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Lo zio fa scena muta dal giudice la difesa pensa già a una perizia

L’indagato per pedofilia sulla nipotina rimane detenuto nel carcere di Pordenone La piccola sta meglio dopo aver incastrato chi le avrebbe messo le mani addosso

Gigi Sosso
1 minuto di lettura



Silenzio davanti al giudice. Nemmeno mezza ammissione al gip di Belluno da parte dell’uomo indagato per violenza sessuale sulla nipotina. Il tribunale gli aveva messo a disposizione un interprete, perché si esprime solo nella sua lingua madre, ma avrebbe anche potuto risparmiare qualche euro.

Il 58enne straniero si è avvalso della facoltà di non rispondere, mostrandosi anche molto scosso per quello che gli stava capitando, come se non ne comprendesse pienamente la gravità: la bambina ha meno di 10 anni ed è in età scolare. Era assistito dall’avvocato d’ufficio Claudia Alpagotti, ma dopo la convalida del fermo dei carabinieri e il trasferimento nel carcere di Pordenone ha preferito un mandato di fiducia ad un legale del luogo Esmeralda Di Risio, che in settimana andrà a confrontarsi con il pubblico ministero Gallego.

Di Risio non ha ancora un atto d’indagine in mano, di conseguenza non le è facile organizzare la linea difensiva. Negli ultimi giorni è andata un paio di volte a trovare il suo assistito nel reparto speciale della casa circondariale friulana, ma sul contenuto dei colloqui non è possibile sapere nulla. Un’idea della strategia da seguire se l’è fatta, ma i tempi non sono ancora maturi. Probabile che ci sia una richiesta di perizia psichiatrica. Di solito è un tentativo che si fa, in questi casi.

Sempre se l’uomo è capace d’intendere e volere e in grado di parteciparvi consapevolmente, ci sarà un processo penale davanti a un collegio. L’altra certezza sta ne fatto che la bimba, che gli era stata affidata, sia in buone condizioni. È stata la piccola a incastrare il presunto pedofilo, prima confidandosi con la mamma e poi confermando tutto in audizione protetta, con l’assistenza di uno psicologo. In principio forse non aveva capito, ma poi si era opposta a quelle mani addosso da parte di un uomo del quale si fidava.

Secondo la ricostruzione dei militari, l’uomo è in Italia da un anno per un ricongiungimento con la moglie. Pur con il permesso di soggiorno in regola, non è riuscito a trovare un lavoro ed è per questo che cercava di guadagnare qualcosa, occupandosi dei bambini del parenti stretti. È un affine, in questo caso il marito di una zia della piccola e non ha precedenti, almeno nel territorio italiano. La mattina del 7 febbraio avrebbe palpeggiato la bambina che gli era stata affidata.

Quando ha capito di essere ricercato, ha provato a dileguarsi: disattivato il cellulare, si è rifugiato in un appartamento in Valbelluna, spegnendo le luci e abbassando le saracinesche, ma i carabinieri l’hanno stanato e posto in stato di fermo, dopo le operazioni d’identificazione, al Comando provinciale. Poi il trasferimento in carcere, dove l’uomo è rimasto. —



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