CAMORRA, POLITICA E RIFIUTI. Cite è diventato un ferro vecchio da quando abbiamo sdoganato Raffaele Parente, con tante relazioni col clan dei Casalesi

17 Novembre 2018 - 18:56

CASAPESENNA – I nostri lettori hanno ormai familiarizzato con alcuni nomi eccellenti della logistica monnezzaia casertana.

Il 19 febbraio scorso Casertane scriveva, ribadendolo in almeno altri dieci articoli, dei signori Raffaele Parente da Casapesenna e dei concittadini Ludovico Ucciero e Michele Fontana da Villa Literno.

Tre soci del Consorzio Cite. Tre nomi non certo adamantini e non estranei alle cronache giudiziarie. Raffaele Parente è il cognato di Antonio e Paride Saltillo, bardelliniani doc, uccisi in due agguati di camorra targati Schiavone.

Lo stesso Raffaele Parente rimase ferito a Gaeta proprio all’indomani dell’omicidio di Antonio Bardellino, nell’ambito della feroce lotta per la sua successione, nel luglio 1988.

Rosaria Capacchione scrive oggi che pur non essendo Parente indagato nell’inchiesta Dda su Carlo Marino e Carlo Savoia, il suo nome “circola insistentemente in ambienti investigativi“.

E dobbiamo sempre alla memorabile memoria storica della Capacchione informazioni che fino ad oggi neppure noi siamo riusciti a dare:

La sua Euro Truck è stata beneficiaria di numerosi affidamenti diretti durante l’emergenza del 2008. Il suo nome è inserito nella black list che, in quel periodo, la Digos di Caserta trasmise alla Procura Antimafia di Napoli. In tempi più recenti il suo nome è comparso in altre due inchieste giudiziarie. La prima del 2014. Pedinando un imprenditore di Casapesenna impegnato nella ricostruzione a L’Aquila, Alfonso Di Tella, la Guardia di Finanza era arrivata fino al Casinò di Venezia e aveva filmato l’incontro tra lui, Aldo Nobis (affiliato al gruppo Zagaria) e, appunto, Raffaele Parente. Nel 2015, invece, è citato negli atti dell’operazione Medea, che nel 2015 svelò il sistema di accaparramento degli appalti per la manutenzione della rete idrica regionale a opera del clan dei Casalesi. Parente era tra quanti, all’indomani della cattura di Michele Zagaria (il 7 dicem-bre 2011, dopo sedici anni di latitanza), avevano cercato di fondare un’associazione antiracket. Un depistaggio, annotò la Dda napoletana. At-traverso il fratello Claudio, è socio del consorzio Cite assieme, tra gli altri, a un’altra vecchia conoscenza degli investigatori che si occupano dell’area casalese, la ditta Fontana srl di Villa Literno“.