27 aprile 2018 - 09:54

Il «ragazzo» dell’Oltremella corre per la Loggia: ambiente al primo posto

I voti alla giunta: Del Bono? Sufficiente ma poteva fare di più. Grandi opere: il tema non è farle, ma spendere bene i soldi che abbiamo. La metro ormai c’è, ma sono contrario al tram: meglio due linee di bus elettrici sarebbero più funzionali.

di Massimo Tedeschi

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Non ha frequentato i Vaffa days ma s’è fatto le ossa nel volontariato all’oratorio di Urago e Torricella. Dà la sufficienza al suo rivale, il sindaco Emilio Del Bono, e boccia moderatamente un paio di assessori significativi. Sogna una città ripulita dai veleni e rivitalizzata negli esercizi commerciali. La sua candidatura a sindaco per il Movimento 5 Stelle è maturata un po’ nel Consiglio di quartiere di Urago ed è stata ratificata dall’assemblea cittadina del movimento: 40-50 persone fra cui ha raccolto «pochissime contrarietà». Di professione fa l’artigiano («il lattoniere, per la precisione. In bresciano latonèr») e nella sua categoria ha vinto e perso battaglie. Guido Ghidini, nato il 19 maggio 1960 sotto il segno del toro, è la figura con cui i pentastellati danno l’assalto alla Loggia. I sondaggi gli assegnano una notorietà bassissima, sotto il 10%. Lui non si scoraggia: «Mi farò conoscere».
Il papà Angelo, oggi 85enne, è il fondatore dell’azienda di famiglia. La madre Rina Pasolini è nata nella cascina al Carretto sul colle di sant’Anna (lato occidentale): il nonno materno è stato fucilato a Cefalonia; lei prima ha aiutato in cascina e poi ha fatto la commessa all’Upim. L’azienda di famiglia di papà Angelo è nata nella cantina di casa: oggi ha tre bei capannoni a Collebeato. La fanno andare i figli Guido, Paolo e Luciano. C’è anche una sorella, che insegna nella scuola dell’infanzia comunale. Guido Ghidini è cresciuto all’oratorio di Urago, don Eridano Torri come curato (è anche apparso in un suo filmato), poi s’è diplomato all’Itis, fra le insegnanti cita con affetto Lina Wuhrer. I genitori, a costo di sacrifici, avrebbero voluto farlo studiare ancora. Lui ha preferito lavorare. Due anni all’Omb di Flero in produzione, poi nell’azienda di famiglia. Sposato con Cinzia Gazzetta (impiegata part time) Ghidini ha due figlie: Valentina, di 29 anni, laureata a Ca’ Foscari in lingue e culture orientali, lavora a Milano in una società che importa e traduce i manga, i fumetti giapponesi. La secondogenita Giulia ha 24 anni e lavora a Brescia in uno studio da commercialista. In tempi di M5S di governo, Ghidini è espressione dei ceti produttivi, portatore di un linguaggio moderato, interprete di uno stile propositivo.
Ghidini, quando ha cominciato a occuparsi di problemi che stavano fuori dal perimetro dell’azienda?
«Nel 2007 ho dato vita al gruppo dei lattonieri in Confartigianato, due anni dopo sono entrato in Giunta nello spirito del rinnovamento interpretato allora da Eugenio Massetti».
Che però lei ha contrastato nella rielezione di marzo.
«Sono in un movimento che ha posto il limite dei due mandati. Lo stesso che c’era in Confartigianato. Peccato che Massetti l’abbia tolto e sia stato eletto per la terza volta. Io sostenevo la lista di Michele Pelizzari che proponeva di rimettere quel limite».
Lei viene dal mondo dell’oratorio: una tessera delle Acli o del Csi l’avrà pur fatta.
«No, mi sono dato da fare nel gruppo “Gente in piazza” organizzato da Acli, podisti, ciclisti. In quartiere conosco tutti. Anzi, dopo l’intervista devo andare a un’iniziativa di Carbon Hubo, un gruppo di mountain bike di cui sono direttore sportivo».
Lei non usa mai toni gridati...
«Non sono andato ai Vaffa days, però mi piacevano le loro iniziative e nel 2012 mi sono iscritto alla piattaforma del movimento. Mi sono detto: loro si fanno un mazzo e io? Ho cominciato a frequentare il Meet Up, il forum on line collegato al blog di Beppe Grillo. Il passaggio successivo è stato l’adesione all’Associazione Ricomincio da Grillo, sono arrivate le riunioni nella sede di via Gabriele Rosa 26. Lì ho partecipato al “laboratorio welfare”. A seguire mi sono candidato al consiglio di quartiere dove sono stato eletto. Dopo due anni sono subentrato come presidente a Valentina Belleri. Naturalmente quando mi hanno eletto sapevano benissimo come la pensavo. Il passo successivo più logico è la candidatura al consiglio comunale».
Nel vostro movimento ci sono state carriere parlamentari nate da una manciata di voti. La sua candidatura a sindaco di Brescia che consenso ha avuto nel movimento?
