto ed è arrivata in Salento pochi giorni fa, sotto forma di risposta alla richiesta di accesso agli atti fatta dal professore Michele Carducci (ordinario di Diritto costituzionale dell'Università del Salento) per conto di una serie di associazioni e cittadini che si oppongono alla costruzione dell'infrastruttura che porterà in Europa il gas dell'Azerbaijan approdando a Melendugno, a pochi chilometri da Lecce.

Nella guerra tra chi sostiene l'opera e i suoi oppositori, il nodo del risparmio in bolletta è sempre stato nevralgico. I delatori del gasdotto sostengono che l'abbattimento dei costi per i cittadini italiani non sia certificato in alcun documento mentre i governi che si sono succeduti negli ultimi sette anni hanno sempre fatto leva sul possibile vantaggio per i consumatori. E se il Movimento 5 Stelle - che fino all'ultima campagna elettorale era rigorosamente No Tap - oggi si trova impelagato in una questione difficile da dirimere (con il vicepremier Luigi Di Maio che continua a dichiararsi contrario e la ministra Barbara Lezzi che si para dietro lo scudo dei trattati internazionali firmati dai governi precedenti), la Lega ha invece un atteggiamento risoluto.

Dimenticando, probabilmente, che anche il leader Matteo Salvini, nel 2015, fece leva sul dissenso anti-Tap durante la campagna elettorale. In un incontro pubblico a Lecce disse: "Bisogna ascoltare i territori, se il territorio è contrario a Tap anche io sono contrario". Oggi che quelle parole sono solo un ricordo, il ministro dell'Interno sventola la bandiera dei benefici. Di cui però gli uffici del suo ministero affermano di non sapere nulla.

La risposta del vicecapo di gabinetto, dopo le esternazioni del 5 agosto, è chiarissima: "Quelle dichiarazioni furono formulate e riportate in un contesto di comunicazione generale riguardante le politiche del governo". "Questa amministrazione non detiene documentazione o informazione pertinente alle previsioni dei risparmi nelle bollette di erogazione del gas" è scritto nella nota. Né ci sono stati uffici del Viminale che "hanno proceduto al conteggio dei suddetti risparmi".

Ai cittadini che hanno chiesto di conoscere la fonte del risparmio citato da Salvini, sono giunte risposte simili anche da altri pezzi del governo. "La documentazione richiesta non è detenuta presso gli uffici" ha spiegato il ministero per il Sud. "Inoltriamo l'istanza al ministero dello Sviluppo Economico" ha detto invece il ministero degli Esteri. Dal Mise nessun riscontro finora, al punto che il professore Carducci ha presentato istanza di Riesame al responsabile anticorruzione dello stesso dicastero.

Dal ministero dell'Ambiente, invece, è giunto un chiarimento sui costi di abbandono del progetto: "Questo ufficio non è a conoscenza delle fonti da cui hanno originato le notizie di stampa e né ha, agli atti dei procedimenti di competenza, alcuna documentazione afferente alle richieste".

Venerdì 14 settembre, il vicepremier Luigi Di Maio sarà a Lecce per partecipare alle Giornate del lavoro della Cgil. Una delegazione di sindaci salentini, capeggiata da Marco Potì di Melendugno, ha inoltrato una richiesta di incontro tramite la capogruppo in consiglio regionale Antonella Laricchia.