29 marzo 2019 - 17:11

L’Italia unita, Lega al sud e mafie al Nord

Certo, non è il Paese che si immaginava Cavour

di Davide Ferrario

L’Italia unita, Lega al sud e mafie al Nord Roberto Saviano
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Ve lo ricordate (sono solo pochi anni fa…) quando la Lega si scagliava contro Saviano che parlava delle infiltrazioni mafiose al Nord perché «la mafia al Nord non esiste»? Beh, oggi nemmeno Salvini lo nega, però ci assicura che «tra qualche mese o anno sarà cancellata». Se lo dice lui… Intanto, anche a Bergamo, col caso Alma e con quello delle pizzerie di via XXIV Maggio, constatiamo come ormai, nel nome del profitto illegale, italiani del Nord e italiani del Sud trovino interessi perfettamente concordanti. Come è stato ricordato dai magistrati milanesi, la cosa più angosciante del fenomeno è che sembrano saltati, tra i lombardi, quegli storici freni inibitori di cultura naturale che costituivano un argine contro la mafia. Mi viene da accostare questo fenomeno a un altro, apparentemente slegato: l’affermazione politica della Lega al Sud, cosa che — nella gerarchia degli eventi improbabili — era altrettanto impensabile della diffusione della mafia al Nord. Non è che le due cose invece si tengono? Naturalmente non sto dicendo che mafie e Lega sono causa ed effetto. Ma sono due fenomeni culturalmente convergenti: i settentrionali assomigliano sempre di più ai meridionali, e viceversa. All’orizzonte si affaccia un’Italia finalmente unitaria. Certo non è quella che si immaginava Cavour: questa è sistemicamente corrotta nei fatti quotidiani quanto «dura e pura» nelle apparenze. Non è però una novità: è un’ipocrisia che ben conosciamo come tratto del carattere nazionale fin dai tempi di Machiavelli.

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