«Io ho dato la mia disponibilità così come l’ha data Fausto Cavalli. Abbiamo fatto un paio di assemblee con gli iscritti al gruppo del Meet Up. Alla seconda, con 40-50 presenti, sono stato scelto. Pochissimi i contrari».
Che campagna farà?
«La stiamo impostando a partire dai social, che non costano nulla. E poi i banchetti, i mercati, manifesti al minimo. Andrò ad attaccarli io stesso».
Le cose secondo lei vanno tutte male?
«Parliamo dell’ambiente. Le pare normale che ci siano tante persone con una tosse cronica? La mia idea è chiudere, anzi smantellare proprio, la terza linea del termoutilizzatore: oggi il 5% delle 730mila tonnellate bruciate viene da Brescia, il resto da fuori. Noi siamo per il porta a porta totale nella raccolta dei rifiuti, e intendiamo togliere i cassonetti a calotta. Abbiamo chiesto un sacrificio alla città, dobbiamo ricompensarla riducendo le polveri, comprese quelle generate da 50mila camion in entrata e 50mila camion in uscita, senza contare quelli che vanno per ritirare le ceneri. Peraltro andrebbe controllato di più anche il contenuto di questi camion: oggi si fanno controlli formali in 143 casi su 50mila camion in entrata».
Altri temi ambientali?
«Allargare le Ztl per far vivere di più il centro e meno i centri commerciali».
Voi non siete teneri nemmeno sulla gestione del sito Caffaro...
«A Noce e Chiesanuova su 11 parchi 7 sono contaminati. Non è stata fatta alcuna bonifica e in più sono aperti. Il parco di via Nullo è stato bonificato ma solo a metà. Insomma ci si è concentrati sulle scuole ma non sono stati toccati i parchi pubblici, si è sprecato tempo. Peraltro noi siamo favorevoli a esperimenti: non solo l’asportazione del terreno ma anche prove con micro-organismi».
Molti immaginano che la piega che prenderà la formazione del governo nazionale avrà influenza sul voto bresciano, o almeno sul clima della campagna elettorale. Lei in cosa spera? Un governo M5S-Lega o M5S Pd?
«Per me basta che uno dica che vuole risolvere i problemi che ci toccano. Essendo artigiano, io lotto tutti i giorni per affrontarli».
Ma per lei l’immigrazione è un problema?
«Fra tutti i problemi che ha la città vuole che ci metta l’immigrazione? Il problema è semmai nostro, se non abbiamo i mezzi per accoglierli. E perché non dovremmo accoglierli?».
Beh, la sua è già una scelta di campo. E sulle grandi opere che posizione avete?
«Il tema non è fare grandi opere ma spendere bene i soldi che abbiamo. La metro ormai c’è, ma si potrebbe portare la gente della Valtrompia a prenderla ricorrendo a bus elettrici. Io sono contrario al tram che significa scavare la città per cinque anni per realizzare una struttura non flessibile. Anziché spendere 400 milioni per i tram si potrebbero fare due linee di bus elettrici con soli 30 milioni, a passaggi ravvicinati ogni 6-7 minuti».
E lo stadio?
«Va rifatto lì dov’è, ma più piccolo, per non più di 15-20mila persone».
Le categorie, i salotti, le istituzioni la stanno cercando?
«Ho ricevuto richieste da Confartigianato, Api, Confesercenti. Quelli che non ci cercano, li cercheremo noi».
Il suo voto al sindaco Del Bono?
«Sufficiente, ma poteva fare di più».
Sul vicesindaco Castelletti?
(allargando le braccia) «Cinque. Ha impostato tutti gli eventi della cultura con metodi che vanno rivisti. Servono tappe di avvicinamento per fare capire ai cosa c’è. La cultura ha bisogno di crescere. Bisogna creare una app per far conoscere cosa c’è nelle loro vie, e bisogna allargare la cultura alla periferia».
Voto all’assessore Fondra per l’ambiente?
«5 meno meno. Come consiglio di quartiere ci siamo scontrati con lui che voleva fare una piattaforma ecologica occupando un pezzo del parcheggio del Polivalente. Ci siamo rivolti al sindaco e la piattaforma lì non s’è fatta. In compenso è rimasta un’area da cani in condizioni pessime».
Ipotizziamo che lei non vada al ballottaggio. Come consiglierete di votare?
«Il voto lo decideranno i cittadini, che sanno benissimo cosa fa il centrodestra e cosa il centrosinistra. Noi non ci schiereremo con nessuno. Ma tanto non si preoccupi: al ballottaggio ci andiamo noi».
Porterete qualche big del movimento?
«A parte i nostri parlamentari, spero venga il sindaco di Livorno, Nogarin».
Supponiamo che Guido Ghidini diventi sindaco. Il suo primo gesto per far capire che è cambiato qualcosa?
«Vorrei dare una mano agli esercizi commerciali del centro città: istituirei un bello sconto ai musei per chi fa acquisti nei nostri negozi».

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