7 gennaio 2019 - 15:35

Lotta alla povertà, quella sfida rimossa

Tra le sfide della città per il 2019 andrebbe inserito un piano «povertà zero», lo chiedono 16 mila famiglie

di Massimo Tedeschi

Lotta alla povertà, quella sfida rimossa
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L’inizio dell’anno è il momento dei progetti e dei buoni propositi. Pubblici e privati. E così è giusto ricordare i traguardi a portata di mano o da troppo tempo rinviati: lo stadio e la Tav, l’aeroporto e il Musil, il castello e la stazione merci, il tram cittadino e la depurazione del Garda. Traguardi adeguati per la terza provincia manifatturiera d’Europa che con i suoi 36 miliardi di Pil ha i numeri (virtuali) di un piccolo Stato. C’è però un obiettivo che nessuno vuole intestarsi, impopolare e urticante, che andrebbe una buona volta dichiarato e condiviso: un obiettivo che potremmo intitolare «povertà zero».

Non è vero che la povertà sta allungando i suoi tentacoli sui ceti medi (le statistiche non avvalorano questa visione apocalittica) ma è vero che sacche di povertà visibile e invisibile permangono in questa che è una delle terre più ricche del vecchio continente e dunque del mondo. Nella sola città i diversi osservatori censiscono 1.400 persone in condizione definita di «povertà assoluta». Non sono abbandonate a loro stesse, sia chiaro: se ne occupano 7 enti di distribuzione viveri, 2 mense, 9 unità di strada, 4 erogatori di contributi economici una tantum, 4 dormitori di emergenza, 2 notturni, 2 con alloggi protetti, 3 centri diurni, 6 comunità residenziali. Sono servizi che drenano dalla provincia questa «povertà di strada» e al tempo stesso ne alleviano le condizioni, ne rendono meno greve — se non accettabile — l’esistenza. Ma accanto a loro c’è una fascia ben più ampia fatta di pensionati, vedove, genitori separati, anziani e minori, che non raggiungono standard di autosufficienza degni di questo nome.

La Regione ha censito in Lombardia 185mila di queste famiglie per 670mila persone. A Brescia ci sono 16mila famiglie che hanno un reddito annuo inferiore ai 7.600 euro: le formano persone che non si domandano dove andranno a fare l’«ape» stasera o quale Suv prenderanno quest’anno, ma che attendono con angoscia l’arrivo della bolletta del riscaldamento e qualche pasto lo saltano per necessità. Sarà impopolare e urticante, ma un piano «povertà zero», nell’anno 2019, sarebbe degno di Brescia.

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