9 luglio 2018 - 08:36

Pd, Martina segretario a tempo: Gori deciderà dopo l’estate se ricandidarsi

Primarie a febbraio, in autunno la decisione del sindaco sulle amministrative del 2019 e congresso per il dopo Riva

di Simone Bianco

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Il progetto per un nuovo Pd è ancora tutto da costruire ma, almeno, ora si intravede un’ipotesi di calendario. Da qui alle amministrative (fine maggio 2019) ci passeranno di mezzo l’elezione del segretario provinciale dei democratici bergamaschi, le primarie per il nuovo leader nazionale e una lunga campagna elettorale. E va capito, prima di ogni altra cosa, se Giorgio Gori si ricandiderà. Di sicuro il sindaco di Bergamo non ha mollato la presa sulla politica: «Non faccio parte dell’Assemblea Pd, ma mi permetto una proposta: il ritorno del centralismo democratico. Stop a liti e divisioni. Da qui in avanti viga il principio (leninista) “Libertà di discussione, unità di azione”: si discute, si decide a maggioranza, poi si lavora insieme». È il post di Gori a commento dell’elezione di Maurizio Martina alla guida del partito, fino alle prossime primarie, decisa ieri dall’assemblea nazionale dem.

Martina ha raccolto una maggioranza molto ampia attorno all’idea di un armistizio, ma anche di una resa. Nel senso che l’ipotesi di una vera leadership del reggente, balenata per qualche giorno nelle settimane post 4 marzo, è ormai tramontata e il ruolo dell’ex ministro sarà sostanzialmente quello di trasportare il corpo del ferito fino alle primarie provando a farlo riprendere (o per lo meno a non lasciarlo uccidere definitivamente dalla lotta tra correnti per il congresso).

In campo c’è di sicuro Nicola Zingaretti, governatore del Lazio che al momento è sostenuto dalla mozione Orlando dell’ultimo congresso ma che potrebbe coinvolgere un’area ben più ampia. Dipenderà molto, ancora una volta, da quello che farà Matteo Renzi. L’intervento dell’ex leader ieri ha provocato più di un malumore. In una giornata in cui la parola d’ordine è unità, Renzi non ha guardato in faccia a nessuno: «Ci siamo innamorati dell’idea di giocare con il falso nueve. È importante la comunità, ma come non c’è un io senza un noi così non c’è comunità senza leadership», e questa pare rivolta ai Martina e ai Gentiloni. Poi ce n’è anche per la minoranza: «So che ci rivedremo a congresso, lo riperderete e dal giorno dopo ricomincerete ad attaccare chi ha vinto». Parole che irritano, ad esempio, il vicesindaco di Bergamo, Sergio Gandi: «Renzi alimenta le divisioni e fa anche la vittima». Detto questo, non è per nulla chiaro cosa farà un’ampia fetta del partito: riproporrà Renzi? proverà con Delrio? seguirà Calenda dentro o fuori dal Pd?

Risposte che arriveranno il 24 febbraio. A quel punto il Pd bergamasco avrà eletto il proprio segretario provinciale. Molto probabilmente sarà Davide Casati a succedere a Gabriele Riva, dopo nove anni. Domani verranno fissate le date dei congressi provinciali e di quello lombardo. Al nuovo segretario toccherà gestire la partita delle prossime amministrative. A partire dalla città. Gori aveva intenzione di tenere aperta la questione ricandidatura fino a fine 2018. Troppo, secondo il partito. La riserva verrà sciolta dopo l’estate. Gori si sta muovendo come uno pronto alla prossima campagna elettorale. Non manca però (anche tra gli istituzionali del Pd) chi vanta informazioni di prima o seconda mano su un ritiro dalle scene del sindaco. Il Pd non vede alternative reali e farà quello che potrà per evitare di dover scegliere un candidato diverso da Gori per il 2019.

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