13 ottobre 2018 - 18:31

La Chiesa celebra Montini
Tributo ad un pontefice mite

Domenica 14 ottobre la cerimonia in piazza San Pietro. Canonizzazione anche per altri cinque beati e Oscar Romero

di Marco Toresini

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«La santità si incontra. La si legge nei volti e ha volti differenti. La santità non lascia mai indifferenti, ha una propria irresistibile forza di attrazione. La santità è il contrario di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente e triste. È invece un’esistenza genuina, intensa, splendente e ultimamente felice». Domenica 14 ottobre sarà la festa della santità in piazza San Pietro a Roma. Di una santità, come spiega monsignor Pierantonio Tremolada, il vescovo di Brescia, nell’incipit (che abbiamo sintetizzato sopra) della sua prima lettera pastorale indirizzata alla diocesi: «genuina e intensa», tutta da scoprire. Soprattutto per i bresciani che domani in piazza San Pietro festeggeranno il 47esimo santo della loro storia: papa Paolo VI, Giovanni Battista Montini. Un avvenimento che verrà celebrato a Roma da cinquemila cinquecento bresciani scesi nella città del Vaticano e che siederanno accanto ai 2500 fedeli della Chiesa ambrosiana che saluteranno il loro arcivescovo asceso agli altari. La cerimonia, che inizierà alle 10 e sarà presieduta da Papa Francesco, segnerà anche la chiusura del sinodo dei vescovi dedicato ai giovani e che porterà sul sagrato di San Pietro i 250 vescovi che hanno partecipato ai lavori, accanto alle centinaia di sacerdoti e presuli che arrivano da mezzo mondo.

Gli altri beati

Paolo VI non sarà, come avvenne nel 2013 per la beatificazione, celebrato in solitaria, ma Papa Francesco ha voluto che le canonizzazioni del 14 ottobre esaltassero il lavoro di tanti servitori della Chiesa, che per la Chiesa hanno lavorato in silenzio, con umiltà e talvolta pagando il prezzo più alto per la difesa dei valori della cristianità: il martirio. E sarà proprio l’effige di un martire, come vuole il cerimoniale, a guadagnarsi il centro della basilica di San Pietro, da dove svetteranno i vessilli con le icone dei canonizzati. Il volto del martire è quello di monsignor Oscar Romero, il difensore degli ultimi dell’Ecuador, il vescovo ucciso dai cecchini sull’altare durante una celebrazione eucaristica. Accanto al vescovo martire e al Papa della vita e della missionarietà (come viene dipinto in questi giorni Giovanni Battista Montini), ci saranno due sacerdoti, campioni di carità, come il bergamasco don Francesco Spinelli , fondatore con Caterina Comensoli (religiosa camuna di Bienno, proclamata santa nel 2009 da Benedetto XVI) delle Suore adoratrici del santissimo sacramento, o il prete di Torre del Greco don Vincenzo Romano, l’inventore della «sciabica», una tecnica con la quale avvicinava le persone per strada e le invitava alla preghiera. Don Vincenzo fu beatificato proprio da Paolo VI, così come Caterina Kasper, suora tedesca fondatrice delle Povere ancelle di Gesù Cristo e Nunzio Sulprizio, morto a vent’anni affetto da una grave malattia ossea che per lui diventò motivo di vicinanza a Dio. Fra i sette nuovi santi anche la suora di origini spagnole Nazaria Ignazia, fondatrice di ordini religiosi dal Messico all’Argentina a difesa dei poveri e dei giovani del Sud America.

Le reliquie

Domenica, a parlare bresciano sarà anche parte del coro incaricato seguire la cerimonia: accanto ai cantori della Cappella sistina ci saranno anche quelli del coro di Chiesuola di Pontevico. È partita alla volta di Roma, come vuole la liturgia, anche la reliquia che verrà esposta accanto all’altare durante la cerimonia. Quella di Paolo VI viene dalla Chiesa delle Grazie in città ed è una delle due magliette di lana leggera insanguinate che Paolo VI indossava a Manila quando nel 1970 nel corso di un viaggio nelle Filippine subì l’attacco di uno squilibrato armato di pugnale. Papa Montini rimase ferito non gravemente e le due magliette insanguinate furono conservate dal segretario particolare, monsignor Pasquale Macchi, che alla morte del Pontefice le donò una alla diocesi di Brescia, l’altra a quella di Milano. «Per la nostra chiesa bresciana — ha scritto il vescovo Pierantonio Tremolada introducendo le celebrazioni per la canonizzazione — sarà motivo di grande gioia e festa. Sarà l’inizio di una esperienza nuova nella conoscenza sempre più profonda del Papa bresciano. Paolo VI santo entra a far parte del patrimonio spirituale di tutta la Chiesa. Sarà sempre più importante imparare a conoscerne i percorsi umani e spirituali. Comprendere come ha risposto alla sua vocazione di cristiano, prete, vescovo e come ha vissuto il suo ministero di pastore universale nei tempi importanti e non facili del Concilio e della sua attuazione. Tutto questo affinché impariamo ad imitarlo nella sua passione per Cristo e per la Chiesa». Di Paolo VI in queste settimane si è parlato molto e d’ora in avanti la sua memoria, come per tutti i santi, verrà fissata sul calendario liturgico. La data verrà ufficializzata domani da Papa Francesco, ma dovrebbe essere il 29 maggio: il giorno della sua ordinazione sacerdotale nella cattedrale di Brescia.

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