4 aprile 2019 - 10:55

Il Polo della Brembo a Nanchino
«In 5 anni la Cina primo mercato»

Il gruppo bergamasco ha aperto il terzo stabilimento nel Paese orientale

di Dario Di Vico

Taglio del nastro al polo di Nanchino Taglio del nastro al polo di Nanchino
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La rotta del capitalismo italiano oggi viaggia su Bergamo-Nanchino. La doppia notizia che viene dall’ex capitale della Repubblica Cinese e oggi capoluogo del Jiangsu — l’apertura di un nuovo stabilimento Brembo e la volontà di Alberto Bombassei di raddoppiare la taglia del suo gruppo — arriva in un momento difficile dell’industria italiana alle prese con una recessione non solo tecnica e con un pericoloso calo degli investimenti. Come i Ferrero di Alba che hanno conquistato l’americana Kellogg’s così il gruppo bergamasco rilancia il ruolo delle multinazionali tascabili made in Italy non solo per vendere in tutto il globo i prodotti tricolori ma per ridare adrenalina a un mondo che altrimenti rischia di vivere tra gli incubi

È il capitalismo di territorio, che riesce ad essere ancora profondamente radicato nelle sue origini e insieme capace di affrontare le sfide globali, a ridare adrenalina a un mondo come alle prese con presagi negativi. Mentre infatti in Italia siamo alle prese con la riorganizzazione forzosa del ministero dello Sviluppo economico e con i dubbi del nuovo governo su Industria 4.0 la scelta di Brembo di crescere ulteriormente è un’ottima notizia e contiene almeno tre insegnamenti.

Il primo riguarda la forza di un capitalismo familiare che sappia guardare al futuro. La vicenda Magneti Marelli e l’impossibilità di Brembo di riuscire a mangiare un boccone grande tre volte il suo fatturato ha comunque spinto il gruppo dirigente a pianificare il futuro del gruppo. Per resistere in un mondo, in cui le complesse vicende dell’automotive porteranno comunque a un consolidamento non solo delle industrie di assemblaggio ma anche dei componentisti, Bombassei batte un colpo. Bergamo vuole essere in quel ristretto club. E per renderlo possibile sceglie di diluire il controllo dell’azionista di maggioranza fino al 30% (è solo un’ipotesi per ora), rafforzare alcuni strumenti societari di governance e comunque assicurare la continuità e il controllo della gestione. L’assemblea Brembo del prossimo 18 aprile acquista di conseguenza nuovo interesse e non solo per sapere come sia cresciuto nel frattempo il fatturato arrivato nel 2018 a quota 2,6 miliardi. E l’evoluzione dell’automotive verso l’elettrico non scoraggia i bergamaschi, anzi come ha annunciato il vicepresidente esecutivo Matteo Tiraboschi ci potrebbe essere a breve un primo accordo con un importante cliente per un sistema frenante di nuova generazione.

Il secondo insegnamento riguarda il 4.0. Gli industriali italiani hanno desunto questo format dall’esperienza tedesca ma sono stati capaci di farla propria e di adattarla alle proprie esigenze. E oggi Alberto Bombassei può dire con legittimo orgoglio che apre in Cina il suo terzo stabilimento all’insegna proprio delle tecnologie di connessione più avanzate. Non è un caso che sia previsto anche un centro di ricerca e sviluppo con 15 specialisti e in parallelo all’apertura del nuovo impianto Kilometro Rosso sia stato firmato un memorandum d’intesa che prevede una stretta collaborazione tecnologica tra il parco scientifico di Stezzano e la regione della Jiangsu. È sicuramente un peccato che in Italia ci si stia ancora baloccando sul super-ammortamento mentre bisognerebbe capire come il 4.0 è un’avventura irreversibile che va monitorata di continuo e accompagnata da scelte pubbliche coerenti.

Il terzo insegnamento riguarda i rapporti tra Italia e Cina. Bombassei presiede da poco la Fondazione che si occupa delle relazioni tra i due Paesi e con il suo investimento a Nanchino dimostra che la Via della Seta non deve per forza essere a senso unico. E anche in questo caso i territori possono svolgere un ruolo significativo. Abbiamo vissuto nei giorni scorsi roventi polemiche sulla visita di Xi Jinping a Roma e in particolare sulla firma italiana al memorandum predisposto da Pechino. Bombassei ha seguito ovviamente con grande attenzione tutta la vicenda anche se l’investimento Brembo a Nanchino non è rientrato tra gli accordi industriali sottoscritti. «La visita è stata tutto sommato positiva — ha detto ieri Bombassei — e il presidente Xi Jinping è rimasto sinceramente impressionato sciogliendo così l’iniziale rigidità. La capacità di interscambio tra i due Paesi ne esce rafforzata». E infatti entro cinque anni la Cina diventerà il primo mercato di sbocco per il gruppo di Stezzano.

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