L’EDITORIALE
Lotta alla povertà, quella sfida rimossa
Tra le sfide della città per il 2019 andrebbe inserito un piano «povertà zero», lo chiedono 16 mila famiglie
L’inizio dell’anno è il momento dei progetti e dei buoni propositi. Pubblici e privati. E così è giusto ricordare i traguardi a portata di mano o da troppo tempo rinviati: lo stadio e la Tav, l’aeroporto e il Musil, il castello e la stazione merci, il tram cittadino e la depurazione del Garda. Traguardi adeguati per la terza provincia manifatturiera d’Europa che con i suoi 36 miliardi di Pil ha i numeri (virtuali) di un piccolo Stato. C’è però un obiettivo che nessuno vuole intestarsi, impopolare e urticante, che andrebbe una buona volta dichiarato e condiviso: un obiettivo che potremmo intitolare «povertà zero».
Non è vero che la povertà sta allungando i suoi tentacoli sui ceti medi (le statistiche non avvalorano questa visione apocalittica) ma è vero che sacche di povertà visibile e invisibile permangono in questa che è una delle terre più ricche del vecchio continente e dunque del mondo. Nella sola città i diversi osservatori censiscono 1.400 persone in condizione definita di «povertà assoluta». Non sono abbandonate a loro stesse, sia chiaro: se ne occupano 7 enti di distribuzione viveri, 2 mense, 9 unità di strada, 4 erogatori di contributi economici una tantum, 4 dormitori di emergenza, 2 notturni, 2 con alloggi protetti, 3 centri diurni, 6 comunità residenziali. Sono servizi che drenano dalla provincia questa «povertà di strada» e al tempo stesso ne alleviano le condizioni, ne rendono meno greve — se non accettabile — l’esistenza. Ma accanto a loro c’è una fascia ben più ampia fatta di pensionati, vedove, genitori separati, anziani e minori, che non raggiungono standard di autosufficienza degni di questo nome.
La Regione ha censito in Lombardia 185mila di queste famiglie per 670mila persone. A Brescia ci sono 16mila famiglie che hanno un reddito annuo inferiore ai 7.600 euro: le formano persone che non si domandano dove andranno a fare l’«ape» stasera o quale Suv prenderanno quest’anno, ma che attendono con angoscia l’arrivo della bolletta del riscaldamento e qualche pasto lo saltano per necessità. Sarà impopolare e urticante, ma un piano «povertà zero», nell’anno 2019, sarebbe degno di Brescia.