31 maggio 2018 - 11:57

Islam, l’Università farà lezione
ai ministri di culto musulmani

Il placet all’iniziativa arriva dal tavolo interreligioso della Prefettura

di Marco Toresini

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I rapporti tra lo Stato e le religioni, il diritto, costituzionalmente garantito, della libertà di culto, le funzioni dei ministri della religione. Il percorso di integrazione con i musulmani passa anche da qui. Da un’aula del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università statale di Brescia che ha messo a punto cinque giornate di studio, 15 lezioni per la formazione dei ministri di culto islamico.

Un passo importante per scongiurare le derive della radicalizzazione della religione che talvolta non possiede gli strumenti per dialogare con le istituzione e che tende a costruire steccati piuttosto che aprirsi al dialogo. Il via al corso di formazione per i ministri di culto islamico arriva dal Tavolo interreligioso con le Comunità islamiche costituito nel 2017 in Prefettura con l’intento che sta alla base del patto nazionale sottoscritto a febbraio dal Viminale con le comunità islamiche di costruire un Islam italiano integrato con il tessuto sociale che lo ospita. La riunione di ieri del tavolo, oltre ad aver detto sì al corso di 30 ore per i ministri islamici, ha deciso di realizzare, ad urne chiuse, quindi con la nuova amministrazione che guiderà Brescia, un kit multilingue della Loggia in collaborazione con i referenti della Comunità islamica sulla cultura e sulla religione. Sempre nell’ambito di un percorso per evitare la radicalizzazione ci sarà anche un confronto a più voci tra i giovani sui temi del razzismo e della xenofobia. Momenti di dialogo che hanno come obiettivo quello di limare le incomprensioni.

Tornando alla formazione dei ministri di culto islamico questi verranno condotti per mano nelle pieghe della nostra costituzione e dell’organizzazione dello Stato. In particolare verranno esaminati i rapporti tra l’Italia e le varie confessioni religiose, la libertà di professarle, le regole introdotte da Stato e dalle regioni sugli edifici di culto, le eventuali interferenze tra la religione e l’ordinamento giuridico su temi etici come le pratiche tradizionali, i matrimoni e i funerali.

Si parlerà anche del rischio della radicalizzazione e di quello che si fa e si deve fare per prevenirla. Alcuni di questi ministri, infatti, verranno chiamati a prestare la loro opera in carcere (Brescia sul tema è una delle città pilota), considerato uno dei luoghi più esposti alla radicalizzazione a causa di pratiche religiose «fai da te» che in ambienti difficile come quelli di un penitenziario rischiano di far crescere aspiranti martiri della Jihad.

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