22 dicembre 2018 - 11:45

Stranieri, il caso di Palazzago tra buon senso e la sinistra debole

I contributi negati (come a Lodi) a una mamma marocchina. Le decisioni dei tribunali e la responsabilità della politica per il disagio diffuso sull’immigrazione

di Simone Bianco

La protesta a Lodi per i bimbi esclusi dalla mensa La protesta a Lodi per i bimbi esclusi dalla mensa
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Fate un esperimento. Prendete una manciata di amici, parenti, colleghi, escludendo con cura i leghisti. Poi spiegate cosa è successo a Palazzago. Il Comune aveva negato i contributi — qualche centinaio di euro al mese — a una donna marocchina, benché il suo Isee ne facesse una candidata a riceverli. Motivazione: la donna non poteva produrre documenti del Paese d’origine con i quali confermare di non essere proprietaria di case o altri beni in Marocco.

Lo stesso è successo ai genitori dei bambini stranieri di Lodi, cui è stato negato lo sconto sulla tariffa della mensa scolastica. In entrambi i casi i tribunali, nel primo grado di giudizio, hanno detto che la procedura seguita dai Comuni è discriminatoria nei confronti dei cittadini stranieri. E in entrambi i casi i sindaci leghisti faranno ricorso ritenendo che siano i cittadini italiani, che quelle attestazioni possono e devono produrre, ad essere discriminati. È la tesi del «razzismo al contrario» che compare in un discorso su due di Matteo Salvini quando si parla di immigrazione.

Torniamo all’esperimento. Calate l’argomento Palazzago nel dibattito con i vostri amici, parenti, colleghi non leghisti e avrete delle sorprese. Più o meno la reazione sarà quella di una pastiglia che fa le bolle a contatto con l’acqua, nel senso che la decisione del giudice piace poco. Questione di principio. Se l’italiano deve dimostrare di essere davvero povero per accedere a forme di welfare, è giusto che questo valga per gli stranieri.

Provate a contestare il fatto che se uno fosse un ricco possidente sulle sponde del Mediterraneo, forse non cercherebbe di sbarcare il lunario a Palazzago. Non servirà a molto, sarà che gli italiani dal giorno della nascita vivono come normali gli obblighi (e talvolta le vessazioni) della burocrazia. Il punto è che oggi, Natale 2018, nemmeno una mamma con bambini in difficoltà fa più granché tenerezza, nemmeno a chi è (o è stato) elettore di sinistra, se si tratta di stranieri.

Giusto, sbagliato? Accettabile? Bisogna chiederselo, poi però chi fa politica deve evitare di raccontarsi una realtà che non esiste. In Italia, a Bergamo, l’immigrazione è un tema che produce disagio diffuso. La gestione a caso negli anni degli sbarchi e, soprattutto, la mancanza di rigore nell’impedire la creazione di scenari indecenti come quello della stazione di Bergamo adesso la pagano tutti: richiedenti asilo, associazioni che li hanno aiutati (lavorando in modo onesto o speculando su un fenomeno di geografia umana diventato voce del Pil), immigrati che vivono regolarmente in Italia da decenni.

Chi si propone per governare un Paese, o una città, deve partire da qui, anche se potrebbe non essere piacevole per chi conserva illusioni di fraternità e internazionalismo. La risposta, per competere con le cannonate retoriche del «prima gli italiani», è solo e soltanto il rigore, soprattutto di fronte all’illegalità che si mangia la vivibilità di interi pezzi della città. Altrimenti — oltre ad assistere a una stagione di destra non proprio moderata — alla lunga non ci si potrà nemmeno permettere il buon senso necessario per aiutare chi ne ha bisogno (e diritto) senza rendergli la vita impossibile.

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