15 dicembre 2018 - 09:32

I sindaci al ministro Toninelli: due anni per riaprire il ponte sono troppi

La visita a Calusco del responsabile delle Infrastrutture: «Verificherò come ridurre i tempi». Il nervosismo del governatore Fontana: nemmeno invitato. E gli amministratori si ribellano

di Maddalena Berbenni

I sindaci al ministro Toninelli: due anni per riaprire il ponte sono troppi
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La prima faccia grillina è quella del consigliere regionale Dario Violi. Parcheggia la sua Panda panna un quarto d’ora prima delle 10 e spiega com’è nato questo sopralluogo organizzato all’ultimo momento. Repentino come era stata la chiusura del ponte, il 15 settembre. Inseguiva il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli da un paio di mesi. Mercoledì il telefono squilla alle 18.30 e Toninelli comunica che ha la mattina libera. Appuntamento fissato. Giro di telefonate. Che si siano presentati in tanti con così breve preavviso fa capire quanto il tema sia sentito fra sindaci, cittadini, pendolari, oggi pronti a tornare a Calusco per il corteo organizzato dal comitato nato dopo lo stop. Uno, però, è rimasto fuori dal giro. E lo ha fatto notare. «Se fossi stato avvisato, sarei stato ben lieto di incontrare il ministro e di rinnovargli la richiesta di un impegno maggiore a favore dei lombardi», fa sapere a fine giornata il governatore Attilio Fontana.

Il ministro atterra a Linate. Le auto si fermano davanti al civico 1660 di via Vittorio Emanuele II. Fino a tre mesi fa questa era soltanto l’ultima casa sulla sponda bergamasca dell’Adda e quello a pianoterra un garden center che pigliava clienti da tutte e i due i lati. Ora è il baluardo prima dello sbarramento e il titolare del negozio Marco Ardenghi fa il calcolo di quanto ha perso finora, circa il 30% degli incassi. Toninelli si lascia guidare dal direttore generale di Rfi Lombardia Luca Cavacchioli. Caschetto, gilet catarifrangente e la gestualità a cui ha abituato il pubblico. Per esempio, pollice alzato alla giornalista con telecamera. Come per dire: va tutto bene. In municipio, al successivo incontro con i sindaci della zona, il prefetto Elisabetta Margiacchi, il deputato del Pd Elena Carnevali e i presidenti delle province di Bergamo e Lecco Gianfranco Gafforelli e Carlo Malugani, batte sui tempi del ripristino. Tra aprile e maggio Rfi conta di riaprire al traffico il passaggio ciclo-pedonale su cui sono iniziati gli interventi di sbancamento. Da febbraio si punta a lavorare anche sul ponte ferroviario ed entro fine 2020 a concludere il cantiere. Ma sono stati installati sensori per controllare lo stato dell’infrastruttura: «Tornerò prima dell’estate quando saranno disponibili maggiori dati in merito, per verificare se sia possibile ridurre i tempi di attesa magari riaprendo in anticipo a traffico ridotto — dichiara il ministro —. Le criticità sono molte, la mia presenza qui oggi è per confermare che da parte del Governo l’attenzione è massima».

Ma non è solo un’emergenza da tamponare, un ponte secolare da aggiustare. Fra gli altri prendono la parola i sindaci di Terno d’Isola Corrado Centurelli, di Solza Maria Carla Rocca, di Paderno Renzo Rotta e per tutti la mobilità dell’Isola ha bisogno di soluzioni radicali. Per esempio, un nuovo ponte. O anche due. «Vogliamo portare avanti lo studio di un nuovo ponte a Bottanuco — spiega l’assessore alla Viabilità di Calusco d’Adda Massimo Cocchi — e il progetto dell’ingegnere Mario De Miranda che il gruppo Vitali è pronto a sostenere. Prevede un ponte a doppio binario 200 metri a valle di quello esistente, dunque garantirebbe il collegamento tra le stazioni di Calusco e Paderno». Il ministro approva con moderazione: «Il Governo ha appena stanziato 250 milioni per i ponti sul Po, per quest’anno sarà difficile prevedere altro. La priorità è aprire il San Michele. In futuro si potrebbe ragionare se mantenerlo ad uso turistico e costruirne uno nuovo».

Il sindaco di Calusco Michele Pellegrini si fa portavoce dei disagi dei commercianti e degli artigiani: «Non pagheranno l’ultima rata della Tari, ma è un piccolo sforzo del Comune, chiediamo che anche il Governo faccia la sua parte». E poi dei pendolari. Un tema caro a Toninelli: «Ferrovie dello Stato sta inviando a Trenord 14 treni usati, ma in buono stato — dice —. Chiederò che uno di questi venga usato sulla Bergamo-Milano via Pioltello». Da Trenord no comment. I 14 treni rientrano nei 35 già annunciati a settembre. I restanti arriveranno nella seconda metà del 2019. Hanno trent’anni di vita. Otto sono già stati consegnati, 5 sono in funzione, uno lo sarà da oggi. «Ma il problema sulla Bergamo-Milano — fa notare l’assessore regionale ai Trasporti Claudia Terzi — non è avere più treni, è avere la traccia libera. Per migliorare il servizio stiamo valutando con i pendolari se spostare il treno delle 7.10, che impiega molto, con un diretto alle 7.45 che arrivi a Milano alle 8.30». E il governatore: «La Lombardia merita molto di più, e il ministro ha il dovere di segnare una discontinuità rispetto ai mancati investimenti di epoca pd». Dubbi anche dai deputati di Forza Italia Alessandro Sorte e Stefano Benigni: «A distanza di quattro mesi non c’è ancora un progetto definitivo e i lavori di rifacimento del manto stradale procedono a rilento. Temiamo che la durata della ristrutturazione durerà molto di più dei due anni promessi».

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