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Caro Allegri, nessuno ha sempre ragione. Nemmeno se ha vinto 6 scudetti

Chi è in una posizione di forza fa sempre più fatica ad accettare le critiche e dal suo scranno indica chi lo accusa o gli ricorda che forse le cose possono essere fatte in altro modo: quello tra Allegri e Adani è solo l’ultimo scontro tra un allenatore e un opinionista ma così il dibattito intorno allo sport non cresce.
A cura di Vito Lamorte
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Sono ormai ore che si parla solo dello scontro tv tra Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus campione d’Italia, e Daniele Adani, opinionista di Sky Calcio, e, al solito, le fazioni sono già compatte e pronte a duellare al fronte. I social implodono di video e foto da ieri sera e non vi è giornale che non riporti, giustamente, questo episodio ma la cosa che più sorprende è l’atteggiamento con cui il tecnico bianconero ha sfidato a duello l’opinionista nel post partita di un derby d’Italia svuotato di significato per ovvi motivi ma che, in fondo, ci ha regalato la solita dose di adrenalina.

Sembra ormai impossibile il confronto su alcuni temi perché ognuno custodisce la sua verità assoluta e questo non può che aggravare tutto l’universo che circola intorno al sistema calcio: nelle ore seguenti a questo battibecco parecchio pittoresco, fatto di “Stai zitto non capisci nulla” e “Lo dici a tuo fratello, parliamo di basket”, mi è sembrato di rivedere un po’ quello logica per cui non si può esprimere un’opinione in merito a qualcosa, chiaramente con solide basi, e subito si arriva alla conclusione “facci vedere come si fa”.

Facendo un giro molto largo e prendendo le dovute precauzioni sui livelli di dibattito, ricordiamo Piero Fassino, che invitava Beppe Grillo a fare un partito per misurarsi con l'arena politica; oppure il ministro Salvini, che si prendeva gioco di Rami (uno dei ragazzini-eroi del bus incendiato in provincia di Milano) in merito al diritto alla cittadinanza italiana per un ragazzo nato sul nostro territorio: chi è in una posizione di forza fa sempre più fatica ad accettare le critiche e dal suo scranno indica chi lo accusa o gli ricorda che forse le cose possono essere fatte in altro modo.

Sia ben chiaro, se Allegri avesse dialogato in maniera educata con lo studio di Sky allora avrebbe ‘giocato' da una posizione vantaggiosa e di grande credibilità ma, a un certo punto, ha deciso che doveva rispondere alle critiche che gli erano state mosse nei giorni scorsi risultando parecchio restio al dialogo.

Quello che il tecnico di Livorno ha detto in merito “alla teoria e alla pratica” è verissimo, ormai tra lavagne tattiche e bagnami da "super corso" di Coverciano sui giornali si trova di tutto, ma se il giornalista sbaglia rende conto ai suoi lettori con una magra figura nella disamina dell’argomento trattato mentre il tecnico è sempre in bilico tra una competizione o un traguardo non centrato. La differenza è questa qui e lo sarà sempre.

Il brutto confronto, diciamocelo, di ieri nel salotto di Sky verrà presto dimenticato così come successo per tante altre storiche situazioni, da Brera-Valcareggi a Sconcerti-Mourinho, e tutto rimarrà solo un ricordo ma, a questo punto, viste anche le prese di posizione che spesso gli allenatori (i vari Spalletti, Sarri e via discorrendo) prendono nei confronti dei giornalisti, e viceversa, non sarebbe meglio cercare di creare situazioni di dialogo che possano far crescere il dibattito intorno a tutto lo sport e non soltanto flame inutili? Ah già, quelli sono solo i social. O forse no.

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