Luigi Venosa O’ Cocchier è in fin di vita in carcere. Si va spegnendo il boss che osò sfidare Francesco Schiavone Sandokan e “Cicciotto” Bidognetti

31 Luglio 2018 - 12:45

SAN CIPRIANO D’AVERSA (g.g.) – Ci sono boss che hanno segnato pesantemente la storia della criminalità organizzata in quell’agro aversano che, da Antonio Bardellino in poi, passando per Francesco Sandokan Schiavone, Francesco Bidgonetti e poi ancora per Antonio Iovine e Michele Zagaria, ha assunto una baricentricità nei meccanismi del malaffare tanto importante da essere a un certo punto considerata, con le insegne del Clan dei Casalesi, la seconda mafia più temibile, subito dopo Cosa Nostra dei Riina, dei Provenzano e dei Leoluca Bagarella.

Questi uomini invecchiano, come tutti i loro simili, alcuni di loro hanno ancora un’età che li mette al sicuro da problemi di salute molto gravi. Stiamo parlando degli appena citati Iovine, per altro divenuto collaboratore di giustizia, e Michele Zagaria.

Altri boss invece, dopo aver scontato decine di anni in carcere si avviano, inevitabilmente, verso il tramonto della propria esistenza.

La notizia del giorno è che Luigi O’cocchier Venosa, si trova in fin di vita al carcere di Catanzaro, dov’è recluso da tempo immemorabile.

Di Venosa e dei venosa si potrebbe scrivere tanto ma limitiamoci ad evidenziare solo quello che è stato l’aspetto centrale della vita di questo boss. La sua autonomia dai rampanti Schiavone e Bidognetti e la sua determinazione ad affrontare il rischio mortale nel momento in cui ha preparato quella che doveva essere poi una guerra decisiva contro Sandokan Cicciotto

per l’egemonia nella camorra dell’agro aversano.

La notizia delle condizioni di salute di luigi Venosa arriva dalla fonte autorevole della collega, una delle massime esperte delle vicende relative al Clan dei Casalesi, Marilena Natale.