UNA POLIZIA IN GIALLO

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DI  MICHEL ONFRAY

michelonfray.com

Non sono mai stato uno di quegli irenisti ( NdT. : pacifisti snob) di sinistra che, eccitati e turbati dal pensiero del 68, sono arrivati a invocare l’apertura delle prigioni, l’odio per la polizia, lo scioglimento dell’esercito, il rifiuto dei servizi segreti, il veto per le carte d’identità biometriche. Senza considerare però che per farsi un’idea della natura umana che escluda i fatti – secondo il desiderio e il metodo di Rousseau che è il padre di tutta la sinistra culturale – è necessario che nella società regni l’ordine, purché sia ​​davvero repubblicano e non l’ordine voluto da una minoranza, una casta, un’oligarchia che sottomette la maggioranza al proprio potere.

Le forze dell’ordine, se sono al servizio di un ordine ingiusto, vanno criticate. La polizia di Vichy non è la polizia di Macron, per quanto si possa dire al riguardo. Allora la polizia aveva il diritto di vita e di morte sui cittadini, ora no. Sappiamo che dove non arriva la polizia repubblicana in genere emerge un desiderio di polizia privata. I “vicini che vigilano”, per esempio, compensano le distrazioni di una polizia travolta dai furti con scasso e il privato porta avanti una sorveglianza che definisco popolare. Non vedo niente da criticare.

Hobbes aveva teorizzato la cosa: bisogna rinunciare alla propria libertà individuale per ottenere, creandola, una sicurezza sociale. Questa è la natura del contratto sociale: rinuncio alla legge della giungla e ottengo, grazie a questa rinuncia, che metto alla base del contratto, la certezza che la società mi proteggerà.

Ma – e tutto Hobbes si trova in questo “ma” – se la società non fa la sua parte, se non mantiene la parola, se non mi protegge, se mi espone alla legge della giungla che applicano gli altri , allora io de facto recupero il mio diritto di difendermi. In altre parole: se la polizia non mi difende, io ho il diritto di sostituirmi alla polizia. Perché una polizia impotente non può avere la legittimità di essere e rimanere polizia. A cosa servono le forze dell’ordine se non hanno forza e non riescono a mantenere l’ordine?

Il movimento dei GJ (Gilet-Jaunes) è travagliato da forti tensioni: tra un’ala di estrema sinistra e un’ala di estrema destra, passando per un centro di destra e un centro di sinistra, con Maastrichtiani e  sovranisti, insomma vi si trovano tutte le sensibilità della politica francese. Come potrebbe essere altrimenti? Ingrid Levavasseur appare su una intera pagina sul Figaro per cantare le lodi dell’Europa di Maastricht … Questa donna è una benedizione per i media. Invece Eric Drouet, che rappresenta la versione più brutale dei GJ , non avrà mai una pagina intera sul Figaro per esporre le proprie idee …

Allo stesso modo, tra i GJ c’è tutto e il contrario di tutto in termini di intelligenza e di cultura: persone istruite, che hanno fatto buone letture, che sanno pensare, che riflettere e conoscono la storia e accanto a loro dei perfetti idioti, che non conoscono le leggi della grammatica, della sintassi e dell’ ortografia, come testimoniano i video che li raccontano, messi in onda con genuina avidità dalle varie redazioni, anche se dicono che, tra le tante idee disordinate e caotiche, c’è del buonsenso. Cultura e intelligenza non sono garanzia di buonsenso, e viceversa.

Sono in contatto con alcuni GJ che mi invitano a leggere libri che prima di incontrarli non sapevo nemmeno che esistessero. Ci scambiamo consigli sulle letture e uno di loro sottolinea e annota il “Contratto sociale” di Rousseau, un altro mi chiede di leggere Proudhon, un terzo vuole sapere qual era il programma politico dei Girondini durante la Rivoluzione francese o cosa è il comunalismo libertario di cui io dico un gran bene.

