Bologna

8 marzo, migliaia in corteo a Bologna. Gessica: "In troppe non festeggiano con noi"

(eikon)
Gli appelli e la rabbia contro femminicidi, precarietà sul lavoro e sfruttamento. I primi dati dello sciopero: metà autobus fermi. Il corteo attraversa il centro in serata: cori contro Salvini
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BOLOGNA - Migliaia di donne (con tanti uomini) hanno manifestato a Bologna per lo sciopero dell'8 marzo. Il corteo è partito da piazza XX Settembre verso le 18, con un'ora di ritardo, e si è concluso in piazza Maggiore alle nove di sera. Contro la violenza, la precarietà sul lavoro e il razzismo le donne hanno alzato la voce. E si sono prese la città. Con cori contro il ministro Salvini, all'inizio del corteo, cartelli contro il disegno di legge Pillon e a difesa della legge sull'aborto. Contro la violenza maschile, per dire basta ai femminicidi. Ma anche a difesa delle migranti, per "dire che siamo stufe della precarietà nel lavoro e del patriarcato", gridano al microfono le femministe di Non una di meno, il movimento che ha promosso lo sciopero globale delle donne.

La mobilitazione era iniziata alla mattina, con i picchetti all’Interporto, di fronte ai magazzini della logistica e in particolare a quelli della Yoox. Con fazzoletti, bandane, magliette e parrucche rosa e fucsia le donne si sono fatte sentire in piazza Maggiore. Mentre lo sciopero, che ha coinvolto i trasporti, la scuola, i servizi pubblici, ha fermato la metà degli autobus. A indirlo sono state tutte le sigle del sindacalismo di base. In una nota, Usb Bologna parla di una grande adesione di piazza con assemblee, convegni, seminari di approfondimento dalle scuole alle fabbriche.

8 marzo migliaia in corteo a Bologna al grido di "Salvini fuori dalle balle"


In piazza la voce delle donne. Viene letto un messaggio delle donne curde, le educatrici precarie dei nidi, bocciate al concorso e ora senza futuro, gridano: "Possono toglierci i sogni, non la dignità". C'è la musica, si balla per affermare diritti. La Casa delle donne per non subire violenza ricorda le 112 donne uccise nel 2017, il 37% delle uccisioni totale. "Dal 2005 al 2017 contiamo 1.507 donne in meno". Troppe e sono pure dati parziali. Donne uccise da partner ed ex.

"Questa piazza è la risposta all’oppressione di un governo che attacca costantemente e su più fronti il diritto all’aborto e alla salute, è l’urlo di ribellione al disegno familistico del senatore Pillon, con questa piazza ci sottraiamo ai rigidi ruoli imposti dalla società", gridano le attiviste di Non una di meno. Davanti a Palazzo d'Accursio c'è il banchetto dell'Udi dove si distribuiscono mimose. "Per noi rimane un simbolo di lotta", spiega Katia Graziosi. "Questa piazza è bella e giovane, noi femministe storiche ci battiamo qui, ma anche ai tavoli istituzionali e nei tribunali costituendoci parte civile nei processi di femminicidio".

Il Coordinamento migranti porta le testimonianze delle donne: Hajiba, che lavora occasionalmente come mediatrice culturale, ma deve fare le pulizie a casa per avere un contratto che le permetta di chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno; Abrar, operatrice nel volontariato e poi operaia nei magazzini, dove ha visto punire le lavoratrici straniere che rivendicavano i propri diritti, oggi in sciopero per "prendere parola per dire che siamo uguali e basta violenza". Infine Selua, metalmeccanico per due anni, poi badante e ora disoccupata.

Basta violenza, basta razzismo, basta precarietà e lavori sottopagati: le parole d'ordine. Ci sono le ragazze della palestra popolare Vag 61 che si allenano al combattimento e fanno yoga. I docenti universitari tengono lezioni sul Crescentone. Rita Monticelli, esperta di studi di genere, interroga le sue studentesse sedute per terra: "Cosa è il genere in condizione di schiavitù?".  C'è il banchetto della scuola "Degenere", luogo di una formazione libera dagli stereotipi e dal razzismo, e l'angolo in cui baby sitter (maschi) fanno giocare i bambini piccoli. Ci sono tante studentesse. E' la piazza delle ragazze, il neofemminismo che avanza. Arrabbiato ("Il raptus non esiste e non è un attenuante"), ironico ("l'unica Pillon che voglio è quella anticoncezionale"), duro: "I want my fucking rights", la maglietta di Sara, 17 anni, liceale delle Laura Bassi. "Le lotte delle nostre madri e nonne sono state importanti - dice - ma ora dobbiamo ricominciare. Essere in piazza per me è un atto di civiltà. Sono qui per me stessa e per tutte le donne".

In serata il corteo che ha attraversato il centro storico. Un 8 marzo dove arrivano forti anche le parole di Gessica Notaro, la giovane riminese sfregiata con l'acido dall'ex fidanzato Edson Tavares: "Sono due anni che mi batto per aiutare le donne vittime di violenza. Ci metto anima e corpo. Eppure non è mai abbastanza. Basta accendere la tv e guardare i Tg per rendersene conto. Troppe donne dovrebbero essere qui con noi oggi a festeggiare l'8 marzo e invece non ci sono più. Le ultime proprio ieri e l'altro ieri. Non penso che serva aggiungere altro".

Non è mancata la polemica della Lega. "Il solito teatrino organizzato dai soliti noti che non hanno nulla da fare durante il giorno". La Lega attacca sul presidio degli Operatori sociali davanti alla Regione Emilia-romagna. E' il consigliere regionale Daniele Marchetti, a tuonare contro la manifestazione organizzata questa mattina in viale Aldo Moro in concomitanza con l'8 marzo. "Una manifestazione partecipata da un manipolo di ragazzi che, strumentalizzando biecamente la festa della donna, hanno colto l'occasione improbabile per attaccare il ministro dell'interno, Matteo Salvini".