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Libertadores, Portaluppi trionfa col Gremio: da “Pube de Oro” a “Rey de Copa”

L’ex calciatore della Roma è il primo brasiliano a vincere la coppa più importante del continente sudamericano sia da calciatore che da allenatore e lo ha fatto sempre con la stessa squadra, il Gremio: dopo il trionfo in campo nel 1983 ecco quello in panchina. In Italia venne soprannominato il “Pube de Oro” per la sua vita da playboy nella Capitale.
A cura di Vito Lamorte
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"Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano". Spesso questa frase viene utilizzata in maniera superficiale ma, in questo caso, ci sono tutte le credenziali per poter citare Antonello Venditti per descrivere il rapporto che c'è tra il GremioRenato Portaluppi, che conosciamo bene anche in Italia per il suo passaggio, nel vero senso della parola, alla Roma nel 1988.

Questo signore del 1962 è il primo brasiliano a vincere la coppa più importante del continente sudamericano sia da calciatore che da allenatore e lo ha fatto sempre con la stessa squadra: sia nel 1983 che oggi, 2017. Una storia incredibile visto che Portaluppi ha perso una finale di Copa Libertadores con la Fluminense nel 2008, cedendo le armi alla LDU di Quito: era destino che doveva vincerla col Tricolor Gaucho per chiudere un cerchio rimasto aperto qualche anno prima. Si tratta di una sorta di mistica calcistica che solo le storie provenienti dall'America Latina riescono ad avere e non sempre c'è una spiegazione precisa.

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Prima di chiudere questo meraviglioso "cerchio" aperto nel 1983 sarebbe interessante contestualizzare il personaggio Portaluppi per capire come un uomo di sport può essere condizionato da diversi fattori e subire anche una cambiamento a seconda del ruolo che ricopre. Questa sera è stata scritta un'altra pagina della vita calcistica di Renato ma nessuno può sapere se continuerà e, soprattuto, come.

L'epopea con il Gremio: Copa e Intercontinentale

La prima Copa Libertadores del Gremio

Nel luglio del 1983 l'Immortal Tricolor si trova di fronte il Peñarol nel ritorno della finale di Copa Libertadores (andata 1-1), all’Estádio Olímpico Monumental di Porto Alegre: a 15′ alla fine la gara non si sblocca e un ragazzo con la maglia numero 7 si danna sulla fascia destra per poter far qualcosa di concreto per la sua squadra. Si tratta di Renato Portaluppi: il ragazzo è chiuso da un paio di avversari nella zona della bandierina di destra ma, ad un certo punto, si alza il pallone e calcia il più forte che può verso il centro dell'area: la palla cade sul secondo palo dove arriva César che di testa insacca e regala al club porto-alegrense il suo primo titolo continentale. Portaluppi è l'uomo di punta del Gremio di quel periodo, il simbolo.

L'Intercontinentale da protagonista: i goal all'Amburgo

Dopo aver trionfato nella massima manifestazione continentale, il Gremio vola in Giappone per disputare la finale della Coppa Intercontinentale contro l'Amburgo, che aveva battuto la Juventus nella finale di Coppa dei Campioni: il Tricolor Gaucho viene trascinato da Renato che sul terreno di Tokyo realizza due reti e si fa conoscere al mondo intero. Il suo stile incanta molte società europee e il suo nome si sente circolare in diverse occasioni nei luoghi di mercato.

L'arrivo a Roma: nasce il "Pube de Oro"

"A Renato, ridacce Cochi". Potrebbe essere riassunta con questo memorabile striscione la parentesi italiana di Portaluppi. Dopo l'esperienza al Flamengo, l'esterno brasiliano arriva a Roma nell'estate del 1988 come un vero divo: Renato arriva a Trigoria su un elicottero con la maglia giallorossa già addosso e con un folto gruppo di tifosi ad attenderlo ma fa parlare di sé più per la sua vita fuori dal campo che per le sue serpentine sulla fascia. Renato vive la Capitale da "Vitellone" più che da calciatore e il rendimento in campo è davvero pessimo. Un viveur della vita notturna romana.

"Sono sempre andato a letto cinque minuti più tardi degli altri, per avere cinque minuti in più da raccontare". (Renato Portaluppi sul suo periodo romano)

L'unica prestazione degna di nota in giallorosso di Portaluppi arriva in Coppa Uefa contro il Norimberga (il 12 ottobre 1988), quando la Roma riesce a ribaltare l’1-2 subito nell’andata dei 32esimi di finale: la gara di ritorno finisce 1-3. Renato Portaluppi  fa un assist per Voeller e realizza la rete decisiva ma decide di concludere una serata da incorniciare facendosi espellere per un’entrata fuori tempo. I suoi cattivi rapporti  nello spogliatoio e il rendimento scarso fanno durare la sua esperienza europea solo una stagione.

"Eu gol de barriga": il regalo alla Fluminense

Negli ultimi anni della sua carriera Portaluppi si accasa alla Fluminense, dove gioca la finale del campionato carioca contro il Flamengo. Renato, come spesso capita, realizza la rete dell'ex ma lo fa a modo suo: l'ala della Flu realizza il goal che vale il titolo con il basso ventre e si tratta di una marcatura storica perché dopo molti anni riporta il titolo e lo fa proprio nell’anno del suo centenario (1995). La rete viene ribattezzata "eu gol de barriga" e, oggi come ieri, ricorda sempre e solo Renato Portaluppi.

Dalla caduta con la Flu al trionfo col Gremio

La parabola da calciatore si conclude nel 1999 e subito dopo inizia la carriera da allenatore: Portaluppi sembra comportarsi molto meglio di quanto facesse in campo e guida la Fluminense alla vittoria della Coppa del Brasile e alla finale della Copa Libertadores, persa con la LDU di Quito di Bauza ai rigori.

Dopo aver girato un po' per il Brasile, torna per la terza volta come coach al Gremio e anche qui, come capitò con la Flu, vince prima la Coppa del Brasile (2016) e poi arriva in finale di Copa Libertadores ma, questa volta, la storia è diversa. Renato la vince e diventa il primo brasiliano a vincere il torneo più importante del continente sudamericano sia come calciatore che come allenatore. Molti dicono che il suo segreto in panchina è la disciplina. Dobbiamo crederci?

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