11 gennaio 2019 - 15:46

Da Polenza e la possibile sfida a Gori: «Guardo i problemi, non le ideologie»

Lo scalatore e manager: mi è stato chiesto di mettermi al servizio della mia città, la sensazione che ho è che un Frecciarossa abbia fatto irruzione nel mio salotto

di Franco Brevini

Agostino Da Polenza, 63 anni, 14 spedizioni sugli Ottomila, 3 sul K2 Agostino Da Polenza, 63 anni, 14 spedizioni sugli Ottomila, 3 sul K2
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Una delle convinzioni più radicate negli ambienti alpinistici è che in montagna non si fa politica. Affermazione che si può accogliere fino a un certo punto, se è vero che la politica e l’ideologia, da Quintino Sella fondatore del Cai e ministro delle economie fino all’osso alle dittature della prima metà del Novecento, della montagna si sono abbondantemente appropriate.

E a un uomo di montagna la politica torna a interessarsi con la possibile candidatura a sindaco di Bergamo (per il centrodestra) di Agostino Da Polenza, figura storica dell’alpinismo bergamasco e prestigioso organizzatore di progetti internazionali, che intorno alla montagna ruotano. Fa effetto rivedere un vecchio amico dopo che un evento lo ha di colpo proiettato sulla scena pubblica. Alla persona che conosci se ne sovrappone un’altra, chiamata a fornire risposte ufficiali su questioni fino a ieri confinate alle chiacchiere personali.

«La sensazione che ho — commenta ridendo Da Polenza — è che un Frecciarossa abbia fatto irruzione nel mio salotto. Nelle vacanze di Natale ero a Champoluc con Stefania e con il nostro cane. Stavamo passeggiando al sole, in mezzo a quel poco di neve che era riuscita a non sciogliersi, quando mi è arrivata una telefonata. «Ta piasares mia pensaga?». Tu sai che a me piace organizzare, fare, gestire: ho guidato spedizioni e progetti di ricerca, ho fatto nascere con il professor Desio la Piramide all’Everest, il più alto laboratorio al mondo. Passato lo stupore iniziale, devo dire che mettermi a disposizione della mia città la sento come una cosa entusiasmante. Ma capisco anche che mi troverei a muovermi in un mondo diverso da quello che conosco, anche se l’amministrazione pubblica l’ho un po’ frequentata».

Alle pareti ci sono le foto che testimoniano la vita di Agostino: il K2, Desio, la Piramide, le misurazioni agli ottomila metri del colle sud dell’Everest, una carta del Khumbu, una del ghiacciaio del Baltoro. «Da un paio d’anni stavo sistemando le mie cose, come fanno tutti quelli che hanno raggiunto i sessant’anni. L’idea era di tornare a guardare alle mie montagne, che sono il mio mondo, e tornarci non solo professionalmente, come continuo a fare, ma con assiduità e per puro piacere. Montagna non è solo alpinismo. È anche natura, cultura, popolazioni, amicizie. Questa proposta butta tutto all’aria».

L’ipotetica candidatura del centrodestra riconduce Da Polenza a un preciso ambito politico e questo contrasta con la sua storia, che è quella di un battitore libero, disponibile a dialogare con tutte le componenti. «Non mi sono mai schierato ideologicamente, anche se da giovane ho frequentato dei grandi liberali bergamaschi come Angiolino Quarenghi. In seguito però ho avuto amici a destra e a sinistra. Al K2 sono andato con Alemanno, ma ho collaborato anche con Prodi e mi sono relazionato per le mie iniziative scientifiche con ministri e sottosegretari della ricerca di tutti i colori politici. Indubbiamente la mia formazione è dentro un mondo che è legato più al centro, centrodestra, sempre supponendo che simili distinzioni abbiano – e non lo credo – ancora un senso. A onor del vero devo però chiarire che non mi è stato chiesto di schierarmi, ma solo di mettermi a disposizione della mia città, portando il bagaglio della mia esperienza. Forse volevano solo una persona che guardasse ai problemi e non alle ideologie. La politica è un Moloch molto potente. Ma anche il K2 era potente, imponente e pericoloso. Quella volta fu benigno ed ebbi la fortuna di arrivare in cima. Nella vita ci vuole fortuna. Chissà questa volta?».

Le relazioni internazionali, sia ai tempi dell’Anno internazionale della Montagna, che Da Polenza gestì per conto dell’Onu, sia nei progetti di sviluppo e cooperazione, hanno garantito al candidato sindaco in pectore uno sguardo critico sul mondo, con il quale tornare a guardare alla sua città. «Bergamo è soffocata dal traffico, la viabilità è uno dei problemi, se non il problema. Poi c’è l’aeroporto, che è una grande fortuna, ma va anche gestito nel rispetto delle popolazioni locali. In compenso Bergamo è rimasta tagliata fuori dall’alta velocità ferroviaria, che ormai domina i trasporti. In quel mondo noi ci siamo ritrovati a essere una realtà marginale».

Sul tema delle immigrazioni dai paesi in via di sviluppo Da Polenza ha un’esperienza diretta che pochi altri possono vantare, soprattutto nel rapporto con i paesi islamici. «Ieri con lo staff di Ev–K2–Cnr mi sono occupato tutto il pomeriggio del Pakistan e di un progetto di ecoturismo. Ho capito che in una regione da cui provengono molti immigrati bisogna avere la capacità di attivare meccanismi di collaborazione e cooperazione, in modo da sviluppare capacità tecniche e imprenditoriali locali. Nel nord del Pakistan, dove ci sono gli ottomila del Baltoro, nel giro di cinque anni i 30 mila turisti locali sono diventati 2,5 milioni. Lì c’è un mondo da gestire. Ecco cosa bisogna fare: esportare know how imprenditoriale, invece di importare gente povera e disperata. Io ho un ufficio a Islamabad, dove impiego una quindicina di ragazzi di ogni confessione e religione: cristiani e islamici, sciiti e sunniti. A Natale hanno fatto l’albero e il presepe. Ci vuole il dialogo, che è la base di una convivenza serena».

Fra tutti i temi, la montagna e in particolare quella bergamasca, è uno fra quelli che più coinvolgono Da Polenza. «La nostra è una gran bella montagna. Ti ricordi il piano di sviluppo complessivo delle montagne di Bergamo che facemmo tanti anni fa? Oggi ci sono numerose iniziative: rifugi, sentieri, ultratrail. Forse bisognerebbe incominciare a pensare lo sviluppo in modo organico e coordinato, con una visione complessiva, coordinando molte iniziative che non dialogano».

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