16 marzo 2019 - 09:01

Stucchi, guanto di sfida sui posteggi: «Da pagare solo nei giorni feriali»

L’avversario di Gori: sindaco troppo attento ai migranti, giunta assente nelle periferie

di Simone Bianco

Giacomo Stucchi, 50 anni, ex parlamentare candidato sindaco per il centrodestra Giacomo Stucchi, 50 anni, ex parlamentare candidato sindaco per il centrodestra
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«Io ho scoperto di volermi candidare dai giornali, l’estate scorsa». Giacomo Stucchi (foto) non è ancora del tutto uscito dal personaggio del «quasi candidato». Ma è solo un momento, l’ex presidente del Copasir ha avuto il via libera di Matteo Salvini da Roma ed è già in piena campagna elettorale: lancia proposte, si prepara a girare per i quartieri e a battere una città che, a sua detta, è pronta a lasciarsi alle spalle i cinque anni di Giorgio Gori. E anche lui, appunto, è pronto.

«Potevo fare altre scelte, potevo anche candidarmi alle Europee. Ma la mia priorità è sempre stata Bergamo».

Perché?
«Perché dopo aver passato 22 anni a Roma, governare la tua città significa dare risposte ai cittadini, poter incidere sulla loro vita quotidiana».

In tutti quegli anni in Parlamento ha avvertito il distacco tra la politica dei palazzi e gli elettori?
«Più che altro lavori con altri mille colleghi e non è semplice occuparsi delle peculiarità di un territorio come quello di Bergamo».

Non era strano trovarsi nella terna dei possibili candidati insieme alla sua compagna, Silvia Lanzani?
«Ma no, noi ne abbiamo parlato sempre molto tranquillamente. In realtà l’unica cosa che mi dispiace, avendo avuto io in questi anni dei ruoli politici, è averle reso più difficile accedere a certe posizioni, che ha tutte le qualità per ricoprire».

C’è ancora la Lega che si lamentava delle tante risorse mandate da Bergamo a Roma e del poco che torna indietro?
«Sicuramente. La Lega oggi ha due priorità, dopo la legge sulla legittima difesa c’è l’autonomia delle Regioni del Nord. Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti ci stanno lavorando».

E in lei c’è ancora il leghista di una volta, passato attraverso la secessione e il federalismo?
«Io sono entrato nella Lega nel 1987, quando Umberto Bossi ancora non era senatore e io non sapevo chi fosse. Avevo 17 anni, stavo facendo la patente e il mio istruttore di guida, un abruzzese, mi continuava a dire: bisogna votare la Lega Lombarda. Ho fatto la prima tessera nella vecchia sede di via Sant’Orsola, una soffitta, con dei compagni di classe: per 15 mila lire ti mandavano a casa anche il settimanale Lombardia Autonomista. E il discorso dell’autonomia è tuttora un tema su cui, per me come per Salvini, non si transige».

Gori come ha speso i soldi arrivati da Roma in questi anni, compresi quelli del Bando Periferie?
«Intanto non li ha spesi tutti, ad esempio di quelli del Patto per la Lombardia non ha speso niente. Ma questo dipende soprattutto dalle difficoltà normative enormi che in questo Paese provocano un danno continuo ai cittadini e al sistema produttivo».

Quindi non è colpa del sindaco. Era un tentativo per farle dire qualcosa di negativo sul suo avversario.
«No ma il mio giudizio su questa amministrazione è negativo, non ha soddisfatto me e non ha soddisfatto i cittadini. La cosa peggiore sono state le scelte ideologiche che hanno premiato, vedi l’Accademia dell’Integrazione, gli ultimi arrivati in città, senza meriti, dimenticando le tante persone che a Bergamo soffrono con dignità e avrebbero diritto a un aiuto».

Molte di quelle iniziative l’amministrazione le ha fatte con l’appoggio della Curia. Questo legame sarà un problema per voi sul piano elettorale?
«Io ho buoni rapporti con la Chiesa di Bergamo, c’è reciproco rispetto anche se su alcuni temi abbiamo idee diverse».

Come viene percepito Gori in città, secondo lei?
«Come il Renzi di Bergamo, che ha aiutato molto gli ultimi arrivati e poco gli altri. D’altra parte se vivi in una realtà esclusiva non ti puoi rendere conto di quello che succede nel resto della città. Io giro molto per i quartieri, soprattutto nelle periferie c’è la sensazione di essere stati abbandonati. Non puoi ricomparire 5 anni dopo aver preso i voti per fare un tour elettorale, se non hai ascoltato i cittadini giorno per giorno. Sono convinto che soprattutto nei quartieri più popolari noi avremo un grande risultato. C’è bisogno di risposte sulla sicurezza, sui temi della sosta, dell’aeroporto».

E voi che risposte darete? Tornerete indietro sui parcheggi blu del centro a pagamento di domenica?
«Sì, io credo che si debba trovare una soluzione alternativa, quella dei parcheggi a pagamento in centro è una scelta che può andare bene nei giorni feriali ma non può penalizzare sempre chi viene in città. Sulla mobilità bisogna fare altre scelte: possibile che in questi anni nessuno si sia accorto delle code che ogni domenica ci sono per salire in Città Alta con la funicolare? Va ripensata la frequenza di quelle corse, o vanno potenziate linee come la 1 o la 3».

Ci sono i soldi per fare tutte le grandi opere in programma, la T2, il treno per Orio, il raddoppio Ponte-Montello? Qual è la priorità?
«Io credo che si debba fare una valutazione molto attenta delle priorità e delle risorse realmente disponibili. Sia la T2 che il treno per l’aeroporto coprono fasce importanti di utenti, anche il raddoppio sarebbe utile ma prima bisogna capire se le risorse sono davvero sufficienti».

Ci sono quartieri arrabbiati per le ricadute dell’aeroporto in termini di rumore. Sarete in grado di fare promesse nette?
«Non c’è l’intento di castrare lo sviluppo economico prodotto da Orio. Però si può cercare di rivedere la distribuzione dei disagi, attraverso un ripensamento delle rotte e va messo un limite alla crescita dell’aeroporto. La coalizione dovrà definire le linee d’azione nel programma».

Così come è impossibile pensare a un intervento drastico sul contestato cantiere del parcheggio di via Fara.
«Il cantiere ormai va completato. Ma si può provare a capire come limitare i danni, soprattutto per i residenti che in questo momento sarebbero costretti a parcheggiare sulle Mura».


Che campagna elettorale farà? La Lega ha qualche grosso problema di soldi.
«Faremo una campagna elettorale low cost, senza spin doctor, contando su tanta gente che si vuole impegnare gratuitamente. Anche perché noi della Lega la campagna elettorale la facciamo sempre, tutte le settimane siamo nei quartieri, siamo presenti ovunque con i nostri militanti e i nostri rappresentanti. Anche per questo dico che il tema del ritardo della candidatura è stato un po’ un falso problema. Siamo pronti da tempo».

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