16 giugno 2018 - 11:09

Forza Italia in crisi di identità
tra crollo dei voti e rischio estinzione

Bettinsoli: un partito unico sarebbe la fine, la rinascita dal basso

di Thomas Bendinelli

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Non sarà un clima da resa dei conti, ma la corsa verso il basso di Forza Italia suscita malumori crescenti, che oggi porteranno a nuove sintesi o a ennesime spaccature nel partito, in occasione del direttivo provinciale in programma nella sede provinciale di via Inganni. Gli ultimi risultati elettorali non sono stati lusinghieri, anzi, e l’esito del voto amministrativo è stata l’ultima di una serie di bastonate. Giorgio Maione ha chiesto le dimissioni della coordinatrice regionale Mariastella Gelmini, ne è seguita replica dal coordinatore cittadino Paolo Fontana: Maione si rilassi, e riacquisti lucidità dopo la mancata elezione in consiglio comunale.

I dati

Che un po’ di preoccupazione però ci sia lo dicono i numeri, quelli che indicano un partito che in anni non lontani ha avuto la capacità di intercettare i consensi di un terzo e passa dell’elettorato e che oggi si ritrova (in città) addirittura sotto la doppia cifra. Negli anni i fuoriusciti importanti, vuoi per un motivo vuoi per un altro, sono stati diversi e di gran calibro, da Giuseppe Romele a Mauro Parolini, passando per Alberto Cavalli. Pezzi importanti del partito, catalizzatori grandi o piccoli di consensi, rappresentativi comunque di pezzi importanti del tessuto produttivo e sociale.

La crisi di identità

Il risultato è che Forza Italia nel tempo si è ridotta, asciugata, e da grande partito di massa (per quel che può valere un concetto del genere nei tempo attuali della politica), oggi si ritrova in crisi di identità. Incalzata dalla Lega, che fino a non molto tempo fa era socio di minoranza e che ora trova campo libero lungo tutta la penisola e attrae sempre più consensi. Lo scontro verbale di questi giorni è figlio dei malumori per gli insuccessi elettorali. Le due grandi aree di riferimento si rifanno ai due parlamentari bresciani eletti. Da una parte la componente di Mariastella Gelmini, maggioritaria, dall’altra quella dell’ex sindaco ora onorevole Adriano Paroli. Alla prima si rifanno l’assessore regionale e coordinatore provinciale Alessandro Mattinzoli, il coordinatore cittadino Paolo Fontana, il responsabile dei dipartimenti del partito Vigilio Bettinsoli e la consigliere regionale Simona Tironi. Con loro alcuni sindaci quali Giacomo Massa (Gottolengo), Stefano Tramonti (Carpenedolo) o Marco Ferretti (San Zeno) solo per citarne alcuni. Con Adriano Paroli la appena sconfitta candidata sindaco Paola Vilardi, la consigliere regionale Claudia Carzeri o l’ex sindaco di Lumezzane Lucio Facchinetti. Un po’ eclissati e fuori da queste aree di riferimento ci sono Margherita Peroni e Giorgio Maione, mentre il riconfermato consigliere Mattia Margaroli continua a macinare consensi nella zona ovest della città, si muove un po’ in libertà ma comunque guardando preferibilmente verso l’area gelminiana. Queste le semplificazioni, ovviamente la complessità e gli intrecci sono più ampi. Di vero c’è la caduta di consensi, quella su cui ragionare per provare a ripartire.

Il legame con il territorio

«Un partito unico (fagocitati dalla Lega, ndr) sarebbe la nostra fine — osserva Bettinsoli — alleati ma ben distinti è la strada da seguire». Ma per sventare il rischio di estinzione o di unione per incorporazione per Bettinsoli bisogna evitare operazioni di rimodellamento dall’alto, privilegiando il rapporto col territorio, dandosi regole certe ed elaborando proposte in grado di recuperare consensi in quel ceto medio che in passato ha guardato a Forza Italia con attenzione. «Alle amministrative il 43% degli elettori non ha votato — osserva Bettinsoli — e secondo me, una discreta fetta di quegli astenuti erano nostri elettori».

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