Bari

Mafia, a Foggia due arresti per un omicidio del 2017: indagò anche il carabiniere ucciso

Sono accusati di omicidio aggravato dalla finalità mafiosa nei confronti di Giuseppe Silvestri, il 44 enne ucciso a Monte Sant'Angelo il 21 marzo 2017
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Un omicidio per vendicare la rapina a una gioielleria: arriva a distanza di due anni la risposta dello Stato all'assassinio di Giuseppe Silvestri detto "l'Apicanese", avvenuto all'alba del 21 marzo 2017 a Monte Sant'Angelo, comune che nel 2015 fu sciolto per infiltrazioni mafiose e nel quale poche settimane fa un teschio umano è stato recapitato al sindaco Pierpaolo D'Arienzo. In carcere sono finiti il 49enne Matteo Lombardi detto "Carpinese" e ritenuto il capo del clan Romito-Ricucci-Lombardi, e l'uomo che tentò di fornirgli un alibi, Antonio Zino di 40 anni.

Le indagini sono state svolte dai carabinieri della Compagnia di Manfredonia e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari (i pm Giuseppe Gatti, Ettore Cardinali e Luciana Silvestris con il procuratore aggiunto Francesco Giannella).

Alla prima fase delle indagini contribuì anche il maresciallo Vincenzo Di Gennaro, ucciso a Cagnano Varano il 13 aprile dal pregiudicato Giuseppe Papantuono.  Lombardi è accusato di omicidio aggravato dal metodo mafioso, Zino invece di favoreggiamento. Silvestri (ritenuto vicino ai Libergolis) sarebbe stato ucciso perché avrebbe collaborato alla rapina alla gioielleria Dei Nobili di Monte Sant'Angelo, che, secondo gli inquirenti, era sotto la protezione del clan avversario.

L'assassinio di Silvestri fu il primo di una serie di delitti che si sono consumati il 21 marzo - nel 2017, 2018 e 2019 - nell'ambito della guerra di mafia tra il clan Libergolis di Monte Sant'Angelo e i Romito-Ricucci-Lombardi di Manfredonia. All'omicidio di tre anni fa, seguì l'anno successivo il tentato omicidio di Marco Raduano e il 21 marzo scorso l'omicidio di Francesco Pio Gentile. "E come se ci fosse una Legge del 21 marzo - ha detto il sostituto procuratore Giuseppe Gatti - la mafia vuole affermare la cultura di morte proprio nel giorno in cui esplode la vita". Lo stesso giorno in cui l'associazione antimafia Libera celebra in tutta Italia la Giornata della memoria in ricordo delle vittime innocenti.

L'indagine sull'omicidio Silvestri è stata condotta con metodi tradizionali e senza alcuna collaborazione, neanche da parte delle vittime della rapina, che aveva fruttato 200mila euro. Fondamentali per l'identificazione del killer sono state le tracce biologiche repertate dal Ris di Roma sulle cartucce di fucile. I carabinieri hanno anche smontato il falso alibi messo in campo da Lombardi e Zino, che hanno costruito ad arte un viaggio in Lombardia proprio durante la notte del delitto. "Smontare quell'alibi precostituito non è stato facile - ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Foggia, Marco Aquilio - ma alla fine siamo riusciti a dimostrare che nella ricostruzione fornita dagli indagati c'erano 24 minuti di buco". Quei 24 minuti che hanno fatto crollare l'alibi e finire in carcere Lombardi e Zino.