12 gennaio 2019 - 10:12

La Cooperativa Monterosso cacciata dal Don Orione dopo 31 anni: è scontro

In bilico 200 lavoratori, il dubbio del presidente della coop: «Forse la mia fede islamica non va più bene». Guerini (Confcooperative): «Siamo basiti per quello che sta accadendo». Il Centro contesta alcuni servizi, ma non commenta

di Donatella Tiraboschi

La Cooperativa Monterosso cacciata dal Don Orione dopo 31 anni: è scontro
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«Guardi che io sono musulmano, cristiano ed ebreo. Tutte e tre queste cose insieme perché queste religioni adorano un solo Dio». Roteando la mano in aria, Esam Abd El Monim cerca, insieme al minimo comun denominatore monoteistico, una giustificazione a quanto sta succedendo alla Cooperativa Sociale Monterosso, di cui è presidente. E che, dopo 31 anni di servizio, tra forniture assistenziali, pulizia e cucina, una decisione della direzione del Don Orione di Bergamo ha messo improvvisamente alla porta. Perché? Al centro lavorano in 200, Abd El Monim e i suoi collaboratori non se ne capacitano. Se la razionalità non trova, a suo dire, «motivi validi», cerca di far appello a qualcosa d’altro, nero su bianco in una lettera: «Ragioni di antipatia da parte del direttore — scrive riferendosi a don Alessio Cappelli —, un comportamento difficile da ricondurre ad un religioso. Non nascondo qualche dubbio connesso alla mia provenienza (sono egiziano, presente sul territorio italiano da sempre) ed alla mia fede religiosa musulmana. La nostra cooperativa è vittima di un fatto di violenza ingiustificato ed immotivato».

Esam Abd El Monim
Esam Abd El Monim

«La Monterosso incarna davvero lo spirito cooperativo — interviene Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative —. Lasciamo stare i motivi religiosi, tanto più che fu fondata dal parroco di Monterosso. Siamo basiti per quanto sta succedendo e stiamo cercando di capirci qualcosa». Cosa che può essere fatta solo unilateralmente, perché don Cappelli fa dire alla portineria del Don Orione di essere «in riunione», mentre Abd El Monim riannoda i fili degli ultimi mesi. «Il 10 dicembre abbiamo ricevuto una lettera in cui con un preavviso di 60 giorni ci veniva data comunicazione del recesso del contratto in scadenza nel 2023». Motivo? «Nessuna contestazione, premesso che il recesso era una clausola prevista dal contratto: per giusta causa o senza risarcimenti». Della giusta causa non ci sarebbe traccia. Nessuna contestazione o disservizio alla Monterosso fatti in tempi non sospetti, che anzi riceve encomi dagli ospiti e dalle loro famiglie. «Avevo notato — prosegue Abd El Monim — un atteggiamento sfuggente di don Alessio, a cui ho chiesto spiegazioni. C’è qualcosa che non va? “Vedremo”, mi ha risposto con lo sguardo basso». Dopo la lettera, i primi dell’anno, Abd El Monim e i suoi sono andati a Milano ad incontrare don Alessandro d’Acunto, il legale rappresentante del Don Orione. Perché ci lasciate a casa? La palla rimbalza. «Chiederò spiegazioni a Bergamo», è la risposta del sacerdote.

Sviluppi dell’ultima ora vedono l’inoltro di una mail in cui vengono avanzate da parte del Centro contestazioni sul servizio lavanderia con lavaggi non necessari e ammanchi di biancheria. Lamentele mai segnalate prima. Quanto al recesso, l’altra eventualità, va segnalato che il contratto sottoscritto è stato stilato in deroga al codice civile, senza nemmeno prevedere l’indennizzo dell’appaltatore. «A noi interessa lavorare», chiude Abd El Monim che deve far quadrare i conti della sua coop, una onlus che opera anche in altre realtà assistenziali (ricavi per 10 milioni di euro e utili intorno ai 200 mila, ma tutti reinvestiti).

Pronta al subentro, il 10 febbraio, c’è la cooperativa Quadrifoglio di Pinerolo. «Nota per essere una realtà che punta al business, più che incarnare lo spirito cooperativo — conclude Guerini —. Ai lavoratori della Monterosso che si riconoscono in questo spirito dico di resistere». Un presidio ai cancelli da lunedì lo testimonierà. «Non conosco Guerini e non intendo rispondere — replica il presidente di Quadrifoglio, Elvio Chiatellino —. Siamo molto lieti di esserci aggiudicati questa trattativa privata. Riguardo al personale, rileveremo tutti i dipendenti in organico. E questo avverrà a fronte di una trattativa sindacale che sarà avviata. Altro al momento non posso dire, perché, non per colpa imputabile al Don Orione, non siamo a conoscenza delle condizioni e del trattamento del personale. Non sappiamo nemmeno la composizione dell’organico».

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