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Guerra e arte: dal dialogo l’unica alternativa alla violenza

Una mostra, allestita presso il MAR di Ravenna e caratterizzata da opere di grandi artisti, indaga il tema del conflitto e sostiene una tesi, risultato del confronto tra diversi linguaggi espressivi
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La storia dell’umanità è stata costantemente caratterizzata da ostilità, dispute, contrasti e rivendicazioni che solo raramente si sono risolti con il dialogo ed il tentativo di comprendere le ragioni degli altri, finendo spesso per sfociare in sanguinosi conflitti, forieri di lutto e distruzione. Nel corso dei secoli l’orribile spettacolo della guerra, con le sue crudeltà e contrapposte ideologie, ha avuto grande influenza sulle attività culturali e intellettuali, stimolando le più disparate forme artistiche che hanno fornito chiavi di lettura diverse degli effetti provocati dalla follia umana.
 
È tuttavia proprio dall’arte, somma aspirazione alla libertà di pensiero e di espressione, che può arrivare una via alternativa alla violenza. La guerra, intesa come conflitto, rappresenta una costante antropologica, ma la sua furia distruttiva potrebbe essere arrestata con l’affermazione del primato della parola. Grazie alla pluralità dei linguaggi espressivi che hanno assunto le arti contemporanee, il contrario della guerra può diventare non tanto la pace quanto la dialettica: è questo il punto di vista proposto nella mostra “? War is over. Arte e conflitti tra mito e contemporaneità”, organizzata dal comune di Ravenna in collaborazione con il MAR, Museo d’arte della città, dove l’esposizione verrà ospitata dal 6 ottobre 2018 al 13 gennaio 2019.
Emilio Isgrò - Weltanschauung 
Una mostra la cui genesi è idealmente collegata al centenario della fine della prima guerra mondiale, ma che non riflette sui conflitti a livello storico bensì schiudendo orizzonti più ampi. Un articolato itinerario suggerisce letture molteplici e sostiene una tesi che il titolo, caratterizzato da un punto interrogativo iniziale, riesce ad esprimere soltanto in parte. Il percorso espositivo si snoda attraverso opere e immagini di grande impatto visivo ed evocativo e, anziché seguire un criterio cronologico, procede per assonanze, contrasti, armonie e disarmonie, in modo da sottolineare l’assoluta contemporaneità di ogni pezzo e metterlo a confronto con altri portatori di sensibilità diverse.
 
Il fulcro della mostra, basata sulle scelte curatoriali di Angela Tecce e arricchita dal punto di vista filosofico-letterario di Maurizio Tarantino, è costituito da un nucleo di artisti “storici” e di dichiarata fama che hanno declinato le tematiche della guerra in modi anche opposti: dalla propaganda bellico-futurista di Marinetti a De Chirico, dalla straziante riflessione di Picasso alla voce sonora e indignata di Guttuso, passando per la lacerazione espressa da Lucio Fontana e Alberto Burri, fino ad arrivare – solo per citarne alcuni – a Fabre, Rauschenberg, Warhol, Kiefer, Christo e Marina Abramovic.

Una selezione fotografica delle opere di  “? War is over Tre i temi attorno ai quali si articola il progetto e che si intersecano lungo il percorso per rendere più fitta la trama della mostra: “Vecchi e nuovi miti”, dedicato alle ideologie che in passato come oggi sono state spesso alla base dei conflitti; “Teatri di guerra. Frontiere e confini”, con la rilettura data dagli artisti delle immagini di guerra; “Esercizi di libertà”, rivolto a ciò che l’arte può dirci sul nostro futuro. A impreziosire la mostra è un ricco contrappunto che raccoglie, oltre a opere originali di Marinetti e a un manoscritto di Croce mai mostrato prima al pubblico, scritti e considerazioni di pensatori, scrittori, poeti e filosofi: Eraclito, Machiavelli, Hobbes, Kant, Hegel, Montale, Primo Levi e Claudio Magris.
Degno completamento di un percorso espositivo così denso sono quattro installazioni curate da Studio Azzurro, capaci di creare un ideale legame, immateriale ma nel contempo solido, tra i piani e i livelli sui quali si distribuisce la mostra, integrandola con suggestioni audiovisive e interattive. Tra queste spicca la rilettura della struggente lastra funeraria di Guidarello Guidarelli, monumento simbolo della collezione del MAR. In “? War is over”, dunque, testi ed opere si intersecano e dialogano tra loro avvalendosi di molteplici linguaggi e registri espressivi, con l’intenzione di ricordare ai visitatori che confronto dialettico e gestione dei conflitti non portano alla pace, ma rappresentano probabilmente l’unica concreta alternativa alla guerra.