18 marzo 2019 - 09:23

Tar, i giudici criticano il collega
Politica divisa: la Lega sta con Politi

I parlamentari bresciani: incomprensibile vespaio. Calderoli: sono solidale con lui

di Marco Toresini

Tar, i giudici criticano il collega Politica divisa: la Lega sta con Politi
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Sono passati ormai tre giorni dall’inaugurazione dell’anno giudiziario al Tar di via Zima a Brescia e dalle dichiarazioni forti del suo presidente Roberto Politi, sessantenne romano, arrivato in città nel settembre del 2017, trent’anni di lavoro in magistratura amministrativa a Lecce, Catanzaro, Parma , Firenze, Roma e Reggio Calabria.

Dopo aver definito, in tema di migranti, i diritti fondamentali «penose litanie» che finiscono per creare zone protette e aver applaudito ad un governo «non più pavido» e ad una legislatura che finalmente parli agli italiani, al presidente Politi aveva risposto direttamente Filippo Patroni Griffi, ex ministro e presidente del Consiglio di Stato ricordando che «il ruolo della giurisdizione è centrale nelle società democratiche, garantisce la legalità dell’ordinamento e tutela i diritti» che non sono certo una litania.

Ieri ha preso posizione anche «Amministrare giustizia» una delle correnti che compongono l’Associazione nazionale magistrati amministrativi (il sindacato dei giudici che è l’equivalente dell’Associazione nazionale magistrati per la giustizia ordinaria). «Nella società contemporanea — scrivono i magistrati —, il giudice amministrativo è il garante dello Stato democratico attraverso la sua opera di tutela dei diritti dei cittadini nei confronti dei poteri pubblici. In un momento storico in cui l’autorevolezza delle istituzioni democratiche è messa ogni giorno in discussione, evitare che l’immagine della magistratura sia offuscata dal pregiudizio è per ogni magistrato un dovere e un valore irrinunciabile. Per questo, chi svilisce i diritti fondamentali fraintende il ruolo stesso del giudice, che è chiamato a stabilire chi ha ragione e chi ha torto indipendentemente dalla cittadinanza o dal colore della pelle. Il valore della legalità non può prescindere dalla difesa dei diritti e della dignità di ogni persona e del principio di uguaglianza».

Ma se per alcuni giudici amministrativi le parole del presidente Politi sono offuscate dal pregiudizio, per Lega e, in generale, per il centro destra, si tratta solo di un... «peccato di verità». «Troviamo francamente incomprensibile il vespaio politico che esponenti del Pd bresciano hanno sollevato dopo le parole del Presidente del Tar di Brescia, Roberto Politi. Un discorso che non ha fatto nulla se non dire come stanno realmente le cose, ovvero che finalmente al Governo nazionale non ci sono più pavidi ma c’è una forza politica come la Lega che ha preso di petto la situazione dell’immigrazione incontrollata, passando dalle parole ai fatti grazie ad un ministro concreto come Matteo Salvini. Da parte nostra piena solidarietà al Presidente Politi, che ha avuto semplicemente la colpa di dire la verità» hanno spiegato ieri i deputati Simona Bordonali e Paolo Formentini e il senatore Stefano Borghesi. Dello stesso tenore l’intervento di Roberto Calderoli che ha aggiunto: «Esprimo la mia totale solidarietà e vicinanza a lui».

L’apprezzamento alle parole di Politi, del resto, era gia arrivato via social da altri esponenti di area. L’assessore regionale Fabio Rolfi su Facebook aveva postato proprio l’articolo del Corriere sul caso accompagnato da un ammiccante: «Un applauso al presidente del Tar di Brescia lo facciamo?». Indicazione accolta dall’ex assessore della giunta Paroli Fausto Di Mezza (Forza Italia) e da un’altro protagonista di quella amministrazione, Giorgio Maione. «I dioscuri del pensiero unico lo travolgeranno di polemiche — ha vaticinato Maione che nella vita fa, peraltro, l’avvocato —. Ha detto quello che pensano tanti».

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