Riflettere sul gioco d’azzardo e cercare di sensibilizzare i cittadini sulle sue conseguenze. È quel che si prefigge di fare il circolo Acli di Villa d’Almè che, in collaborazione con le amministrazioni comunali di Villa d’Almè e di Almè e con l’associazione «Ludiverso», promuove due incontri sul tema della ludopatia. «La proposta intende dare vita a delle iniziative per far conoscere questo problema — spiega Pina Pigolotti del circolo Acli di Villa d’Almè —, un fenomeno che tende ad essere nascosto e che colpisce anche le giovani generazioni, causando profondi disagi non solo ai singoli soggetti, ma anche alle loro famiglie».
Al primo incontro («Ludopatia: il gioco d’azzardo nei nostri comuni»), che si svolgerà alle ore 20.30 di lunedì 28 maggio, alla scuola media di Almè, sarà possibile ascoltare le testimonianze a cura dell’associazione «Giocatori anonimi»; al secondo (20.30 di lunedì 11 giugno, presso la sala polivalente di Villa d’Almè), invece, interverrà Marco Dotti, docente universitario, tra i fondatori, nel 2011, del «Movimento No Slot».
«La ludopatia è quel fenomeno che si innesca quando un individuo non riesce a smettere di giocare, andando a condizionare non solo il lavoro, ma pure il tempo libero, la vita familiare e gli affetti – spiega Dotti che, durante la serata dell’11 giugno, presenterà il libro curato con Marcello Espostio, «Ludocrazia» (O barra O Edizioni, 2016) –, un risultato devastante a livello sociale». Un problema, quello della ludopatia, troppo spesso sottostimato. «I costi sociali, nei riguardi di una persona malata, non sono solo quelli “diretti”, ovvero quelli riguardanti la terapia e la cura – afferma Marco Dotti –, ma anche quelli causati da possibili indebitamenti. Attorno ad ogni malato ruotano almeno sette persone, appartenenti alla cerchia familiare e amicale, che subiscono pesanti conseguenze: conflittualità, isolamento, usura, violenza. E il fatto che lo stato pubblicizzi queste forme di gioco è molto grave. Un’autentica contraddizione se si pensa al tempo e a tutte le risorse che la sanità impiega per curare un soggetto affetto da ludopatia».
Un fatturato, quello del gioco d’azzardo, in continua crescita. «Nel 2016, i dati ufficiali parlavano di 97 miliardi, nel 2017 si è arrivati a 102 miliardi – continua Dotti –. Una cifra che produce gran quantità di denaro, ma non ricchezza né occupazione; una finanza speculativa che aggredisce persone e disgrega comunità, generando anche enormi problemi di diseguaglianza e sicurezza. Del resto, il gioco d’azzardo, in Italia, produce il 5% del pil nazionale: un’economia drogata dalla diseconomia, alimentata dall’immorale connivenza da parte dello stato». Un problema che sta a monte. «Non c’è la volontà di organizzare una vera e propria indagine epidemiologica a livello nazionale – dice Dotti –, seria e indipendente. Solo quando si otterranno dati certi, si potrà cercare di arginare il problema, magari eliminando certa pubblicità, limitando l’offerta del gioco o riconvertendo i lavoratori che operano nel settore dell’azzardo, facendo svolgere loro lavori più etici».