LA NOTA. Quell’uomo “visto” dalle telecamere che ha scatenato l’incendio dello Stir. Una breve riflessione sulla camorra letterale e quella in senso lato

4 Novembre 2018 - 20:03

S. MARIA C.V. (G.G.) – Di certo c’è solo che le videocamere di sorveglianza (ed è già qualcosa) funzionavano e che una di queste ha immortalato la figura di un uomo che ha messo qualcosa di incendiario a lenta combustione in un camion interno al deposito dei rifiuti che poi hanno bruciato nello Stir.

Passando invece al modo condizionale, ci sarebbe un riscontro tra questa miccia lenta di innesco e quello che hanno trovato i Vigili del Fuoco nei rilievi effettuati dai propri tecnici.

In poche parole, se la fonte dell’incendio è stata proprio questa e se le immagini sono nitide a sufficienza per dimostrare che l’uomo in questione ha depositato quella diavoleria nel camion, allora vuol dire che è stato proprio lui il colpevole del disastro.

Niente si sa, invece, della capacità delle immagini della videocamera di definire con chiarezza i lineamenti dell’incendiario.

Si parla di un dipendente o comunque di un habitué dello Stir.

Se così fosse, non è certo un drago del crimine, visto che un dipendente o un abituale frequentatore per motivi di lavoro dell’impianto sammaritano deve avere cognizione del posizionamento delle telecamere.

Se questa ipotesi dovesse trovare riscontro, la matrice direttamente camorristica, letteralmente tale, diventerebbe meno probabile, anche se, in queste ore, il racconto giornalistico dei fatti, così come viene propinato da telegiornali nazionali e regionali e da altri organi di informazione, compie l’errore tipico di chi poco conosce la camorra intesa come fenomeno socio-antropologico.

Ora, forse, non è più il tempo delle azioni organizzate dai clan e dai loro soldati, arruolati ed affiliati, ma della camorra intesa come imprenditoria, come persone che nel settore dei rifiuti hanno accumulato fortune in nome e per conto.

Anzi, chi segue con puntualità Casertace sa che questa è presente anche nelle proprietà di aziende che partecipano abitualmente alle gare d’appalto bandite dai Comuni.

Poi c’è il sottobosco criminale e para-camorristico della manovalanza delle imprese dei rifiuti, oggi titolari della raccolta, dello smaltimento, dello stoccaggio e del trasporto dei rifiuti.

Anche in questo caso il sistema sembra vacillare a causa della saturazione degli impianti, Stir, depositi vari e la discarica Marruzzella, arrivata ormai al limite del limite

E allora forse non sbaglia il collega Biagio Salvati, che in un tweet ha paragonato l’incendio dello Stir al metodo degli zingari, che prima accumulano i rifiuti in mini-discariche interne ai loro campi e poi li bruciano per fare posto.

E di posto molto se n’è fatto l’altra sera a Santa Maria C.V. e qualche mese fa nell’uguale impianto di di Casalduni a pochi chilometri da Benevento.

Per dirla come la diceva Renzo Arbore nel famoso spot di una birra: “Meditate gente, meditate”.