22 agosto 2018 - 08:28

Il ritorno a casa prima della tragedia Paola, una ricercatrice tra le vittime in Calabria

Viveva da 27 anni in Francia dove lavorava col marito. La vacanza dopo una visita ai genitori in via Carducci

di Fabio Paravisi

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L’ultima volta è tornata a Bergamo due settimane fa: ha salutato i genitori dicendo che sarebbe partita con il marito per un’escursione in Calabria. Quella è stata l’ultima volta che Paola Romagnoli ha chiuso la porta dell’appartamento all’ultimo piano della palazzina di via Carducci 27 in cui era cresciuta con la famiglia. La donna, nata a Bergamo ma da 27 anni in Francia dove lavorava come ricercatrice, è una delle dieci vittime dell’alluvione del Parco del Pollino.

«Ci aveva detto che andava in vacanza da quelle parti, così quando abbiamo sentito le notizie lunedì sera abbiamo cominciato a chiamare il suo cellulare ma non rispondeva», racconta con un filo di voce sua madre Franca Joppi. Lei e il marito Mario, ex docente universitario, hanno avuto la notizia a mezzogiorno di ieri e, schiantati dal dolore, si sono dovuti mettere a letto. Lei si alza solo per dire poche parole: «Visto che non riuscivamo a sapere niente, in mattinata mio figlio è andato giù. È stato lui a presentarsi e alle autorità e alla fine anche a effettuare il riconoscimento. Ha parlato anche con nostro genero, che dice di non ricordare niente di quello che è successo. Era ricoverato in codice giallo a Cosenza, gli avevano prescritto riposo assoluto ma ha voluto comunque andarsene dall’ospedale».

Paola Romagnoli era nata a Bergamo il 17 maggio 1963. Aveva frequentato la scuola media «Cattaneo» di via Broseta, dove aveva avuto come insegnante di Scienze proprio la madre. «Ma in tre anni non ricordo che abbia mai avuto un trattamento di riguardo da parte sua», ricorda una compagna di classe.

Dopo le superiori Paola Romagnoli si era laureata in Biologia alla Statale e poi aveva prima avuto un’esperienza all’istituto Besta di Milano, dove è iniziata la sua passione per l’immunologia lavorando nel laboratorio di Renato Mantegazza. Poi aveva cominciato a girare il mondo: non risulta residente a Bergamo dal 1991. Alla Roche di Basilea aveva conosciuto il collega olandese Joost Van Meerwijk, che aveva sposato nel febbraio 1991 e con il quale aveva avuto due figli. A entrambi avevano dato nomi italiani: Giorgio e Nora.

La sua vita da ricercatrice aveva portato Paola Romagnoli anche al National Institutes of Health di Bethesda (Stati Uniti) e al Dipartimento di Biochimica dell’Università di Losanna, fino a entrare in una grande struttura francese come il Centro nazionale di ricerca scientifica, il secondo più grande in Europa dopo il Cern. Nella sede di Tolosa ha creato insieme al marito una squadra di lavoro sulla biologia delle cellule regolatorie T.

Era rimasta comunque molto legata all’Italia, dove trascorreva gran parte delle sue vacanze, e anche a Bergamo, dove tornava spesso. «L’ho vista un paio di settimane fa — racconta una vicina, a sua volta ex allieva della madre —. Aveva lo stesso sorriso di quanto era ragazzina».

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