10 dicembre 2018 - 09:17

Così Giorgio Gori ha raccolto
1,3 milioni per la campagna elettorale

Tra i contributi raccolti nella corsa alle Regionali in prima fila nomi della tv (a cominciare dalla moglie Cristina Parodi) e dell’imprenditoria

di Simone Bianco

Giorgio Gori con la moglie Cristina Parodi Giorgio Gori con la moglie Cristina Parodi
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La lista di chi ha creduto in Giorgio Gori come candidato governatore della Lombardia, al punto da metterci soldi di tasca proprio, è lunga. Sono 35 nomi di persone e aziende che hanno contribuito a una campagna tanto costosa quanto deludente nei risultati. La sproporzione nella spesa tra Gori e il suo avversario, Attilio Fontana, è pari solo a quella dell’esito delle urne. Il sindaco di Bergamo ha raccolto e speso 1.352.454 euro, l’attuale governatore 24.500, che diventano quasi 245.500 se si aggiungono i costi sostenuti dalla Lega Lombarda. Il candidato del centrosinistra aveva investito tanto in comunicazione, partendo presto con una massiccia campagna di affissioni di grandi manifesti nelle città lombarde, mettendo al lavoro uno staff di specialisti sui social e nell’organizzazione di eventi. Nonostante questo, Gori il 4 marzo ha perso, staccato di oltre 20 punti percentuali. Ma, appunto, posando lo sguardo sui numeri della campagna elettorale, emerge anche e soprattutto una mappa del potere economico, bergamasco e milanese, che ha sostenuto Gori e che — forse — lo sosterrà ancora alle amministrative del 2019.

Intanto, le somme più importanti sono quelle versate dallo stesso Gori e dalla moglie, Cristina Parodi. Nel rendiconto depositato in Corte d’Appello, risultano versamenti suoi per 200 mila euro e altrettanti della Parodi. Segue, in ordine di grandezza, il contributo da 180 mila euro di Davide Parenti, autore delle Iene di Italia 1, tra le altre cose, e molto legato a Gori. «Davide è un amico — dice il sindaco —, abbiamo lavorato insieme tanti anni, è stato molto generoso, come per altro Ilaria Dallatana». L’ex direttrice di Rai Due ed ex stretta collaboratrice di Gori ha contribuito con 20 mila euro.

Scendendo nella classifica dei sostenitori, si incontrano i 92.500 euro del Pd lombardo. Da Roma, non un euro. «Sì, e non dico altro», la laconica sottolineatura di Gori rispetto alle scelte del Partito democratico (allora) renziano. Dal mondo dem arrivano gli 80 mila euro della Tci di Saronno, l’azienda del parlamentare Gianfranco Librandi, poco più dei 75 mila euro donati da Piero Bassetti, imprenditore milanese del tessile. Dal Comitato Ambrosoli arrivano 41.000 euro, altri 15.000 da Stefano Dalla (Lista Pisapia) e 10.000 da Piergaetano Marchetti. Nome noto, ma importo più basso, per il contributo da 9.964 euro (versato in franchi svizzeri) da Carlo De Benedetti.

La lista dei sostenitori bergamaschi comprende una quindicina di contributi, di aziende o persone fisiche, in gran parte imprenditori. Ci sono i 50 mila euro di Graziella Flaviani moglie del patron della Brembo Alberto Bombassei. Altri 50 mila euro da Domenico Bosatelli, fondatore della Gewiss, e dalla Blufin srl di Montello di Roberto Sancinelli. Bergamasca d’adozione si può considerare la Seas, società laziale di stanza a Orio al Serio per le manutenzioni di Ryanair, che contribuisce con 17.990 euro. La milanese Domo Media, che versa 10.000 euro, è riconducibile a Vittorio Lumina, membro della fondazione Carisma della casa di riposo di Bergamo, che contribuisce con altri 10.000 euro come persona fisica. Contributi da 10.000 euro per la Persico di Nembro, per Roberto Sestini, presidente della Siad, per la Ire Omba e per la Azotal di Bergamo (altri 10.000 dalla Gamma Chimica, anche questa di Claudio Bombardieri), i 20.000 della RiBe di Lucia Manzi, i 18.000 della Tarcisio Manzi Spa di Gorle. Chiudono i 6.000 euro della Framar di Costa Mezzate, i 5.000 della Moxmec di Suisio e della Deep Service di Roberto Rusconi.

Se resta, nove mesi dopo, l’impressione di una campagna molto, troppo, costosa rispetto al risultato elettorale, Gori può anche provare a rovesciare la lettura dell’elenco dei sostenitori economici alla sua candidatura. Soprattutto di quelli bergamaschi. «Molti di questi credo e spero che abbiano contribuito anche perché mi hanno visto all’opera come sindaco e hanno creduto nella mia proposta politica per la Lombardia». In effetti, solo per citare tre esempi, Bosatelli con Chorus Life, Bombassei col Kilometro Rosso, Lumina con Agatonisi alla Celadina, hanno tutti avuto modo di confrontarsi con l’amministrazione Gori per vicende urbanistiche di peso. La domanda è se queste forze economiche, si spenderanno, non solo sul piano dei contributi, nella campagna per le Comunali 2019. Gori è cauto: «Vedremo. Per le Regionali scrissi una lettera al mondo imprenditoriale locale: sono ancora convinto che avere un bergamasco alla guida della Lombardia sarebbe stata una grande occasione per la nostra città».

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