Lion - La strada verso casa, recensione del film con Dev Patel su Netflix

Separato dalla famiglia quando era solo un bambino, Saroo va alla ricerca delle proprie origini nella natia India.

Lion - La strada verso casa, recensione del film con Dev Patel su Netflix
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Nel 1986 nella città di Khandwa, in India, Saroo è un bambino di cinque anni proveniente da una famiglia povera. Proprio le precarie condizioni economiche spingono il fratello maggiore Guddu a recarsi spesso fuori per dei lavori pericolosi (tra i quali anche il furto di carbone dai treni merci) e Saroo gli fa compagnia apprendendo l'arte del "mestiere".
Una notte, di nascosto dalla madre, i due si recano in una stazione ferroviaria dove il più piccolo crolla stremato a causa del sonno, in attesa che il primogenito faccia ritorno. Svegliatosi nel bel mezzo della nottata, Saroo sale per sbaglio su un treno deserto, in un vagone non riservato ai passeggeri, che poche ore dopo parte con destinazione Calcutta, distante ben 1600 km dalla sua cittadina natale.
In Lion - La strada verso casa il protagonista si trova così catapultato nella frenetica metropoli, nella quale peraltro si parla un'altra lingua e, non trovando l'aiuto di nessuno, dorme per strada rischiando di essere preda di uomini senza scrupoli che rapiscono i bambini per loschi scopi.
Condotto in una centrale della polizia, il piccolo è incapace di scoprire la sua provenienza e di contattare la sua famiglia, viene così mandato in un orfanotrofio locale e in seguito adottato da una ricca coppia senza figli residente in Tasmania. Vent'anni più tardi Saroo, che non ha mai dimenticato le proprie origini, decide di mettersi alla ricerca della sua vera casa.

Home, sweet home

La storia vera di Saroo Brierley, raccontata dallo stesso nel libro autobiografico La lunga strada per tornare a casa, si poneva già da subito come fonte ideale per una trasposizione sul grande schermo e il risultato è stato uno di quei "classici film da Oscar", perfetti per ammaliare il grande pubblico con il giusto mix di esotismo e buoni sentimenti. Candidato a ben sei statuette, ma rimasto a mani vuote nell'edizione 2017, l'esordio su grande schermo del regista Garth Davis, già al lavoro dietro la macchina da presa su alcuni episodi della premiata serie Top of the Lake - Il mistero del lago, può contare su una confezione impeccabile che raggiunge con semplicità lo scopo prefissato, donando ampio respiro a una vicenda già di per sé incredibile e ad alto contenuto emotivo. Lion - La strada verso casa ha sfondato i botteghini mondiali (incassando 140 milioni di dollari a dispetto dei soli 12 di budget) e ha reso giustizia al reale protagonista, immortalato insieme alle altre figure chiave al giungere dei titoli di coda.
Due ore di visione divise in altrettante parti distinte, scelta necessaria per raccontare i relativi passaggi cronologici ma che rischia di penalizzare l'omogeneità complessiva dell'opera: dopo la prima, in cui assistiamo alla tormentata infanzia del Nostro, catapultato in una realtà cruda fino al provvidenziale intervento dei genitori adottivi, la seconda sulla fase adulta risulta più canonica e priva di reali guizzi, mantenendo comunque la forza di una sceneggiatura salda che conosce bene i trucchi del melodramma contemporaneo.

L'uomo dei due mondi

Sin dai primi fotogrammi, con la visuale aerea degli splendidi paesaggi che si spostano dalla natura della Tasmania a quella dell'india, il tutto accompagnato dall'ipnotica colonna sonora (tra i punti più positivi dell'intera operazione), l'ammiccamento allo spettatore è ben più che una semplice impressione, catapultando questi nell'odissea personale del protagonista con il quale si arriva ad empatizzare sempre più con lo scorrere dei minuti, sia nell'assistere alle sue sofferenze da bambino che nel suo percorso a ritroso da adulto, con tanto di Google Earth a rendersi elemento determinante nella missione di riscoperta delle proprie origini. Lion - La strada verso casa (disponibile nel catalogo di Netflix) non adopera mezze misura tracciando una linea retta e precisa rivolta al prevedibile, e dolce-amaro, epilogo, affidandosi alla bellezza delle immagini che sembrano costruite appositamente per suscitare meraviglia e coinvolgimento al contempo negli occhi di chi guarda.
A dare istintiva forza alla vicenda ci pensano le ottime performance dell'eterogeneo cast che, oltre a contare uno stuolo di star indiane nelle numerose sequenze ambientate nel suddetto Paese, vede nel ruolo del protagonista un magistrale Dev Patel, Rooney Mara nelle vesti della fidanzata occidentale e una sofferta Nicole Kidman in quelle della madre adottiva.

Lion - La strada verso casa La storia vera di Saroo Brierley, già raccontata nel suo libro autobiografico, aveva tutte le carte in regola per essere trasportata sul grande schermo con i necessari crismi del caso. E Lion - La strada verso casa si conferma effettivamente un adattamento a prova di grande pubblico, capace di coniugare spettacolo ed emozioni con il giusto equilibrio, pur paventando un'evidente, ma comprensibile, differenza di toni tra la prima parte (incentrata sull'infanzia e relativa separazione dagli affetti familiari e più drammatica) e la seconda, nella quale il protagonista cresciuto va alla ricerca delle proprie origini. Due ore di visione che svolgono il proprio compito con diligenza, in una confezione curata ed esteticamente impeccabile, impreziosita dalle performance del cast - con Dev Patel e Nicole Kidman a strappare applausi a scena aperta in più occasioni. Per un'opera forse sin troppo "facile" ma che svolge il suo doppio compito, d'intrattenimento e di denuncia, con uno stile da moderno melodramma cosmopolita.

7

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