4 agosto 2018 - 10:28

Azzardo, Gori attacca il governo: botta e risposta tra dem e Lega

Ma il regolamento anti-slot della città ha fatto scuola. Il sindaco: pochi hanno preso esempio. Eppure anche altri comuni hanno introdotto delle limitazioni

di Matteo Castellucci

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Ha un fronte locale lo j’accuse del Pd contro il decreto dignità, giudicato «quasi a impatto zero» per quanto riguarda la lotta al gioco d’azzardo patologico. Il sindaco Giorgio Gori, criticando con decisione la scelta del governo, ha fatto anche un po’ di autocritica sull’isolamento del capoluogo, che non è riuscito a esportare in provincia il regolamento anti-slot. In realtà, però, nell’hinterland qualcosa si è mosso.

Nella rissa politica romana, la deputata Elena Carnevali (Pd) ha incassato l’emendamento che imprime «nuoce alla salute» su macchinette e gratta&vinci, come per le sigarette. Al governo gialloverde rinfaccia una «coda di paglia»: nonostante il balzello della tassazione, più 0,5%, «si rinvia a una legge di riordino che dovrà lasciare invariato il gettito». Secondo i dem, significa non intaccare l’offerta. «Le tasse sul gioco finanziano anche cultura e musei — replica il deputato leghista Daniele Belotti —. Questo decreto pone un freno pesante. Il boom di concessioni c’è stato sotto i governi del Pd, hanno dormito cinque anni».

Se non si impone uno svecchiamento delle macchinette, per Gori sarà vanificato l’obbligo della tessera sanitaria per scommettere. Ma il difetto più grave sarebbe non aver recepito l’intesa della conferenza Stato Regioni, sul modello delle contromisure di Bergamo, entrate in vigore nel luglio 2016 e sopravvissute al ricorso al Tar del marzo 2017. «Lega e M5S scordano gli impegni presi», scandisce Gori. «A Bergamo, tutto è nato da un nostro ordine del giorno — attacca il consigliere cinquestelle Fabio Gregorelli —, mentre in consiglio comunale passavano mozioni per riaprire il casinò di San Pellegrino: un controsenso». Si rammarica Gori: «Purtroppo non c’è stata una corsa a dotarsi di questo strumento»: il sindaco conta una trentina di presentazioni nei Comuni, nessuna nella Bergamasca. Al circondario, avrebbe invece inoltrato invano documenti e dati: su tutti, il -3,7% registrato dalla raccolta (un calo da 11 milioni di euro) in città nel 2017, unico segno meno in una provincia in crescita del 3,6%.

«Un effetto marginale», lo bolla oggi Gori. Però qualcosa è cambiato. Per esempio, settimana scorsa Curno ha alzano i canoni d’urbanizzazione per le sale bingo e slot. «A settembre — spiega la sindaca Luisa Gamba (centrosinistra) — valuteremo anche le fasce di spegnimento (a Bergamo l’orario è 7.30-9, 12-14 e 19-21, ndr)». Anche un municipio a trazione di centrodestra, come Seriate, ha spinto un protocollo che diventerà operativo entro l’autunno negli 11 Comuni dell’Ambito: chiusura delle sale dalle 23 alle 9, divieto di giocare online tramite il Wi-Fi comunale, clausola di non installare slot nelle concessioni pubbliche. «Mi risulta — dice il presidente dell’Ambito, Gabriele Cortesi — che il regolamento si sia diffuso anche negli Ambiti di Grumello (8 Comuni) e Val Cavallina (20), e venga discusso in quelli delle Valli (42 enti in totale)». Anche se rivendica l’autonomia dell’azione sul territorio, Cortesi riconosce il ruolo di Bergamo come apripista: la vittoria al Tar è allegata a difesa delle nuove norme.

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