Nel momento in cui scrivo, vedo dalla mia scrivania una ventina di GJ raccolti ai piedi della statua di Giovanna d’Arco a Place de la Resistance a Caen. Uno di loro si arrampica sulla statua equestre e mette un gilet giallo all’eroina. In mezzo al gruppetto, una ragazza grida: “Giovanna d’Arco, che lavoro fai?” e tutti gridano. “Aspetta che faccio un video e lo metto su una chiavetta USB, però lo devo cancellare dal mio portatile perché mi hanno detto che potrebbe interessare altra gente oltre i miei soliti amici …”  Il video non si può metterlo in linea perché la polizia arriverebbe ai suoi contatti, che potrebbero essere allertati e poi finire in prigione.

Ci sono quindi dei  GJ che meditano sui grandi autori della filosofia politica e dei GJ che teatralizzano la loro fratellanza in modo festoso e bonario. Può darsi che sia la stessa cosa. Lo vediamo a livello nazionale, ci sono GJ che sfilano pacifici e altri che giocano con il fuoco, in tutti i sensi.  Ci sono GJ che hanno simpatie per il Raduno Nazionale e altri per la Francia indomita. Ci sono anche quelli che votano scheda bianca o che non hanno votato sempre, altri che hanno votato Macron e sono rimasti delusi dalla sua politica.

Ho detto altrove che la violenza stava montando da settimane per effetto della strategia adottata dal governo e in particolare dal capo dello Stato: le proposte sprezzanti, l’atteggiamento del non-ricevere, le moratorie strategiche al posto di piccole rinunce per buonsenso, della criminalizzazione di tutto in nome di un puntiglio, l’organizzazione di un tour narcisista in provincia, pubblicizzato e presentato come un’opportunità per parlare con i francesi dei loro problemi, non senza aver prima chiarito che le conclusioni dovranno essere quelle già scritte da diversi mesi e che la linea di Maastricht non si tocca …

Settimana dopo settimana, il potere non molla niente e alza il tono. Lo sanno tutti è come un pranzo della domenica: facendo così, con questa strategia, ci sono le migliori possibilità di buttare il tavolo all’aria prima di arrivare alla frutta … Eccetto che nella dittatura, il potere ascolta quello che dice la gente, quando esprime la propria sofferenza. Eccetto che nella dittatura, il potere risponde alle richieste sedendosi al tavolo del negoziato. Il candidato Macron, riempiendosi la bocca con citazioni del filosofo Habermas, aveva detto che quello era il vero cuore della sua politica. Ma la “azione comunicativa” del filosofo tedesco non è più all’ordine del giorno del Presidente della Repubblica che pensa a un pensiero più complesso … Eccetto che nella dittatura, il potere prende atto della parola della gente e agisce di conseguenza, avendo in mente il desiderio di calmare le acque: il capo dello stato non vuole calmare le acque. Sembra perfino che si diverta a buttare olio sul fuoco.

Ho scritto che la polizia è stata pesantemente strumentalizzata nella risposta repressiva a questa prima richiesta di rifondazione della democrazia, perché è di questo che si tratta. Non si soddisfa una richiesta di questo genere, buttando dieci miliardi sul tavolo, con lo stesso gesto banale e volgare di un cliente che paga per usare il corpo di una prostituta. Questo pacchetto di banconote (soldi dei contribuenti …) fa dire a François Berléand (un amico del presidente che foto sorridenti mostrano in compagnia di Romain Goupil e di Daniel Cohn-Bendit …) che i GJ  avrebbero dovuto farsi comprare, prendersi quei soldi, starsene zitti e tornarsene a casa con la coda tra le gambe. Si può andare sui media e in mezzo alla gente, parlando di  “grugniti” di un popolo che sta raccontando la sua sofferenza, come si parla di  un cane che ringhia rabbioso?

