Bologna

Cold case, ucciso 30 anni fa sul Po: nuovi indagati per omicidio. Il fratello: "Una svolta"

Willy Branchi, 18 anni, fu trovato massacrato e nudo. Anche un parroco accusato di calunnia dopo la riapertura del caso

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FERRARA - Svolta nell'indagine sulla morte di Willy Branchi, diciottenne di Goro ucciso e poi abbandonato nella golena del Po 31 anni fa.

La Procura di Ferrara, che ha riaperto le indagini sul caso, ha iscritto nel registro degli indagati una o più persone per omicidio volontario. A darne notizia è Luca Branchi, fratello di Willy, in un post su Facebook, alla luce delle notizie avute dal legale della famiglia, Simone Bianchi, che ha fatto accesso agli atti.

Assoluto riserbo dalla Procura, sui nomi degli ipotizzati assassini, e sui riscontri che hanno portato all'iscrizione.  L'importante sviluppo investigativo, in un'inchiesta riaperta quattro anni fa, dopo un oblio lunghissimo sulla verità della morte di Willy, è il frutto della pressione degli inquirenti, il pm Andrea Maggioni e i carabinieri del Reparto investigativo di Ferrara, e giunge a seguito delle indagini compiute a carico di altre sei persone, testimoni reticenti sui fatti e accusati di false informazioni al pm, compreso don Tiziano Bruscagin, parroco a Goro all'epoca.

Ora il sacerdote è accusato anche di calunnia, dopo gli accertamenti e i riscontri testimoniali. 

Il giovane fu trovato morto il 30 settembre 1988 nella golena del Po, nudo e con il capo fracassato dal colpo di una pistola da macello. Un delitto rimasto senza colpevoli, tra omertà, poche certezze, e indagini che riguardarono anche un giro di pedofilia nel paese.

"Ho aspettato con pazienza questo momento... tante volte ho pensato che non sarebbe più arrivato. E invece ho fatto bene a continuare a credere e sperare". Così Luca Branchi commenta su Facebook le novità nell'indagine sulla morte del fratello Willy.

Dopo aver saputo dello sviluppo dell'inchiesta che "mi ripaga delle sofferenze e dei dolori che in questi anni io e la mia famiglia abbiamo passato", spiega che "mi avevano chiesto di tenere la cosa ancora riservata, ma non ce l'ho fatta. E' più forte di me. Dopo 30 anni e 8 mesi, dopo tanto dolore, dopo tante bugie, prese per i fondelli, la notizia che è arrivata in queste ultime ore potrebbe davvero essere la svolta decisiva per arrivare a quei bastardi che hanno ridotto in quel modo Willy".

"Non sono qui a colpevolizzare nessuno - prosegue - ma se la Procura è arrivata a tanto, credo che abbia in mano elementi decisivi. Mentre scrivo ho gli occhi gonfi di lacrime, perché dopo aver visto mio padre morire pian piano, con la foto del suo Willy tra le mani, dopo aver ascoltato tutti i giorni, ancora oggi, mia madre parlare con Willy a voce alta e chiamarlo a ogni ora del giorno e della notte, credo sia il minimo». Ora a lui e alla famiglia "interessa una cosa sola, sapere chi ha ucciso mio fratello".