20 dicembre 2018 - 12:22

Migranti, prorogato il bando accoglienza: avvio soft per Salvini

Associazioni in allarme dopo la legge ma una circolare sposa la linea morbida

Migranti, prorogato il bando accoglienza: avvio soft per Salvini
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Il bando di gara per l’accoglienza migranti e i richiedenti asilo è stato prorogato al 30 aprile. Fino ad allora, per i circa tremila migranti ospitati nelle varie strutture del Bresciano (di cui 450 circa negli Sprar) varranno le regole antecedenti la cosiddetta legge Salvini, dai servizi da garantire ai fatidici 35 euro. Gli addetti ai lavori scommettono peraltro sul fatto che ci sarà poi una ulteriore proroga visti i tempi stretti per poter imbastire un nuovo bando con regole diverse. Già in passato c’erano state proroghe tecniche, in occasione dell’emanazione di altri bandi, ma forse c’è anche una difficoltà a rendere operativa in tempi rapidi la nuova legge.

La conferma indiretta, peraltro, arriva dalla circolare esplicativa in materia che il ministro salvini ha inviato proprio ieri ai prefetti. Non è la manovra che passa dal 2,4 al 2% (+0,04) di deficit, non è probabilmente nemmeno un passo indietro, ma certo la circolare esplicativa non ha i toni dei tweet che quotidianamente invadono le agenzie di stampa. Sia chiaro, l’impianto e la logica ispiratrice sono gli stessi, ma qualche cautela in più si avverte.

Nella circolare si sottolinea ad esempio «sostanziale invarianza delle regole di accoglienza delle persone già ospiti nelle strutture, con ciò contribuendo a dissipare l’immotivata diffusione di preoccupazioni circa gli effetti che la nuova normativa produrrebbe in termini di incremento della marginalità sociale». Gli Sprar, invece, cambiano nome, diventano Siproimi, Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati, «nel quale vengono assicurate le iniziative di orientamento e quei servizi integrati che agevolano l’inclusione sociale e il superamento dell’assistenza».

Non solo, con disciplina transitoria, i richiedenti asilo e i titolari di permesso umanitario già presenti nel sistema Sprar rimarranno in accoglienza fino alla scadenza del progetto in corso. Più che le critiche politiche, a suggerire qualche prudenza in più sono forse stati alcuni funzionari del ministero preoccupati per gli effetti del decreto applicato alla lettera, le prime fughe di migranti dai centri di accoglienza nelle zone dove operano le prefetture che in modo solerte avevano già iniziare a rendere operativo il decreto poi trasformato in legge o, forse, gli studi di istituti quali l’Ispi, secondo cui da qui al 2020 in Italia ci saranno fino a 140mila immigrati irregolari in più proprio per effetto del decreto.

«Che ci fosse stato un rallentamento nell’applicazione lo si era intuito — afferma Agostino Zanotti dell’Adl Zavidovici — D’altronde questi provvedimenti agiscono agiscono non solo sulle vite delle persone ma mettono anche in seria difficoltà i Comuni che poi si ritrovano a gestire le situazioni sul piano sociale». «Se una donna con due bimbi viene messa fuori dal sistema di accoglienza perché non ha i requisiti — esemplifica Mauro Riccobelli, presidente della cooperativa La Rete — poi dove finisce?». Sandro Scarso, responsabile accoglienza della cooperativa Infrastrutture Sociali, dal canto suo osserva: «Il nuovo corso degli Sprar che cambiano nome apre un confronto a livello locale con i Comuni, critici e preoccupati fin dall’inizio nei confronti del decreto».

La gestione pratica della legge, impone insomma qualche cautela. Non solo perché non è bello metter per strada le persone a Natale, ma perché la partita è delicata. Più, forse, di quanto fosse previsto.

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