13 febbraio 2019 - 17:22

Reddito di Cittadinanza, la Loggia teme l’invasione dei Servizi sociali

Previste 2mila domande. Non ci sono i «furbetti» della residenza

di Matteo Trebeschi

Reddito di Cittadinanza, la Loggia teme l’invasione dei Servizi sociali
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I Centri per l’impiego dovrebbero essere l’avamposto della «rivoluzione» del Movimento 5 stelle, ma il personale di queste strutture — oggi in capo alla Provincia —è sottodimensionato. Riusciranno a gestire le tante domande per il Reddito di cittadinanza, unendo lotta alla povertà e politiche attive per il lavoro?

«Se non ci sarà un buon filtro da parte dei Centri per l’impiego, il timore è che tutto si scarichi sui Servizi sociali dei Comuni». A lanciare l’allarme è Marco Fenaroli, l’assessore alle Politiche sociali e abitative del Comune di Brescia. I suoi uffici, l’anno scorso, avevano ricevuto 2026 domande per il Reddito di inclusione (Rei), la formula di sussidio firmata dal governo di Paolo Gentiloni (Pd) che prevedeva aiuti per un massimo di 300 euro al mese. Ma di queste 1141 (il 56%) sono state respinte per mancanza di requisiti o di altri elementi. Ora, quante ne arriveranno?

Al contrario di Napoli e di altre città del Mezzogiorno, a Brescia la corsa dei furbetti a cambiare la residenza — così da non risultare nello stato di famiglia e avere un Isee più basso— sembra non esserci stata. Dagli uffici dell’anagrafe dela Loggia i dati sono in linea con quelli di sempre. «Non c’è stato alcun incremento. E poi qui — conferma Fenaroli — i controlli li facciamo». Ma in provincia, quante domande arriveranno? La platea del Reddito di inclusione sarà la stessa del Reddito di cittadinanza? Difficile dirlo, visto che i requisiti stavolta sembrerebbero più stringenti. Basti pensare al conto in banca, che non può superare i seimila euro, o al rifiuto di tre offerte di lavoro, che farebbe decadere il diritto all’assegno. Ma il provvedimento nasce anche per integrare gli stipendi da 4-500 euro al mese, in modo da combattere forme di povertà all’apparenza invisibili.

«Le fragilità oggi sono tante, soprattutto tra i giovani e gli over 50 rimasti fuori dalla fabbrica e dai circuiti del mondo del lavoro», come conferma anche Silvia Spera, segretario generale della Cgil di Brescia. Perciò, le richieste per accedere al Reddito di cittadinanza potrebbero anche crescere. E a gestirle saranno i Centri per l’impiego. Il governo gialloverde ha assicurato che si sta procedendo all’individuazione dei «Navigator», ossia il personale che dovrà occuparsi delle politiche attive del lavoro. Ma al momento i Centri per l’impiego sono ancora sottodimensionati: a breve, però, saranno loro a dover gestire anche la partita dei sussidi per la povertà. «Prima i Comuni avevano gli strumenti per identificare i problemi sul territorio, ora che succederà?» si domanda il segretario della Cgil. Da Roma e dal ministero del Lavoro invitano a non fare troppe semplificazioni: con Regioni e Comuni «il dibattito è ancora aperto» e gli Enti locali continueranno ad avere una loro centralità, proprio in virtù delle loro competenze sui servizi sociali.

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