16 febbraio 2019 - 11:43

Zingaretti tifa per Gori: «La Lega di Salvini ha mortificato il Nord»

Il candidato alle primarie del Pd incontra i sostenitori. Il sindaco non è in sala ma lui lo elogia: «Ha governato benissimo la città»

di Matteo Castellucci

Nicola Zingaretti, presidente del Lazio Nicola Zingaretti, presidente del Lazio
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«Non è una corsa podistica», glissa Nicola Zingaretti. Nei circoli della provincia ha ottenuto il 33,4%: meno del 47,4% raccolto a livello nazionale nella corsa per la segreteria del Pd, ma un risultato che lo rende «molto contento», anche se nega il derby con Maurizio Martina.

«Dopo undici anni di amministrazione delle mie terre — commenta Zingaretti —, e ho sempre vinto le elezioni, non avrei mai pensato a una risposta così generosa dal corpo del partito al Nord. Ho lanciato una provocazione al Pd: non si può tornare indietro né rimanere fermi a contemplare un infinito presente». Tutto esaurito all’auditorium della Casa del giovane di via Gavazzeni: modello convention e grafiche dedicate, che riprendono le tinte — sfondo giallo, scritte rosse e blu — della campagna, intitolata «Piazza Grande». Non è un monologo, il candidato parla per ultimo, commosso, dopo una serie di interventi, dalla Ruah al preside del Pesenti, Marco Pacati. La sindaca di Levate, Federica Bruletti, difende il sistema Sprar come via all’integrazione e contesta la retorica dell’«emergenza». I Giovani Democratici fanno servizio d’ordine. In un video, denunciano un «partito dominato da capi e capetti».

Da Zingaretti non manca il sostegno alla ricandidatura di Giorgio Gori a Palazzo Frizzoni. Gori che però in sala non si fa vedere e che ha deciso di stare lontano dallo scontro interno al partito sulle primarie del 3 marzo. «È una scelta vincente: ha governato benissimo — l’endorsement —. Bisogna difendere Bergamo da dinamiche politiche che in questi mesi fanno prevalere interessi di partito». È quella la colpa rinfacciata dal dem a Lega e M5S, nei palazzi ministeriali e laddove amministrano. «Guai a mettere questo Comune in mano a chi da Roma si fa molto gli affari suoi e non gli interessi dei cittadini», ammonisce Zingaretti. Che al Nord intravede una «grande novità» per recuperare terreno sul centrodestra. «Salvini ha costruito un partito nazionale e il cuore dell’identità della Lega non è più lo sviluppo, ma rabbia e individuazione del nemico, però l’odio non crea lavoro — attacca —. Un partito nato per la difesa del Nord si sta trasformando in uno dei principali responsabili della sua mortificazione».

Da governatore del Lazio, una delle poche regioni dove il centrosinistra ha tenuto nel terremoto del 4 marzo, Zingaretti si pronuncia anche sull’autonomia. «Il governo si è impantanato — il verdetto —. Dico sì all’autonomia che migliora l’Italia, non a un’idea che distrugge: è un approccio privo di fondamento pensare sia meglio essere gli ultimi di “qualcos’altro” che non i primi di un sistema Paese competitivo». Se il segretario provinciale Davide Casati officia da «super partes», in prima fila siedono il senatore Antonio Misiani, gli assessori Sergio Gandi e Giacomo Angeloni, la presidente del Consiglio comunale Marzia Marchesi. Ci sono anche due eurodeputati del Pd: Brando Benifei e Mercedes Bresso, ex presidente di regione in Piemonte. «Non devono essere le primarie del Pd, ma dell’Italia — carica Zingaretti verso i gazebo —: dall’esito di queste primarie dipenderà la possibilità di offrire una nuova speranza, unitaria, alla democrazia italiana».

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