Carissimi amici, oggi è la domenica del buon Pastore.
“Io do la vita per le pecore e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”. Nella Bibbia l’immagine del pastore e del gregge, ha un significato del tutto positivo e profondo. Molte volte quest’immagine è attribuita a Dio stesso o a Gesù. Il Pastore è colui che guida con amore il suo gregge, provvede perché rimanga unito, difende le sue pecore dai pericoli. Il buon pastore conosce le pecore ad una ad una (non sono anonime) e si preoccupa per ciascuna di esse, le conta quando ritornano all’ovile perché nessuna vada perduta e se ne manca una, lascia le altre per cercare quella perduta.
“Io do la vita per le pecore e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”. Nella Bibbia l’immagine del pastore e del gregge, ha un significato del tutto positivo e profondo. Molte volte quest’immagine è attribuita a Dio stesso o a Gesù. Il Pastore è colui che guida con amore il suo gregge, provvede perché rimanga unito, difende le sue pecore dai pericoli. Il buon pastore conosce le pecore ad una ad una (non sono anonime) e si preoccupa per ciascuna di esse, le conta quando ritornano all’ovile perché nessuna vada perduta e se ne manca una, lascia le altre per cercare quella perduta.
E’ facile quando nella Scrittura si fa riferimento al Pastore, pensarlo che va in cerca della pecora che si è persa e che la riporta caricandosela sulle spalle. Immagine dolcissima e commovente che ci consegna Luca. Ma il Pastore di Giovanni, quello di cui si parla nel Vangelo di oggi, assume altre caratteristiche: è duro e determinato e lotta strenuamente per difendere il gregge dai lupi e dai mercenari. Un pastore che veglia, che lotta, disposto a dare la propria vita per la salvezza del gregge, diversamente da come fanno i pastori per professione. Gesù ci sta dicendo che siamo nelle sue mani, in mani sicure, che nessuno ci strapperà mai dal suo abbraccio, che solo in lui riceviamo la vita dell’Eterno. Ma per seguirlo occorre ascoltarlo e riconoscere la sua voce, cioè frequentare la sua Parola, meditarla assiduamente.
Siamo di Cristo, ci ha pagati a caro prezzo. Siamo di Cristo. Quando siamo bambini la nostra mano si unisce a quella del nostro papà. Per noi è l’uomo più forte del mondo, colui in grado di difenderci sempre, la persona che più di tutte ci può proteggere. Affidarci a lui, mettersi nelle sue mani, addormentarsi tra le sue braccia tranquilli, senza pensieri, è una sensazione che da adulti vorremmo continuare a provare.
Molti bambini non hanno avuto un papà, non hanno conosciuto l’amore di Dio e sono cresciuti senza sentirsi protetti, abituati a difendersi da soli sin da piccoli. Si fortificano, maturano prima, devono farlo per sopravvivere in un mondo di adulti che li vorrebbe sfruttare. Molti non ce la fanno ad uscire da questo tunnel se non trovano una mano disposta ad aprirsi per loro. Oggi Gesù ci dice: “attento la mia mano è tesa, afferrala”! Possiamo così affidare al Signore tutte le nostre paure e chiedere il dono di sentire questa mano grande e forte che ci sostiene e sentire nel nostro cuore che la sua voce che ci guida e rassicura. In ogni circostanza possiamo ripetere la preghiera che Gesù ci ha insegnato, la Sua Parola non mancherà di agire dentro di noi. Afferriamo la mano di Gesù, Egli ci solleverà!
Buona domenica a tutti voi