C’è nelle forze dell’ordine tutto e il contrario di tutto: cowboy che amano picchiare, colpire, che amano malmenare, molestare, prendere di mira su un volto teso, mentre si preparano a sfigurarlo con lo sporco piacere di gente malata. Ma ci sono anche agenti di polizia che credono nella Repubblica, nella legge, nel diritto, nella giustizia e che non amano che il potere faccia svolgere loro il ruolo di una milizia governativa che deve far rispettare l’ordine pubblico, ma deve a proteggere gli interessi privati di gente che usa, e non serve, la Repubblica.

Tutti avranno visto che il governo, il ministro degli Interni e, in prima fila il presidente della Repubblica, garantiscono impunità per i loro cow-boys. Questo è il modo migliore per buttare olio sul fuoco. La scelta della repressione è tuttavia a geometria variabile.

Perché, è innegabile, ci sono dei casseur nelle manifestazioni dei GJ. Ho regolarmente affermato che la polizia aveva lasciato tranquillamente che sui Champs-Elysees disselciassero la strada, e questa è una implicita ammissione che il potere voleva e aveva bisogno di una violenza di questo tipo. Ho anche detto di avere informazioni che attestano che c’era stato qualcuno che aveva provocato le violenze a Caen, gente che indossava un giubbotto giallo ma che era stata vista scendere da auto che di solito servono al personale antisommossa che deve contenere le dimostrazioni dei GJ …

Ci sono anche “block blocs”, come si dice, che il potere ha interesse, se non ad infiltrare, almeno a  lasciar fare. Tutto questo serve molto ai media, dal momento che le dimostrazioni possono venir svuotate del loro contenuto politico e di protesta per essere raccontate come esplosioni di rabbia, come dimostrazioni barbariche, esplosioni selvagge, devastazioni fatte da orde selvagge … Il francese medio davanti alla TV potrebbe pensare di non essere contro le dimostrazioni ma che, viste queste cose, si  deve pur fare qualche cosa  … È l’ ABC della propaganda di stato.

Il paradosso è questo: se non possiamo fidarci che la polizia faccia la polizia, allora dobbiamo boicottare tutta la polizia? La risposta è ovviamente: no.  E qui torniamo a  Hobbes, che giustifica un cittadino che chiede di recuperare i suoi diritti, quando viene abbandonato e quando lo stato non gli dà più protezione, anzi peggio, lo stato non contento di non dargli nessuna protezione, ormai gli dice che ci sarà una repressione !

È urgente che i GJ non cadano nella trappola che il potere gli sta tendendo, dando spazio all’escalation della violenza. Gli attacchi ad hominem, le vandalizzazioni di sezioni di partito, dei negozi e ultimamente, la distruzione di una libreria a Parigi, le minacce anonime sui social network, e poi le dichiarazioni  di odio restituite a chi ha espresso odio – penso a Berléand e ad altri oppositori …  l’incendio in Bretagna della casa del presidente dell’Assemblea nazionale e di quel ristorante, fuori Tolosa, il cui Chef aveva detto di non essere solidale con il movimento: tutto questo è geneticamente spiegabile ma moralmente e politicamente è imperdonabile.

Questo è esattamente quello che vogliono Macron e i suoi: una escalation della violenza che legittimerà l’escalation della repressione e che genererà un recupero del capo dello stato nei sondaggi, e poi al successo nelle prossime elezioni europee. Chiunque scelga la violenza vota paradossalmente per Macron!

E poi, e poi, ahimè, tre volte ahimè, c’è in questo movimento una innegabile corrente antisemita. Ho cercato di spiegare che non si deve assimilare tutto il popolo dei GJ al comportamento di uno, due, o forse di alcuni gilet-gialli. Ma uno solo, due o pochi di loro non vuol dire che non esistano.

