7 novembre 2018 - 09:06

Chiesa degli ex Riuniti: «Verifiche sull’origine dei fondi islamici»

La Regione: la nostra prelazione solo dopo i controlli

di Silvia Seminati

Chiesa degli ex Riuniti: «Verifiche sull’origine dei fondi islamici»
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La chiesa degli ex Ospedali Riuniti torna al centro del dibattito politico: l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, nel rispondere in Consiglio regionale a un’interrogazione sulla vendita dell’edificio, ha confermato che la Regione eserciterà il diritto di prelazione. Come aveva detto il governatore Attilio Fontana a fine ottobre, quando era scoppiato il caso. La vicenda era iniziata pochi giorni prima, quando l’Associazione Musulmani di Bergamo si era aggiudicata la vendita della chiesa.

In Aula, l’assessore ha spiegato che il responsabile della gara — lanciata dall’Azienda ospedaliera Papa Giovanni — sta ancora esaminando la documentazione presentata dagli islamici nella busta d’offerta, risultata la più alta. «Solo al termine di tale istruttoria — spiega Gallera — potrà essere deliberata l’aggiudicazione provvisoria dell’atto di vendita con una condizione sospensiva prevista dal Decreto legislativo 42 del 2004, che dispone la facoltà della Regione o di un altro ente pubblico territoriale di esercitare il diritto di prelazione, che prevede l’acquisto allo stesso prezzo stabilito nell’atto». Secondo l’assessore, prima di arrivare all’esercizio del diritto di prelazione, è necessario che sia stato già formato dal notaio l’atto di compravendita, comunque condizionato all’eventuale esercizio del diritto di prelazione da parte degli enti che ne hanno diritto. «Per formare tale atto — dice Gallera — il notaio deve innanzitutto verificare la provenienza del denaro utilizzato per il saldo della compravendita. Se dovesse emergere che è riferibile a uno Stato extra Ue, il notaio deve verificare la sussistenza del principio di reciprocità, vale a dire che in quello Stato una persona fisica o giuridica italiana deve poter acquistare un immobile da destinare alle stesse finalità». Il notaio dovrebbe in questo caso chiedere all’Ufficio Internazionale del ministero degli Esteri se un italiano possa acquistare nel Paese da cui provengono i soldi uno spazio in cui realizzare un luogo di culto diverso da quello islamico. «Se il principio di reciprocità è rispettato — spiega l’assessore —, il notaio procede alla stipula dell’atto di compravendita condizionato». Ma in questo caso entrerebbe in gioco la Regione, deliberando la proposta di prelazione e indicando anche come intende valorizzare il bene. «Se il principio di reciprocità non è rispettato — dice ancora Gallera —, il notaio comunica tale impedimento alla stazione appaltante, che procederà alla revoca dell’aggiudicazione e all’assegnazione al secondo classificato». Cioè la Diocesi ortodossa rumena, che da tre anni utilizzava la chiesa degli ex Riuniti in comodato d’uso gratuito.

Dopo le parole dell’assessore, il centrosinistra torna a chiedere alla Regione di cambiare la legge sui luoghi di culto. «Ciò che è accaduto a Bergamo — dice il consigliere regionale del Pd, Jacopo Scandella — potrebbe ripetersi in qualsiasi altro luogo, perché con questa legge, che rende impossibile l’edificazione o la trasformazione di edifici in luoghi di culto riconosciuti, tutti i luoghi di culto diventano estremamente ambiti e le varie confessioni continueranno a contenderseli. Perché questo non accada occorre cambiare la legge regionale e garantire a tutti la libertà di culto». Per il consigliere Niccolò Carretta (Lombardi civici europeisti), «la Regione si arrampica sugli specchi ma il pasticcio non si chiuderà facilmente. Per evitare che si ripetano paradossi come quello di Bergamo, con due comunità religiose arrivate a contendersi uno spazio di preghiera, è necessario istituire un tavolo di lavoro tecnico-politico per rivedere al più presto la normativa sui luoghi di culto».

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