19 settembre 2018 - 12:06

Sequestrò il ragioniere di Berlusconi, in cella

Condannato a 4 anni e 4 mesi, venne espulso. Arrestato in A4 con un documento falso

di Giuliana Ubbiali

Giuseppe Spinelli Giuseppe Spinelli
shadow

Sarebbe stato un caso identico a tanti altri. Un posto di blocco della polizia stradale, un controllo di documenti, un albanese con una carta d’identità rumena farlocca. Questo, se dalla banca dati non fosse emerso che il nome del passeggero sull’auto in A4 era Ilirjan Tanko, 38 anni, condannato in appello a 4 anni e 4 mesi come componente della banda di tre connazionali capeggiata da un italiano che il 15 ottobre 2012 sequestrò in casa, a Bresso (Milano), Giuseppe Spinelli e la moglie. Un altro nome noto, quello di Spinelli, ragioniere di Silvio Berlusconi.

Quattro giorni dopo, Tanko e gli altri finirono in manette. Si parlò di un sequestro per costringere Berlusconi a pagare 35 milioni di euro, in cambio i documenti «interessanti» relativi al Lodo Mondadori. In primo grado il gup decise condanne dagli 8,8 ai 4,8 anni, la metà di quanto chiesto dai pm derubricando il sequestro a scopo estorsivo in sequestro semplice. In appello, il 10 marzo 2014, le condanne vennero ridotte a 6,8 anni per il capo e, per Ilirjan Tanko, 4,4. Non li scontò. Il 22 aprile venne accompagnato alla frontiera. Espulso, anziché in carcere, con il divieto di fare ritorno per dieci anni. Cosa che non ha fatto. Il suo passato è riemerso alle 15.30 di lunedì, in A4. Alla guida dell’automobile fermata c’era un albanese con patente italiana e regolare permesso di soggiorno. Lo zio di Tanko, passeggero con carta di identità che ha insospettito gli agenti della Stradale di Seriate. In questura sono emersi i veri dati. E gli agenti della Polaria, che di documenti contraffatti ne vedono numerosi in aeroporto e hanno strumenti specializzati per verificarli, hanno confermato che la carta d’identità rumena era falsa.

Tanko è stato arrestato. «Sì, un sequestro lampo», ha risposto al giudice del processo per direttissima commentando la lettura dei suoi precedenti. Prima ancora ne aveva anche per sfruttamento della prostituzione. Dice di essere rientrato in Italia due ore prima del controllo della Stradale. Volo a Malpensa, dell’1.30. È arrivato dalla Spagna, è sempre il suo racconto, dove lavora come cassiere. E dove ha pagato 500 euro per avere la carta d’identità rumena. «La mia famiglia è tutta a Rovato, mi mancava. Sono rientrato per questo motivo, ma è la prima volta». Del documento falso se ne ridiscuterà il 3 ottobre. L’avvocato Cristian Mongodi, di Brescia, che assiste l’albanese ha chiesto i termini a difesa. Il trentottenne si era già giocato nel 2014 la carta dell’espulsione al posto dell’espiazione della condanna. Ora è finito in carcere, dove riparte la clessidra dei quattro anni e quattro mesi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT