13 giugno 2018 - 10:55

Lega, Pd e le amministrative 2019: la lezioni di Brescia

La vittoria di Del Bono dimostra come anche in un momento così propizio per la Lega il centrodestra non deve sottovalutare il Pd

di Simone Bianco

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Bergamo è Bergamo, Brescia è Brescia, ma il risultato delle amministrative di domenica, a 50 chilometri di distanza, insegna a non dare nulla per fatto in vista del 2019. Se il centrodestra, di fronte a un Pd catatonico a livello nazionale e a un Giorgio Gori indeciso sul futuro, si fosse convinto di aver già vinto la sfida per Palazzo Frizzoni, rischierebbe di fare un errore. Perdere si può, anche con la Lega più forte che mai: lo dimostrano i quasi 16 punti di distacco subiti da Paola Vilardi (candidata di provenienza Forza Italia) rispetto al sindaco uscente Emilio Del Bono.

Il Pd a Brescia è arrivato al 34,6%, segno che svincolato dal marchio Renzi resta un partito vitale. Un avvertimento serio per il centrodestra di Bergamo che ora deve cominciare a lavorare in vista del 2019. Valutando pro e contro. Da un lato, la possibile sovrapposizione con le Europee, il prossimo anno potrebbe trascinare Lega, FI e alleati a un buon risultato locale. Dall’altra parte, le condizioni di partenza non sono facili come potrebbe sembrare. Ad esempio, è noto che alle Regionali Gori ha vinto in città, un po’ meno il fatto che la Lega (salita a percentuali altissime in provincia) nel capoluogo alla Camera si è fermata al 21,7%, che sommato al 12,8% di Forza Italia non basta per una vittoria. E da Brescia arrivano altre due lezioni: in mancanza di un candidato solido e con metà dell’elettorato cinquestelle che a livello locale torna verso sinistra, battere un sindaco uscente del Pd — anche in questa fase storica — resta molto complicato.

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