Un amico GJ mi ha inviato un certo numero di poster che sono stati attaccati ai muri di Caen e che spiegano cosa vogliono i suoi compagni. Si parla molto di giustizia sociale e fiscale, di responsabilità dell’Europa di Maastricht, di negazioni della democrazia, di oblio del popolo, di responsabilità della MEDEF, di Repubblica sociale,  delle repressioni della polizia, del RIC – il Referendum di Iniziativa Civica – della collusione di Macron con il mondo degli affari, di disoccupazione, delle mutilazioni prodotte dalla polizia, ci sono anche delle caricature di Emmanuel Macron, di Christophe Castaner, di Luc Ferry, di Benalla, è tutto un gioco politico, e poi, anche se lei non se lo meritava e niente e niente lo giustifica, di Brigitte Macron.

Ho esattamente 151 poster. Probabilmente però ne ho uno di troppo –  solo uno su centocinquanta – ma è  uno che fa vomitare. Vediamo un uomo che sembra un vecchio ebreo che legge un libro che potrebbe essere il Talmud  con una didascalia che dice: “Ci deve essere una formula per sbarazzarsi di tutti questi con (sic) …” Questo poster è davvero uno di troppo. Raccoglie tutti i cliché antisemiti e presta agli ebrei il pretesto per voler “liberarsi di tutti i GJ” dato che qualcuno, a suo tempo, aveva già voluto liberarsi degli ebrei. I nemici dei GJ hanno quindi una strada aperta per poter dire che i GJ di oggi sono come gli antisemiti del 1933. Come  dar loro torto? Cosa rispondere, dal momento, che ora qualcuno ha portato loro gli argomenti da usare su un piatto d’argento?

Atti antisemiti sono esistiti fin dall’inizio in questo movimento dei GJ ed io mi sono battuto per non far confondere questi gesti con la posizione di tutti i GJ. Oggi mi hanno mandato una foto di una vetrina del negozio di Bagel a Parigi con scritto  “Juden” in giallo … sono allibito, indignato, mortificato nel vedere una cosa del genere … Chi l’ha fatto? Chi? Sappiamo che molti hanno interesse nel non chiedersi chi è stato all’origine di questa infamia per poterla addebitare al GJ. Ma potrebbe anche essere stato il lavoro di un gilet giallo.

Tutto è possibile: possono essere stati veri  antisemiti , ovviamente, provocatori che vengono da ogni parte politica, dall’estrema destra (cioè dalla destra oltre Marine Le Pen) all’estrema sinistra ( cioè la sinistra oltre Jean-Luc Mélenchon), entrambe le parti sono  judéophobes, per non parlare di qualche settore dello Stato … Si può immaginare che, nel dubbio, dal momento che questo crimine giova agli avversari e ai nemici dei GJ, non verrà messo un grande zelo dalla parte dello stato per cercare il vero colpevole o i veri colpevoli di questa scritta che, ahimè, entra nella Storia.

A maggior ragione serve che i GJ  si dotino subito di un servizio d’ordine vero e proprio che farà quello che non fanno più molti agenti di polizia, per tante ragioni: per mancanza di zelo, per ideologia, per mancanza di tempo, per obbedire agli ordini … Serve che i GJ chiedano consigli su come mantenere la sicurezza ai sindacati e ai partiti politici per sapere come organizzarsi e subito: è compito loro contenere, entro certi limiti, alcuni impulsi cerebrali rettiliani. Contro le carogne, contro gli antisemiti, contro i manifesti con i rabbini, contro le insinuazioni giudeofobiche,  contro i tag esplicitamente nazisti, scritti in tedesco, è contro tutto questo che devono difendersi e che devono evitare i GJ.

Altrimenti, questa battaglia  a favore dei GJ cesserà immediatamente di essere mia.

 

Michel Onfray

Fonte: https://michelonfray.com

Lin : https://michelonfray.com/interventions-hebdomadaires/pour-une-police-en-jaune?mode=video

10.02.2019

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di BOSQUE PRIMARIO

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