La responsabilità: perché facciamo fatica ad assumercela?

Quando c’è senso di responsabilità il senso di colpa diminuisce

Destino, fortuna: se crediamo che siano solo questi gli elementi che determinano il successo nella vita di una persona, forse non siamo sufficientemente motivati. Crediamo che ciò che stiamo facendo (il lavoro prima di tutto) sia l’effetto delle condizioni che ci sono state imposte dall’esterno (decisioni di altri, circostanze, caso, ecc.) e che abbiamo dovuto subire passivamente.

Quindi, quando le cose non vanno per il verso giusto, siamo pronti a trovare una giustificazione per quel che abbiamo o, soprattutto, non abbiamo fatto. Un esempio per capire come funziona questo meccanismo mentale.

Una persona è sempre in ritardo e a chi glielo fa presente accampa le scuse più diverse: traffico, impegni imprevisti, ritardi dei mezzi, ecc. Ora se le rivolgessimo la seguente domanda:

Se ti avessi dato 100 euro in più saresti stato puntuale?

La persona probabilmente risponderebbe:

Se li avessi avuti, sarei arrivato persino in anticipo

Che significa questo? Che non sono le condizioni esterne a impedirle di mantenere i suoi impegni ma la motivazione. Queste persone – alle quali comunque, dopo un certo periodo, non basterebbe nemmeno più un incentivo monetario a stimolarli – si rifiutano di assumersi le proprie responsabilità perché confondono responsabilità con colpa.

La responsabilità è un atteggiamento attivo di una persona libera, la colpa è un atteggiamento passivo, di una persona che libera non è. Le persone che si ritengono responsabili delle cose che accadono nella loro vita sanno di creare il loro futuro, nel bene e nel male, e sanno anche che sta in loro potere cambiare e migliorare, pronte a pagare le conseguenze se sbagliano. Le altre preferiscono stare dalla parte delle vittime e finiscono per subire tutto ciò che accade intorno a loro, continuando a lamentarsi.

Per quanto riguarda l’incentivo monetario che avrebbe attivato la persona che manca di responsabilità, credo sia opportuno aggiungere quello che sostiene Stefano Zamagni, studioso e teorico dell’economia civile, sull’etimologia della parola: incentivo deriva dal latino e vuol dire “incantare”, come si fa con i serpenti, facendo fare alla persona, grazie ad esso, ciò che voglio che faccia, ma produce alla lunga l’effetto contrario, cioè distrugge la sua dignità.

Lascia un commento