11 agosto 2018 - 11:36

Sessa, il sindaco che supera la Lega sul suo terreno

Torre Boldone, tra furti in calo e reperibilità. Il Carroccio lo corteggia per le elezioni amministrative del 2019

di Silvia Seminati

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C’è chi lo scambia per un sindaco leghista, ma il bello è che Claudio Sessa — alla guida di Torre Boldone dal 2009 con una civica di centrodestra — ha trovato la ricetta che il Pd e la sinistra cercano (invano) per battere Matteo Salvini. Sicurezza al primo posto, iniziative sociali e ambiente: così la Lega non tocca palla. Il rischio è che qualcuno del Pd provi a ingaggiarlo come consulente. E se il centrosinistra non ha ancora osato tanto, il Carroccio sta cercando di corteggiarlo in vista delle Amministrative del 2019, mettendo però dei paletti che lui non ha intenzione di assecondare. «Parlo con tutti, ma non accetto veti», ha detto l’altro giorno, spiegando che il Carroccio gli ha proposto un’alleanza, sempre che lui accetti una condizione: non ricandidare l’assessore Vanessa Bonaiti, a cui Sessa è molto legato. Il sindaco ha già fatto sapere che non ci sta. Così la sua lista potrebbe presentarsi da sola. Già nel 2014, Sessa — che non è più ricandidabile, ma ha già creato un gruppo di giovani che potrà continuare il suo lavoro e presto svelerà il nome del candidato sindaco — ha dimostrato di non avere bisogno del Carroccio. Negli anni è riuscito a prendersi quasi tutti i voti del centrodestra, lasciando alla Lega solo le briciole.

Alle Comunali del 1999, quando vinse il centrosinistra, la Lega si presentò da sola e prese 1.533 voti, quasi il 32%. Cinque anni dopo, sempre da sola, prese 1.104 voti e il 22%, ma non bastò a togliere il Comune alla sinistra. Nel 2009, il Popolo della Libertà e la Lega candidarono insieme Sessa che, con 2.146 voti (il 43%), fu eletto sindaco, anche perché questa volta il centrosinistra si presentò diviso. È durante quel primo mandato che ci fu la spaccatura tra Sessa e il Carroccio, per una questione urbanistica, sull’ipotesi di rendere edificabile un’area verde. Sessa, inizialmente d’accordo, cambiò idea, dopo aver ascoltato le richieste dei cittadini. La Lega non gliela perdonò e se ne andò dalla giunta. Alle elezioni del 2014, Sessa prese 2.052 voti da solo, mentre la Lega, alleata con Forza Italia, si fermò a 549. In quella stessa domenica, nel voto per le Europee, anche a Torre Boldone trionfò il Pd di Matteo Renzi con il 44%. «Prima — ricorda il sindaco — scrutinarono le schede per le Europee, fu un successo per il Pd. Tutti pensavano che il centrosinistra avrebbe vinto anche le Comunali, sull’onda di quell’entusiasmo per Renzi». Invece venne riconfermato Sessa, anche se si era presentato da solo, senza alcun partito. «Come ho fatto? È piaciuto il mio metodo — dice il sindaco —. Arrivo di mattina in Comune, faccio il giro degli uffici, poi giro il paese. Vado nei bar, parlo con i cittadini e il mercoledì sono sempre al mercato. Quando qualcuno vuole parlarmi o farmi qualche critica mi cerca tra le bancarelle. Sono pensionato, posso permettermelo».

Tra le iniziative che hanno contributo a farlo apprezzare (o anche criticare) come sindaco, c’è l’invenzione dei Vot, i volontari che girano in gruppo per il paese per tenere lontani ladri e malintenzionati. Nel 2015, la Prefettura aveva spiegato che, in un anno, a Torre Boldone, i furti negli appartamenti erano diminuiti del 45,3%, «merito dell’attività delle forze dell’ordine». Ma Sessa e i suoi avevano parlato di «effetto Vot». «La sicurezza — dice Sessa — è un tema che sta a cuore ai cittadini. L’ho sempre messa al primo posto».

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