19 aprile 2019 - 11:23

Il vescovo ai sacerdoti:
«Siate testimoni di umanità e carità»

L’esortazione: «Voi fate i seminatori di speranza»

di M. Tor.

Il vescovo ai sacerdoti: «Siate testimoni  di umanità e carità»
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Come li vuole i suoi preti il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada? Li vuole testimoni di santità, ricchi di umanità, ambasciatori di misericordia, che sanno pregare e aiutano a pregare soprattutto le nuove generazioni. È il senso dell’omelia di ieri mattina in Duomo in occasione della Messa crismale del Giovedì santo, che apre il triduo pasquale, la celebrazione che raccoglie tutti i preti della diocesi (ieri erano in 500) per la consacrazione degli oli che verranno utilizzati nelle parrocchie durante la liturgia (dal battesimo all’unzione degli infermi).

L’omelia della messa crismale è tradizionalmente un messaggio che il vescovo indirizza ai suoi sacerdoti. E monsignor Pierantonio Tremolada detta la linea in un momento non facile, come al solito, senza troppi giri di parole. «Che cosa si attende da noi il popolo di Dio? Cosa gli dobbiamo in quanto ministri» cui la gente guarda con «affetto e deferenza»? «Che cosa vorrebbero vedere in noi — continua — quanti non sono avvezzi agli ambienti ecclesiali, quanti sono distanti dalla nostra esperienza di fede, quanti sono indifferenti o addirittura fortemente critici nei confronti della Chiesa?». La risposta non tarda ad arrivare. Credo si attendano, spiega il vescovo: «che siamo anzitutto ed essenzialmente degli uomini veri e perciò dei testimoni della sua santità. In tutti gli esseri umani vi è il desiderio, intenso e spesso inconfessato, di incontrare persone di cui ci si può fidare, che non ci facciano mai del male, che ci guardino con rispetto, che si prendano a cuore la nostra situazione, che sappiano davvero ascoltarci, che non approfittino delle nostre fragilità, che abbiano piacere di aiutarci: volti amabili a cui rivolgerci con totale fiducia. Ecco dunque che cosa ci si aspetta dai ministri di Cristo: un forte senso di umanità, che si manifesti nello stile di una vera carità».

Umanità e carità devono essere due segni distintivi del lavoro di ogni prete. «Non comportatevi — osserva Tremolada — come padroni nei confronti del Popolo di Dio, non mortificate gli altri, non siate arroganti e presuntuosi, non ritenete che la ragione sia sempre e comunque dalla vostra parte».Il periodo non è facile anche dove le radici restano profonde, ma le chiese poco presidiate e sempre più vuote. Il lavoro del prete, in questo contesto, è più difficile, ma «non permetteremo - osserva monsignor Tremolada — che una diffusa sensazione di smarrimento o di resa faccia discendere sul nostro ministero un velo di malinconia. Vogliamo continuare ad essere seminatori di gioia e di speranza».

Seminatori in grado anche far germogliare il seme della preghiera fra i giovani «fate ogni forzo per educarli - esorta il vescovo —. Dobbiamo sentire come particolarmente urgente il compito di introdurre le nuove generazioni all’esperienza consolante della preghiera. È essenziale riuscire a farla loro gustare». E per farlo Pierantonio Tremolada invita i preti — «mandati a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi» — ad essere fino in fondo, anche in un mondo aspro come questo, «ambasciatori di misericordia».

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