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Robinho condannato in Italia, il presidente del Santos dice no al suo ingaggio

L’ex attaccante del Milan, condannato di recente a 9 anni di carcere per violenza sessuale (la vicenda risale al 2013), viene stoppato dal massimo dirigente brasiliano: “Se sarà riconosciuto colpevole dovrà pagare per quello che ha fatto. Ha il diritto di difendersi nel secondo grado. Ma adesso non è il profilo di giocatore che stiamo cercando”.
A cura di Maurizio De Santis
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Il Santos chiude all'ingaggio di Robinho. E' il presidente della società brasiliana ad annunciare il no all'acquisto dell'ex calciatore del Milan, oggi 33enne. "Non è il profilo di giocatore che stiamo cercando – ha ammesso il massimo dirigente a Espn, José Carlos Peres -. Serve una immagine positiva in Brasile e all'estero, senza macchie. Non possiamo cambiare i valori del nostro club". Il riferimento è alla condanna a 9 anni di carcere che il calciatore ha da poco ricevuto in Italia per una presunta violenza sessuale ai danni di una ragazza albanese a Milano. Una vicenda che risale al 2013, quando Robinho (oggi all'Atletico Mineiro) giocava in Serie A ed era ancora un tesserato del Milan.

Spero che Robinho sia innocente, ma in questo momento non è nei nostri piani – ha aggiunto il presidente -. A oggi non c'è alcuna trattativa in atto però spero che in futuro, quando avrà risolto i suoi problemi, si possa raggiungere un buon accordo.

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Cosa ha messo nei guai l'ex rossonero? La sentenza pronunciata il 23 novembre scorso dalla nona sezione penale del Tribunale di Milano ha accolto le richieste del pm Stefano Ammendola che aveva contestato il reato di violenza sessuale di gruppo perpetrato con abuso delle "condizioni di inferiorità psichica e fisica" della giovane donna che prima avrebbe fatto ubriacare (nell'episodio è implicato anche Ricardo Falco, amico di Robinho) e poi avrebbe violentato senza che lei potesse opporre resistenza in un guardaroba di un locale notturno.

Robinho è un giocatore importante e deve essere trattato bene a Vila Belmiro – ha aggiunto il presidente del Santos -. E' un idolo, ma c'è questa situazione in Italia. Deve difendersi e se sarà riconosciuto colpevole dovrà pagare per quello che ha fatto. Non possiamo massacrarlo perché il suo caso deve essere ancora giudicato. Ha il diritto di difendersi nel secondo grado.

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