2 novembre 2018 - 06:43

Cattolici omosessuali al Santuario di Caravaggio, scatta la protesta con una lettera al vescovo

La raccolta firme: «È una capitolazione». Gli organizzatori: «No, promuoviamo dialogo e rispetto»

di Armando Di Landro

Cattolici omosessuali al Santuario di Caravaggio, scatta la protesta con una lettera al vescovo
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Brani sulla «cura pastorale delle persone omosessuali» della Congregazione per la dottrina della fede, 1 ottobre 1986: 32 anni fa. È questo il testo che viene citato in una lettera scritta al vescovo di Cremona Antonio Napolioni, al rettore del Santuario di Caravaggio monsignor Amedeo Ferrari e al presidente del Consultorio della Diocesi di Cremona, da un «gruppo di cattolici devoti». Un’aspra critica all’iniziativa che si terrà (salvo cambiamenti) proprio al Santuario il 18 novembre, intitolata, «Tavolo di dialogo fra diocesi lombarde e realtà cattoliche Lgbt». La lettera è accompagnata da 300 firme: «Siamo semplici fedeli», dicono i promotori.

L’effetto della protesta, al momento, è quello di svelare uno spaccato troppo spesso passato sotto traccia: i gruppi di fedeli cattolici omosessuali. «Realtà simili alla nostra, che è più recente, esistono dagli anni ’80 — spiega da Cremona Sergio Caravaggio, del gruppo “Alle querce di Mamre” —. Parliamo di obiettivi opposti a quelle iniziative di cui a volte si sente parlare, che puntano alla “correzione” dell’omosessualità. Per noi lo scopo è favorire il dialogo, garantire rispetto e dignità, soprattutto in un cammino di fede». Esiste anche un gruppo a Bergamo, La Creta. E c’è un’associazione nazionale, Cammini di Speranza, che ha organizzato il «Tavolo» al Santuario di Caravaggio.

La protesta è in corso. È iniziata da Flavio Rozza, che vive proprio a Caravaggio ed è presidente di Noi per la Famiglia: «Ma l’associazione non c’entra, ho assunto la mia iniziativa da semplice cattolico. Ho visto la locandina, ho chiesto spiegazioni al Santuario, ho deciso di scrivere al vescovo e al rettore. Insieme ad altri fedeli ho preparato una lettera, che sarà inviata dopo una raccolta firme telematica: abbiamo ricevuto oltre 400 sottoscrizioni e andremo avanti fino al giorno prima dell’evento». La lettera: «L’attività omosessuale non esprime un’unione complementare, capace di trasmettere la vita, e pertanto contraddice la vocazione a un’esistenza vissuta in quella forma di auto-donazione che, secondo il Vangelo, è l’essenza stessa della vita cristiana», si legge in un passaggio che cita la Congregazione per la dottrina della fede. E ancora: «Ci sconcerta l’espressione “realtà cattoliche Lgbt”, che ponendo sullo stesso piano la dimensione religiosa e quella dell’orientamento sessuale di fatto contribuisce a legittimare e di conseguenza approvare comportamenti contrari all’ordine naturale, definiti disordini nel catechismo della Chiesa cattolica». La chiusura è altrettanto chiara: «Questa iniziativa, più che un tavolo di dialogo appare a tutti gli effetti una capitolazione alla mentalità del mondo, in opposizione a Cristo e al Vangelo».

La missiva non è stata ancora spedita ma è comparsa su un blog, dove viene pubblicizzata. E la Diocesi di Cremona ha diffuso una nota di don Antonio Facchinetti, sacerdote accompagnatore del gruppo spirituale di Cremona per gli omosessuali cattolici, «Alle querce di Mamre». Il testo specifica che l’incontro è organizzato da Cammini di speranza e non dalle Diocesi, per evitare equivoci sul titolo dell’evento, che parla di «dialogo tra Diocesi e realtà cattoliche Lgbt». Ma aggiunge, la stessa nota, che un gruppo come quello di Mamre «si adopera su mandato dell’allora vescovo Dante (Lafranconi, di Cremona, ndr)» e che «il dialogo è sollecitato anche dal recente documento finale del Sinodo dei vescovi che al paragrafo 150 recita: “Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi”». Non solo nei fatti, ma anche nei documenti, un’apertura della Chiesa c’è. Ma a Caravaggio la protesta cresce.

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